CROTONE «Mi hanno paragonato a Schettino, ma da quando è arrivato a Crotone il primo malato di Covid-19, ho lavorato ininterrottamente, senza mai fermarmi». A dirlo è Nicola Serrao, responsabile del reparto Covid dell’ospedale “San Giovanni di Dio”, che ha presentato sui tavoli decisionali della struttura, una dura lettera di dimissioni dove dice senza mezzi termini che «in questo momento non ci sono le condizioni per poter dirigere il reparto».
La notizia non ha tardato a circolare, così come la lettera presentata dallo stesso Serrao, che intervistato da L’altro Corriere Tv ci tiene a rimarcare: «Non sono stato io a rendere pubblica la mia lettera di dimissioni. Qualcuno lo ha fatto per tirarmi un colpo basso, mettendo a rischio la mia posizione professionale». Il responsabile Covid dimissionario, dice inoltre di aver dato mandato al suo legale per capire quale sia stata la fonte che ha favorito questa fuga di informazioni. Non chiude poi la porta a un possibile ritorno, ma «solo a certe condizioni, che ho spiegato».
LE «GRAVI» CONDIZIONI DEL REPARTO COVID «Le mie dimissioni non sono definitive – dice Serrao – ma se accettassi di fare il responsabile continuando alle condizioni attualmente offerte dalla struttura farei una cosa a discapito della salute del paziente». Secondo Serrao, il problema principale risiede nell’assenza di «personale adeguato» senza il quale «è inutile ampliare i posti letto o aprire gli ospedali». Carenze «non tanto mediche, ma del comparto» che lo hanno costretto a dover svolgere anche mansioni ulteriori rispetto alle proprie. «Spesso ho dovuto fare anche il caposala. Sono andato in farmacia a comprare i dispositivi. Devo ringraziare anche i farmacisti che per venire incontro alle nostre urgenze, hanno accettato di aprire fuori orario». Dunque «non solo ho svolto un lavoro di medico, ma anche di supporto agli operatori». Questo fino allo scorso 15 ottobre, quando si è visto costretto a rassegnare le proprie dimissioni che definisce più come «una richiesta d’aiuto». «Ho avuto – conclude – un confronto coi miei medici e col personale. Mi commuove aver sentito la loro vicinanza e comprendono il mio gesto». Un arrivederci condizionato: «Potrei tornare anche domattina, ma non alle attuali condizioni. È stato nominato un nuovo responsabile e saprà dirigere il reparto meglio di me». (redazione@corrierecal.it)
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