di Giorgio Curcio
LAMEZIA TERME Un brusco risveglio (l’ennesimo) per la città di Lamezia Terme. All’indomani della sentenza del Tar Calabria che ha disposto nuovamente le votazioni in quattro sezioni e la conseguente caduta (seppur momentanea) del sindaco Paolo Mascaro e del Consiglio comunale, è tempo di fare i conti con una realtà che in molti fino a qualche mese non immaginavano neanche. Già perché quando i candidati a sindaco delle elezioni amministrative del 2019, Massimo Cristiano e Silvio Zizza, avevano annunciato un pronto ricorso contro quelli che avevano già definito «presunti brogli elettorali», in molti non avrebbero mai creduto che ad un anno dal Mascaro-bis ci si trovasse di fronte all’attuale scenario.
BROGLI ELETTORALI In ballo c’è il voto nelle sezioni 2, 44, 73 e 78 (ospedale) per poco più di 2.255 aventi diritto. Numeri evidentemente esigui e che hanno fatto storcere il naso a chi considera la sentenza del Tar una “vittoria di Pirro”. Considerazioni che, al netto dei giudizi, lasciano il tempo che trovano soprattutto fra chi ha presentato ricorso e dopo mesi di riconteggi e sentenze, ha trovato conferme nella sentenza del Tar: «La nostra non è una vittoria – ha detto questa mattina in conferenza stampa l’avvocato Armando Chirumbolo (legale di Cristiano) – ma abbiamo solo spinto affinché fosse riconosciuta una vicenda che ora è incontrovertibile: a Lamezia in almeno quattro sezioni ci sono stati dei veri e propri brogli elettorali ed è stato dimostrato come in realtà non si sia trattato solo di sviste ma di veri atti criminali». Discorso che trova fondamento nella richiesta del Tar di Catanzaro di trasmettere tutti gli atti alla Procura della Repubblica di Lamezia Terme: «È già molto difficile che un tribunale amministrativo accolga i ricorsi al termine di una tornata elettorale – sottolinea Chirumbolo – lo dice la storia e lo dicono i numeri. Per questo assume maggior valore la sentenza del Tar e la richiesta di intervento della Procura. È chiaro che ci siano stati brogli elettorali e il Tar non poteva esimersi dal coinvolgere la Procura lametina».
«AFFERMATA LA LEGALITÀ E LA GIUSTIZIA» In città però è forte il malumore fra i cittadini (basta dare un’occhiata ai social network) in gran parte contro Cristiano e Zizza, ritenuti i “responsabili” di questa nuova sospensione dell’attività amministrativa lametina. La sentenza del Tar ha però solo affermato «la legalità e la giustizia», princìpi che, specie in una città come Lamezia dove sono già stati sciolti tre consigli comunali per infiltrazioni mafiose, dovrebbero essere fondamentali. Ma non è tutto. Nei prossimi giorni, infatti, saranno rese note le motivazioni della sentenza ed è molto probabile che i legali ricorrano al Consiglio di Stato per cercare di annullare il voto in tutte e 48 le sezioni che erano finite sotto la lente di ingrandimento.
SOSPENSIONE DELL’ATTIVITÀ AMMINISTRATIVA Per la città lametina in ogni caso si spalanca ancora una volta lo scenario del commissariamento, seppur momentaneo, ma che comunque ferma bruscamente l’attività amministrativa della giunta Mascaro ad un anno esatto dalla sua affermazione al ballottaggio ed è difficile, a questo punto, che si riesca ad andare al voto il prossimo 14 febbraio, quando i calabresi saranno chiamati alle urne per rinnovare il Consiglio regionale. Uno stop perciò indefinito per l’amministrazione Mascaro e che sospende anche i progetti imminenti e futuri. In agenda c’erano infatti diversi appuntamenti: azioni sinergiche con Enti e Comuni limitrofi a tutela del mare per la prossima estate, agevolazioni Tari, l’apertura di alcuni siti storici, l’installazione di 57 attrezzature ludiche per bambini e poi la gestione dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia, come la richiesta dello spazio sui tamponi per la città e l’apertura di altri reparti dell’ospedale e l’incremento di diversi servizi sulla medicina territoriale. Senza dimenticare, infine, che sulla giunta pesa ancora l’attesa della sentenza sull’incandidabilità del sindaco, Paolo Mascaro. (redazione@corrierecal.it)
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