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«Diritti negati ai magistrati onorari». Due giudici di Cosenza in sciopero della fame

I vice procuratori onorari della Procura della Repubblica Patrizia De Marco e Maria Antonietta Sesti denunciano l’assenza di tutela da parte del ministero della Giustizia: «A fronte della persisten…

Pubblicato il: 13/12/2020 – 10:57
«Diritti negati ai magistrati onorari». Due giudici di Cosenza in sciopero della fame

COSENZA Si accentua lo scontro per il riconoscimento dei diritti come lavoratori efffettivi dei magistrati onorari. A Cosenza due giudici, Patrizia De Marco e Maria Antonietta Sesti (entrambe vice procuratori onorari della Procura della Repubblica al Tribunale di Cosenza) hanno deciso di intraprendere da lunedì lo sciopero della fame. Una decisione, comunicano i due magistrati, «per portare all’attenzione della opinione pubblica le condizioni di lavoro, vergognose ed incostituzionali, della magistratura onoraria Italiana, così associandosi alle tre colleghe del Tribunale di Palermo che da più di una settimana hanno già dato inizio a questa estrema forma di protesta».
«A fronte della persistente negazione – si legge nella nota – ai magistrati onorari di diritti fondamentali per qualsiasi lavoratore (quali malattia, previdenza, assistenza , maternità, retribuzione dignitosa e proporzionale ) nonché della instaurazione e del cosciente mantenimento di un sistema di “caporalato” di Stato che, da venti anni, opera ai danni di cinquemila laboriosi magistrati onorari – riconosciuti quali “lavoratori” (e non “volontari” della giustizia) dalla Corte di Giustizia Europea – il progetto di riforma della categoria versa da mesi in una situazione di stallo presso la competente Commissione».
«In un quadro contraddistinto da così evidente gravità – sottolineano i due magistrati – appare quale ennesima ed inaccettabile umiliazione la dichiarazione che, di recente, il ministro Bonafede ha ritenuto opportuno rivolgere ai magistrati onorari definendo il loro operato quotidiano nella aule di giustizia di tutta Italia meramente servile “alla finalità di contenere il numero dei togati, pena la perdita di prestigio e la riduzione delle retribuzioni della magistratura professionale”».
«La prospettiva ministeriale – concludono i due magistrati – denota scarso contatto con la realtà e pessima conoscenza delle modalità e delle dinamiche dell’esercizio della funzioni giurisdizionali e nei tribunali italiani. Quanto sin qui sinteticamente descritto induce le scriventi ad accedere all’annunciata forma di estrema protesta attesa la sostanziale sordità fino ad ora mostrata da tutte le istituzioni».

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