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«Il semaforo sui prodotti è un trucco, l'Italia guidi la protesta contro l'Ue»
Lettera aperta all’assessore Orsomarso e a tutti i rappresentanti calabresi nei Parlamenti italiano ed europeo dell’associazione “Otto torri sullo Jonio”. «Identità e qualità contro il cibo spazzatur…
Pubblicato il: 19/12/2020 – 13:17
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di Otto Torri sullo Jonio
Uno spettro si aggira per l’Europa. È il Nutri-Score. O più semplicemente la cosiddetta etichettatura a semaforo. L’idea di per se stessa appare semplice ed efficace: un semaforo che ci indica la qualità dei cibi. Verde per quelli sani. Giallo per i cibi che presentano qualche controindicazione. Rosso per quelli dannosi alla nostra salute. Il consumatore entra nel supermercato della grande distribuzione, prende la scatola, guarda il semaforo e decide: rosso, giallo o verde? Ma certo, verde! Perché è quello che fa bene alla salute. Peccato però che il semaforo sia stato tarato sulle esigenze esclusive della grande distribuzione e non su quelle della qualità, della autenticità, della difesa delle identità e veramente della salute dei consumatori, come ci si sarebbe aspettato. Per cui, rischiamo di assistere al seguente paradosso: bollino verde, ad esempio, per le bibite energetiche prodotte chimicamente; bollino rosso per i prodotti più naturali come i succhi 100% o per le ricette della memoria e dell’identità, spesso baluardo di una qualità della vita che non viene misurata dai meccanismi del Prodotto Interno Lordo.
Il trucco che si aggira in Europa è quello di assegnare il bollino non sul valore calorico complessivo; ma sull’aritmetica quantità di componenti ritenuti singolarmente pericolosi, come il sale, lo zucchero o i grassi. Il consumatore tenderà quindi a fidarsi del semaforo, perché utilizza un sistema semantico che interiorizziamo sin da piccoli. Con il rosso non si attraversa. Con il giallo si sta attenti. Con il verde si passa tranquilli. E, quindi, davanti a due formaggi, uno con bollino verde ed un rosso, il consumatore sceglierà il primo. Anche se si tratta, ad esempio, di un finto caciocavallo, per capirci di quelli fattiin serie con caglio chimico e senza alcuna reale identità agroalimentare! Lo stesso vale, altro esempio, per la marmellata realizzata alle nostre latitudini ancora secondo la antiche ricette della nonna: quella con lo zucchero sarà scartata perché rossa, a beneficio di quella verde, senza zucchero ma con dolcificanti ed edulcoranti chimici. Per non parlare del nostro extravergine, icona e sintesi millenaria della dieta mediterranea, destinato invece ad essere declassificato dal Nutri-Score con bollino arancione o rosso (in alcuni Paesi) perché banalmente equiparato ad un grasso alimentare, senza tenere conto nella formula delle potenti proprietà antiossidanti, viene addirittura paragonato al burro o ad altri oli vegetali raffinati come olio di palma.
Ma il semaforo nasconde un altro effetto nefasto. Il verde infatti induce il consumatore ad abbassare la guardia sul vero problema di una scorretta educazione alimentare, soprattutto nei più piccoli, che è quello delle quantità. Non ci sono cibi sani e cibi dannosi per natura. A fare la differenza sono le quantità. Qualunque alimento, anche il più sano, assunto in grandi quantità fa male all’organismo. È per questo che il segreto di una alimentazione sana sta nella dieta, ovverosia nella varietà (ampia) e nella quantità (moderata) dei cibi ingeriti ogni giorno. È per questo che sempre la nonna da piccoli ci insegnava che la marmellata si prende con la punta del coltello e non con il cucchiaio! Che l’extravergine si versa con il contagocce e che di formaggio ne devi mangiare una fetta, insieme al pane. Il semaforo semplifica e quindi non aiuta…
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