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Emergency a Crotone, il racconto dell'impegno contro il Covid: «Un privilegio poter aiutare la mia terra»

La storia della dottoressa Rita Carravetta, originaria di Lappano e da anni impegnata tra diverse associazioni umanitarie. Ora è a Crotone insieme ad Emergency, in prima linea nella lotta contro il…

Pubblicato il: 25/12/2020 – 18:47
Emergency a Crotone, il racconto dell'impegno contro il Covid: «Un privilegio poter aiutare la mia terra»

di Giorgio Curcio
LAMEZIA TERME
«Stare a contatto con i pazienti è un privilegio» così come «poter portare la lunga esperienza Emergency in Calabria, nella mia terra».
Per Rita Carravetta, medico, 36enne e originaria del piccolo centro di Lappano, in provincia di Cosenza, aiutare a garantire un servizio sanitario che punti all’eccellenza e alle cure gratuite, è sempre stato un obiettivo, quel senso della vita che tanti cercano e rincorrono per un’intera esistenza e che lei ha trovato in diverse associazioni umanitarie e ora proprio nella Ong Emergency fondata da Gino Strada.
L’IMPEGNO A CROTONE La giovane Rita Carravetta ha lavorato a progetti di varia natura, dall’emergenza in Congo, agli interventi su popolazioni fragili e vulnerabili come i migranti. Da qualche settimana opera nel nuovissimo reparto Covid2 dell’ospedale “Giovanni di Dio” di Crotone, in stretta collaborazione con il coordinatore dell’emergenza Covid e gli altri colleghi che, dall’inizio della pandemia, operano nel territorio. Qui, da poco più di venti giorni, Emergency gestisce 23 posti letto, più altri 8 pronto in caso di estrema emergenza e situati nella struttura tendata allestita all’esterno dell’ospedale.

«AIUTARE LA MIA TERRA» Una grande opportunità per la dottoressa Carravetta dopo l’esperienza in Lombardia: «Quando Emergency ha deciso di operare in Calabria, nella mia terra – racconta al Corriere della Calabria Rita – per me è stato un motivo di gioia. Per questo mi sono subito messa a disposizione per dare, come ho sempre fatto, un contributo concreto per aiutare la mia regione». «Emergency – spiega la dottoressa Carravetta – sin dal primo momento dello scoppio della pandemia s’è messa a disposizione del governo e della Protezione civile come organizzazione medica proprio per dare il suo contributo in un momento così drammatico per il nostro Paese e come è stato fatto in Lombardia e ora in Calabria, a Crotone».
POLITICA LONTANA Un impegno, quello della dottoressa, dei suoi colleghi e di Emergency che anche in Calabria non ha subito alcuna influenza esterna e, soprattutto, le evidenti ostilità palesate anche in più di una circostanza da una certa classe politica e dall’attuale presidente facente funzioni, Spirlì: «Gli interventi delle organizzazioni con cui ho lavorato e anche quelli di Emergency – spiega la dottoressa Carravetta – sono neutrali e indipendenti rispetto alla politica. Il nostro primo obiettivo è curare al meglio tutti e indistintamente. Al primo posto c’è il paziente e l’intervento medico».

VENTI GIORNI DI LAVORO E quando le chiediamo un primo bilancio dopo venti giorni di attività di Emergency a Crotone, la dottoressa Carravetta non ha dubbi: «Abbiamo ed ho notato una grande collaborazione, una grande voglia di confrontarsi continuamente. Emergency porta in Calabria non solo l’esperienza maturata in Lombardia nella gestione del Covid, ma anche quella vissuta gestendo altre pandemie ed emergenze sanitarie in Africa, basti pensare all’ebola del 2014 e 2015. Quello in atto quotidianamente è uno scambio proficuo su una serie di protocolli che Emergency ha sviluppato in tutti questi anni». E quanto si parla di sanità in Calabria, non si può non pensare alle carenze e allo stato di continua e cronica emergenza: «Ovviamente – spiega Carravetta – molte cose sono ancora migliorabili e da migliorare. Ma posso assicurare che c’è una grande volontà di collaborare e in questi frangenti è fondamentale».
«AIUTARE QUESTI PAZIENTI E’ UN PRIVILEGIO» Quello in atto a Crotone tra l’ospedale “Giovanni di Dio” ed Emergency è perciò un continuo scambio di know-how gestito da 7 medici, 5 infermieri, 3 logisti oltre al team di operatori socio sanitari e gli addetti delle fasi di vestizione prima dell’ingresso nel reparto. «Una fase molto delicata e di fondamentale importanza nella gestione dell’emergenza coronavirus nell’ospedale – spiega – e che noi gestiamo utilizzando una delle due tende situate all’esterno».
Ma, oltre all’impegno, il lavoro e la grande professionalità messa in campo per l’emergenza Covid, c’è l’esperienza umana che lascerà un segno profondo nell’anima e nello spirito di tutti gli operatori sanitari, e che resterà indelebile: «Per me – racconta ancora Carravetta – si tratta di una grande opportunità essere qui, in Calabria, con Emergency. Dal punto di vista strettamente umano, le relazioni createsi qui con i pazienti sono veramente uniche. Sono persone che rimangono in reparto per molto tempo, molti di loro sono anziani. Ci si rende conto che, dopo la parte prettamente tecnica, a prevalere è lo scambio umano proprio perché siamo estremamente protetti». «A colpirmi è la prossimità tra medico e paziente che, fuori, per via di tutte le misure anti-Covid, non c’è. Qui il paziente ha bisogno di essere visitato, toccato, ci guardiamo negli occhi. Per me è un vero privilegio». (redazione@corrierecal.it)

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