di Fabio Benincasa
COSENZA La Fiat Panda con il logo dell’Asp di Cosenza e assegnata all’Ospedale di Cetraro ha percorso centinaia di chilometri, su e giù per la provincia bruzia (e non solo) senza che, secondo l’accusa, nessun viaggio venisse mai autorizzato. Dal 25 maggio 2020 al 19 novembre 2020, gli investigatori hanno tenuto d’occhio gli spostamenti di Vincenzo Cesareo, direttore sanitario dello Spoke Ospedaliero di Cetraro-Paola e di altri uffici sanitari della provincia di Cosenza, finito al centro di un’inchiesta che ha portato questa mattina al provvedimento cautelare emesso nei suoi confronti (l’interdizione per un anno) dalla Procura di Paola e notificato dai carabinieri del Nas di Cosenza guidati dal Maggiore Vincenzo Pappalardo.
Chi indaga ha accertato novantaquattro episodi relativi all’utilizzo non consentito della vettura, nei fatti, «quotidianamente ed esclusivamente in uso» al dottore Cesareo. Un «dispositivo Gps» ha permesso di monitorare l’intensa attività del medico che con l’auto aziendale non si sarebbe quasi mai mosso per motivi di lavoro, destinandone l’uso a faccende personali o familiari: «shopping al centro commerciale», gite in Sila, pranzi e cene in ristoranti, passaggi da amici e parenti e poi per incontrare lontano da occhi indiscreti alcuni soggetti napoletani da cui avrebbe acquistato materiale contraffatto. Sull’auto, addirittura, secondo quanto emerso dalle indagini sarebbero saliti anche «due venditori abusivi». Insomma, una vettura di servizio trasformata in una sorta di taxi sempre pronto a partire con o senza ulteriori passeggeri a bordo. Che la vettura fosse in «esclusivo» uso di Cesareo lo testimoniano i fatti e lo cristallizzano gli investigatori nelle carte dell’inchiesta. L’auto sarebbe stata «utilizzata per scopi lavorativi solo in tre occasioni: una volta per un lavaggio, un’altra per effettuare un tagliando e in una ulteriore occasione per permettere ad un dipendente dell’Ospedale di raggiungere Belvedere Marittimo». «Sull’illiceità dell’utilizzo del mezzo» mette un sigillo il responsabile del servizio automezzi dell’Asp di Cosenza che conferma – agli investigatori – l’utilizzo dello stesso «riservato solo ed esclusivamente a compiti istituzionali».
I VIAGGI E LE SCAMPAGNATE Cesareo si vantava con amici e parenti di passarla sempre liscia e parlava tranquillamente al telefono delle commissioni da portare a termine. Come accaduto ad esempio il 25 maggio 2020 quando insieme alla compagna, intercettato diceva: «Mo siamo usciti a Cosenza, stiamo passando da Kasanova così ritiro le scatole di piatti». Il viaggio non finisce lì «siamo arrivati a Cetraro. Mo andiamo a scaricare la macchina… è piena di tanta di quella roba…». In un’altra occasione, qualche giorno più tardi, Cesareo si organizza con un collega per andare a pranzo in un ristorante e precisa «andiamo con questa macchina», indicando quella di servizio. E quel pranzo –stando agli atti – pare sia andato anche bene, condito da ottimo «vino rosè e una bottiglia di champagne». In macchina non salgono solo amici, ma anche semplici conoscenti e ovviamente i parenti come accade l’11 giugno 2020 quando Cesareo accompagna due persone «a fare delle analisi a San Giovanni in Fiore». Lo stesso giorno, di pomeriggio, accompagnerà «la figlia e il fidanzato da Cosenza a Cetraro». In più di un’occasione però Cesareo supera i confini regionali per raggiungere, in una circostanza, «insieme alla compagna ed alla figlia di quest’ultima un amico a Maratea che gli offrirà anche una cena». Il 21 luglio, invece, il «viaggio in direzione Ikea: a Baronissi in provincia di Salerno con annesso pranzo (al ritorno) a San Nicola Arcella».
NON SOLO CHAMPAGNE Il 29 giugno 2020, Vincenzo Cesareo a bordo della vettura dell’Asp raggiunge «un soggetto napoletano con precedenti per ricettazione da cui acquista profumi contraffatti». Il “venditore” «sale a bordo della vettura e raggiunge insieme al medico un bancomat per prelevare» e ottenere il pagamento dei profumi. E questo non sarà l’unico episodio. Il 6 agosto dello stesso anno, infatti, il medico raggiungerà sempre a bordo della Panda la città di Scalea per «acquistare merce contraffatta». Questa volta a bordo dell’auto «saliranno due venditori abusivi» e anche in questo caso raggiungeranno uno sportello bancomat per ritirare il denaro contante necessario a rendere concreta la transazione. Di ritorno in direzione Diamante, Cesareo trova il tempo anche per litigare con un automobilista e urla: «Ma lo vedi che cos’ha la macchina? Sto aspettando del sangue». Niente di vero, visto che poco dopo «il medico incontra un rivenditore di latticini davanti al cimitero di Diamante». Dopo aver salutato il rivenditore, il medico trova il tempo di «fermarsi a Belvedere per fare rifornimento» sia all’auto di servizio e sia all’auto del figlio «mi fai 30 a questa e 30 a quella». Tutto viene saldato con «la carta carburante» in dotazione insieme all’auto di servizio.
«PORTA PURE I GATTI» Per gli amici Cesareo era disposto a tutto. E’ «quasi sempre totalmente assente dall’ufficio, diserta le riunioni, si disinteressa delle attività dei suoi ospedali ed utilizza i laboratori ospedalieri per fare tamponi ed esame medici (anche la Tac) ad amici e parenti». Difficile da accettare in un momento così delicato per il Paese e sopratutto per la Calabria alle prese con una sanità in perenne emergenza. In una occasione e in un momento di eccessiva vanità, il medico dirà ad un amico di portare «tutti, tutti…anche i gatti». Per loro evidentemente erano disponibili i tamponi. (redazione@corrierecal.it)
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