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Tribunale di Corigliano Rossano, la politica locale avvelenata coi grillini e Bonafede

La presidente del Consiglio comunale, Marinella Grillo («Non ci arrenderemo»), il dirigente nazionale di Fdi, Ernesto Rapani («Conte dimostri di meritarsi la fiducia») ed il consigliere comunale Gi…

Pubblicato il: 25/01/2021 – 18:18
Tribunale di Corigliano Rossano, la politica locale avvelenata coi grillini e Bonafede

CORIGLIANO ROSSANO La risposta che il ministro della Giustizia ha fornito sul Tribunale di Rossano dopo un’interrogazione presentata dalla grillina Elisa Scutellà, lascia perplessi. Perché fa ben intuire quali siano le dinamiche e le effettive volontà di porre rimedio ad uno “scippo” che – per metodi, modalità, tempi, motivazioni – grida ancora vendetta, se è vero com’è vero che il volume di lavoro dell’attuale tribunale di Castrovillari è composto da cause riferibili alla ex giurisdizione rossanese.
Sull’argomento si registrano diverse reazioni avvelenate. Quella del presidente del Consiglio comunale di Corigliano Rossano, la seconda carica istituzionale della città, Marinella Grillo, quella del dirigente nazionale di Fratelli d’Italia, Ernesto Rapani e di Gino Promenzio, consigliere comunale di opposizione.
Insomma, resta l’amaro in bocca. Anche alla luce del contratto che il governo aveva stilato con gli elettori. Prima del suo insediamento, il Guardasigilli e gli altri ministri avevano sottoscritto fra i tanti punti anche «una rivisitazione della geografia giudiziaria – modificando la riforma del 2012 che ha accentrato sedi e funzioni – con l’obiettivo di riportare tribunali, procure ed uffici del giudice di pace vicino ai cittadini».
«NOI NON CI ARRENDEREMO» Caustica è, in alcuni passaggi, Marinella Grillo. Soprattutto quando cita la deputazione cinque stelle del territorio. «Scopriamo dalla stampa di una interrogazione parlamentare di Elisa Scutellà da cui si evince che non cambierà nulla. Tantomeno il ministro assume impegni per il futuro. Sempre da fonti di stampa apprendiamo che il Guardasigilli – prosegue il presidente del Consiglio comunale – si limita a dire che la riapertura del presidio di giustizia jonico “essendo materia oggetto di riserva di legge, l’eventuale ripristino sarebbe realizzabile solo a seguito della proposizione di una specifica iniziativa legislativa, anche nella forma di delega al Governo, che contempli la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari in genere e, nel caso in esame, degli uffici di primo grado in particolare, la cui approvazione, pertanto, risulta attratta nell’alveo della dialettica parlamentare”. Da tempo eravamo consapevoli servisse una legge dello Stato. Non ci è sconosciuto l’iter da seguire. A quanto pare, secondo Bonafede, potremmo aspirare al massimo ad avere un “ufficio di prossimità”. La domanda sorge spontanea: non è forse forza di maggioranza di Governo la nutrita delegazione di parlamentare e senatori a Cinquestelle del nostro territorio? Almeno fino a domani, quando tutto, effettivamente, potrebbe cambiare. Non sono loro, forza di maggioranza in Governo, che avrebbero dovuto, potuto, preteso di mettere mano alla Legge Severino?»
Marinella Grillo, ancora, nelle sue vesti di presidente del Consiglio comunale registra «una disattenzione assoluta verso questo territorio che si è potuta constatare con le assenze roboanti in occasione del Consiglio comunale monotematico sul tema della Giustizia, del 12 settembre scorso, a seguito del quale nessuna azione è seguita all’invio del deliberato teso all’impegno verso la realizzazione un presidio di giustizia faro di legalità di un’area Vasta come quello della Sibaritide nella quale ci si ricorda, ahimè, soltanto nel periodo elettorale. Rivendico con orgoglio il mio impegno e quella di tutta l’amministrazione, sindaco Stasi in testa, nella lotta per il nostro presidio di Giustizia. Non ci arrenderemo, non abbandoneremo la partita. Siamo pronti ad ogni possibile forma di protesta, ad azioni di governo forti, ribadendo che non abbiamo bisogno di un ufficio da passacarte, ma di un faro di giustizia in un territorio vasto a forte rischio di infiltrazioni di micro e macro-criminalità. Chiediamo a gran voce l’apertura di un Tribunale della Sibaritide, che risponda alle nostre istanze e necessità. Che dia voce ad un territorio che pretende attenzione da un Governo centrale, che, nonostante si sia noi forti di una consistente pattuglia di deputati e senatori in maggioranza, continua a ignorarci».
«SE NON ORA, QUANDO?» Ernesto Rapani, ancora, invita Scutellà, Sapia, Baldino, Forciniti e Abate ad un moto d’orgoglio da far riflettere nella crisi di Governo in atto. «Quali migliori occasioni, come quelle che si stanno presentando – spiega Rapani – per far capire ad un presidente del Consiglio dei ministri che rischia di tornarsene a casa, che il sostegno al Governo se lo deve “meritare”? Mercoledì prossimo Bonafede riferirà in parlamento la sua relazione sulla giustizia che potrebbe anche far cadere il Governo qualora non fosse “promossa” dalle camere. Un’occasione del genere, difficilmente si ripresenterà e solo attraverso i loro consensi potranno riscattarsi da anni di anonimato. Riscattino quell’oblio di cui si sono fatti complici e dicano al Governo che la fiducia se la devono meritare con la previsione di spesa per il sud nel Recovery plan, con l’istituzione del tribunale di Corigliano Rossano, con il rifacimento dell’intera statale 106».
Il rappresentante dell’esecutivo nazionale del partito della Meloni, a seguire, chiede anche «quali esiti abbia avuto quel consiglio comunale straordinario, al quale ha partecipato il solo deputato Francesco Forciniti? Ma soprattutto che fine ha fatto la proposta di legge presentata, che a dire della Scutellà già a settembre scorso era in fase avanzata? Bonafede fa ampiamente fatto capire che manca la volontà politica e la discussione nell’“alveo parlamentare”. Dunque, di che parla la deputata di Corigliano Rossano, da sempre slegata dai suoi compagni di banco? Lo stesso Forciniti – si domanda ancora Rapani – l’unico a metterci la faccia, cosa è riuscito ad ottenere?»
«Ed anche il sindaco di Corigliano Rossano, battagliero negli anni in cui si stava chiudendo il Tribunale dopo essersi divertito negli ormai abbandonati panni da movimentista, come si sta muovendo, ammesso che lo stia facendo? Pur dubitando fortemente su una sua azione politica in direzione del Tribunale, anche lui non crede sia ora di fare le barricate per uno scippo vergognoso e di inaudita violenza perpetrato nei confronti di questo territorio? Stasi è il sindaco di una città di 80mila abitanti, ha un suo peso specifico, se ne è capace lo faccia valere e non si lamenti che il Governo non può ignorarci».
«In quegli anni, per protesta – conclude Ernesto Rapani – mi sono dimesso da tutti gli incarichi ed ho lasciato quello che allora era il mio partito di riferimento, il Pdl. Poi, con il tramite della deputazione di Fratelli d’Italia ci siamo spesso occupati del tribunale, dei motivi per i quali è stato chiuso e delle speranze di riapertura. Oggi, forse, e responsabilmente, è giunto il momento di unire le forze e far sentire forte la voce di questo territorio. L’appello, dunque, è a tutta la deputazione calabrese tutta, quella di centrodestra, quella di centrosinistra, ma soprattutto quella che continua a dare la fiducia al Governo Conte: si faccia carico di questa ingiustizia e si spenda per ripristinare la legalità nella Sibaritide, una volta per sempre».
«BONAFEDE SIA BOCCIATO IN AULA» «Io sostengo il governo Conte, ma questo smacco rappresenta il fallimento dell’intera classe politica calabrese a livello parlamentare». È questo, invece, il commento del leader delle opposizioni consiliari di Corigliano Rossano, Gino Promenzio, già candidato a sindaco. «L’Italia è ovunque seppellita dal finto nuovismo – dice – servono azioni coscienti, coerenti, coraggiose. Quasi giacobine. Già la scarsa attenzione a questa tematica si è svelata con l’assenza quattro parlamentari su cinque del territorio, al consiglio comunale monotematico di settembre. Un ministro della Giustizia non può avere un atteggiamento scolastico e quasi notarile, non guardando alla sostanza ma asetticamente descrivendo un iter perlatro già noto per la riapertura del tribunale. Grave segno della disconoscenza politica di esigenze e territorio. Se in queste ore non si dovesse riparare al torto, da cittadino elettore e consigliere comunale chiedo alla deputazione nazionale di bocciare la relazione sulla giustizia di Bonafede in aula».

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