CATANZARO «Profili di lesività in pregiudizio della sfera di attribuzioni legislative, finanziarie ed amministrative della Regione Calabria». È questa la motivazione di fondo in base alla quale la Giunta regionale ha deciso di impugnare davanti la Corte costituzionale la legge 181 del 2020, in pratica la legge di conversione del nuovo “Decreto Calabria” che proroga il commissariamento della sanità. Nella delibera, adottata in una delle sue ultime sedute, l’esecutivo guidato dal presidente reggente Spirlì reitera le contestazioni che già aveva mosso a novembre nell’impugnazione del nuovo “Decreto Calabria” in attesa della conversione in legge, specificando che l’intervento normativo del governo nazionale, tra l’altro, incide «unilateralmente» su un Piano di rientro «ritenuto ancora vigente» e viola una decina di norme costituzionali oltre che il principio di leale collaborazione tra istituzioni.
I profili di lesività secondo la Giunta regionale emergono con riferimento a quasi tutti gli articoli del nuovo “Decreto Calabria”, segnatamente gli articoli da 1 a 3 e quindi il 6 e 7, considerati contrari agli articoli 5, 32, 117, 119, 119, 120, 121, e 81 della Costituzione (in sintesi, contrari ai principi del decentramento, della potestà legislativa concorrente e dell’autonomia finanziaria delle Regioni e degli equilibri di bilancio e della finanza pubblica). Secondo la Giunta regionale, inoltre è violato anche l’articolo 136 della Costituzione, perché il Nuovo Decreto Calabria eluderebbe anche il giudicato 223/2019 della Corte costituzionale. E ancora il governo – si legge nella delibera – ha infranto anche l’articolo 117, comma 3, Costituzione «nella parte in cui abroga l’articolo 1, comma 1, della legge regionale 26/07 (quello che istituisce la Stazione unica appaltante, ndr), già ritenuto dallo Stato come emanato dalla Regione in esercizio della propria competenza legislativa concorrente». Nella delibera che ha dato l’ok all’impugnazione davanti alla Consulta, poi, la Giunta regionale rileva che gli articoli “incriminati” del provvedimento del governo violano la Costituzione «incidendo unilateralmente su un Piano di rientro ritenuto ancora vigente e assumendo erroneamente il mancato rispetto dei Lea (livelli essenziali di assistenza)» e «garantendo una copertura incerta al decreto».
E «di conseguenza – osserva la Giunta regionale – la suddetta legge presenta profili di lesività in pregiudizio della sfera di attribuzioni legislative, finanziarie e amministrative della Regione Calabria, intervenendo in maniera significativa su materie di preminente interesse della Regione Calabria oggetto di potestà legislativa concorrente». La Giunta poi insiste sul fatto che le norme del “Decreto Calabria” da impugnare risultano «afflitte dalla lamentata violazione degli articoli sopra richiamati, nonché del principio di leale collaborazione che deve ineludibilmente sovraintendere ai rapporti tra organi costituzionali, quindi, anche tra lo Stato e le Regioni». Da tutto questo, e in forza della «necessità di tutelare le prerogative regionali lese in materie oggetto di potestà concorrente e residuale», la Giunta regionale ha deliberato di autorizzare la proposizione del ricorso dinnanzi alla Corte costituzionale per l’impugnazione «in via principale» della legge di conversione del nuovo “Decreto Calabria” sulla proroga del commissariamento della sanità calabrese. (c. ant.)
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