«Il Comune ha speso oltre 1.300 euro per far scrivere che Catanzaro è una città “smart”»
Dopo l’intervista del Sole24Ore, l’opposizione insorge: «Oggi “piacciamo all’Europa”, ma non a pagamento eravamo declassati al centoduesimo posto»

CATANZARO «E’ compito dell’opposizione controllare come l’Amministrazione spenda il denaro pubblico». Lo scrive in una nota il consigliere di minoranza al Comune di Catanzaro, Nunzio Belcaro, del gruppo “Cambiavento”. Il riferimento è all’intervista al sindaco Sergio Abramo pubblicata dal Sole24Ore lo scorso 7 febbraio.
«Nella Domenica appena trascorsa – si legge nella nota – i cittadini sono rimasti increduli di fronte ad un articolo di giornale che decantava una città avveniristica, che riesce ad imporsi sui palcoscenici nazionali ed europei per il suo grado di efficienza e intelligenza organizzativa, “smart” appunto. Ora è inutile sottolineare quanto tutto questo sia distante, in termini di percezione, da qualsiasi cittadino che vede ogni giorno di più il Capoluogo di Regione agonizzante, attraverso l’abbandono delle periferie, le eterne sfide mai colte del quartiere marinaro, il centro, salotto della città, sofferente e troppo distante dall’immagine che la sua storia imporrebbe».
«Ebbene, – evidenzia l’opposizione – quell’articolo è un “publiredazionale” ovvero l’amministrazione ha pagato per farselo pubblicare. 1342 euro, Iva inclusa (det. n. 226 del 27/01/2021) per promuovere il buon operato di chi ci governa, fatto però a spese dei cittadini».
Il consigliere riporta poi l’attenzione ad un’altra statistica, pubblicata dalla medesima testata tempo addietro: «Come molti già sanno infatti, lo stesso giornale, non a pagamento, declassava la nostra città al 102° posto, diciassette posizioni in meno rispetto all’anno precedente. Una sonora bocciatura dagli studi più autorevoli. Una farsa che va in scena nel periodo più difficile della storia di questa città dal secondo dopo guerra ad oggi. Altro che smart, sembriamo dentro alle miserie che Fabrizio De André inquadrava con la sua poesia “Diecimila lire per sentirti dire “Micio bello e bamboccione”».