Più “aree protette” per la Calabria
La sfida ambientale – come ha ricordato Papa Francesco (“Solo un Pianeta sano può garantire una vita dignitosa e buona salute a tutti i suoi abitanti”) – riguarda l’umanità. Riguarda l’Europa, che co…

La sfida ambientale – come ha ricordato Papa Francesco (“Solo un Pianeta sano può garantire una vita dignitosa e buona salute a tutti i suoi abitanti”) – riguarda l’umanità.
Riguarda l’Europa, che col Recovery fund punta sulla transizione verde e digitale e con gli obiettivi UE al 2030 punta sulla biodiversità e l’agricoltura.
Ma interpella anche la Calabria. Che, con 480 mila ettari di bosco, è tra le regioni con più alto indice di boscosità ed è ai primi posti della graduatoria italiana per percentuale di territorio protetto.
Tutto ciò, però, non può essere contemplato come un patrimonio immobile ai cui gestori è richiesto unicamente di occuparsi della propria (legittima) sussistenza o ad assicurare una funzione di ordinaria salvaguardia.
Le politiche di tutela devono andare di pari passo con quelle per lo sviluppo sostenibile e tenere conto della transizione sociale e culturale che deve accompagnare le scelte che l’uscita dalla crisi post pandemia ci impongono.
Tempo fa, l’assessore all’Ambiente della Regione annunciava una “Calabria tutta area protetta”, soltanto che finora non si è andati oltre l’enunciazione.La Regione che verrà dopo l’11 aprile su queste formidabili risorse naturalistiche deve investire risorse e attenzione.
Le aree protette hanno come mission la protezione della biodiversità e la tutela del nostro benessere e sono anche i luoghi chiave per un positivo rapporto con la natura a beneficio della salute, ma debbono anche produrre valore e buona economia, utilità e innovazione nel rispetto della legalità e della partecipazione dei territori alle scelte, assumendosi, al contempo, la responsabilità di risvegliare le potenzialità immense delle aree interne della Calabria, sostenere l’imprenditoria green e creare nuova occupazione.
Nella, urgente e imprescindibile, riorganizzazione funzionale della Regione, occorrerà prevedere un Assessorato che si occupi delle aree interne (e delle risorse della montagna) e delle aree protette.
Le aree protette – da ampliare col coinvolgimento delle associazioni ambientaliste e con l’adesione di cooperative di giovani a cui affidare il compito occuparsene – vanno monitorate per rilevare l’incidenza reale nella rimozione delle ataviche criticità dell’entroterra senza il cui rilancio la Calabria non va da nessuna parte.
La loro presenza e le risorse che incamerano vanno rigorosamente valutate in base ai risultati che generano per la collettività. Se un’area protetta insiste da anni in un territorio afflitto da spopolamento e povertà (penso al Parco delle Serre per esempio) occorre farsi delle domande e capire cosa non gira per il verso giusto.
E’ acquisito che le aree protette sono i luoghi che creano benessere, perché aiutano a prevenire problemi di salute pubblica e promuovono uno stile di vita attivo, pertanto oggi hanno una ragione in più di esistere, oltre ad essere un formidabile attrattore turistico e una opportunità di crescita e sviluppo sostenibile delle comunità locali”
In tal senso, condividendo molte delle proposte “Per un’Italia più verde innovativa e inclusiva” di Legambiente, occorrerà intensificare entro il 2030 (in linea con la Strategia UE) l’impegno di tutela della natura attraverso la crescita qualitativa e quantitativa delle aree protette (almeno il 30% del territorio e del mare), poiché la natura è il regolatore climatico più efficace ed anche il più potente elemento di immagazzinamento della CO2, e la sua perdita influenza direttamente la capacità di raggiungere gli obiettivi indispensabili per arrestare il surriscaldamento del pianeta.
*consigliere regionale