CATANZARO Il tesoro dei Mannolo era bene occultato, custodito, al sicuro. Lontano dagli appartamenti, a prova di perquisizione, della cosca ma a disposizione dei vertici del clan che in qualunque momento potevano recarsi da sodali compiacenti, effettuare un “prelievo” e poi richiudere le intercapedini nei muri, gli incavi della mensola del bagno, i nascondigli dentro ai mobili.
«“Thoir” deteneva per nostro conto 50mila euro, ma so che mio padre se li è ripresi. “Caio”… nella sua abitazione, avevamo nascosto 200mila euro. 100 mila li ho presi io per fare delle truffe a Pesaro. I soldi si trovano in un incavo di una mensola nel bagno». A fornire la mappa per il tesoro è stato Dante Mannolo, figlio del boss Alfonso, che, dopo un’inizio di collaborazione tentennante – «non ho detto prima queste cose perché speravo che mio padre si pentisse»–, ha messo gli inquirenti sulle giuste tracce. Le mosse della Dda e della finanza sono state repentine: Dante Mannolo ha parlato in due interrogatori, il 4 e 5 febbraio scorsi. Dopo sei giorni sono stati trovati 360mila euro nelle case dei “custodi” del tesoro.
«A Steccato di Cutro c’è un signore – racconta Mannolo – che detiene per nostro conto 298 mila euro in contanti. Lui abita in un palazzo, non ricordo se al secondo o al terzo piano. Nella sua abitazione a sinistra c’è un cucinino e a sinistra del cucinino c’è un muro dove dentro ci sono i soldi». Poi c’è “Gigi d’Alessio”, «a casa sua c’è una cifra di circa 120 mila euro. C’è un mobile, posto in una sala grande. Dentro il mobile sono conservati i soldi».
In casa dello “svizzero”, invece, «nella cassaforte dovrebbero esserci 100/150 mila euro… La chiave la ha mio padre ma non so dove…», spiega Dante Mannolo.
Qualcosa, però, restava anche nelle pertinenze di casa Mannolo, come racconta il collaboratore: «In casa nostra – spiega Dante Mannolo –, nel nostro giardino c’è una specie di canile. C’è un cancelletto piccolino, vicino c’è un muretto con uno scorrimano. Levato lo scorrimano dovrebbero esserci 30 o 40 mila euro. Altri soldi dovrebbero essere conservati nell’aratro posto nel giardino del nostro cortile a San Leonardo e sulla tettoia che copre le auto nel cortile di casa nostra».
“Thoir”, “Caio”, lo “svizzero”, “Gigi D’Alessio”, in tutto sei persone, custodivano ingenti somme di denaro per conto della cosca Mannolo. Il denaro contante, proveniente da attività illecite come le estorsioni, era stato loro affidato per essere tenuto ben nascosto. Ieri, in seguito alle perquisizioni della Guardia di finanza di Crotone, coordinata dal procuratore Nicola Gratteri e diretta dal sostituto procuratore Domenico Guarascio, sono stati rinvenuti e sequestrati 360mila euro. L’ordine di nascondere il denaro partiva dal capo cosca Alfonso Mannolo e chi lo ha assecondato si trova oggi indagato per ricettazione e riciclaggio, aggravati dal metodo mafioso.
Tanto soldi, e forse il resto deve essere ancora trovato. D’altronde lo diceva Daniela Mannolo dello zio Alfonso Mannolo: «”benedica”… non lo sa nemmeno lui quanti soldi tiene». (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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