ROMA Il governo Draghi ha ricevuto la fiducia al Senato con 262 voti favorevoli, 40 contrari e 2 astenuti. L’ex governatore della Banca centrale europea ringrazia e guarda alla Camera dei deputati. Ma la lunga giornata chiusa con l’ampia maggioranza ottenuta apre già il capitolo dei dissidenti del M5S. Che, a regola di Statuto, sarebbero fuori dal Movimento dopo aver trasgredito a quanto stabilito con il voto su Rousseau che ha sancito il “sì” alla fiducia. Tra i “no” ci sono quattro calabresi: Nicola Morra, Silvana Abate, Margherita Corrado e Bianca Laura Granato. L’altro calabrese Domenico Auddino non ha risposto alla doppia chiamata, risultando assente.
«Al 99% non voto sì al governo Draghi, dopo la virgola può aggiungere un altro 99…». Così il senatore M5S Nicola Morra aveva preannunciato la propria presa di distanza dal nuovo esecutivo all’Adnkronos. «In base a quello che audirò in Aula, in base alle parole di Draghi, deciderò poi se astenermi o votare contro». In un’intervista video pubblicata dal corriere.it, il parlamentare calabrese ha spiegato di non sentirsi più vincolato dal quesito per il quale si è votato su Rousseau e si è detto pronto ad accettare le conseguenze del suo dissenso (Beppe Grillo ha prefigurato l’espulsione per i contrari) pur precisando: «Io mi sento ancora M5S».
Le conseguenze per il senatore, però, potrebbero andare oltre la disfida e le eventuali sanzioni interne. La scelta potrebbe riverberarsi anche sull’ambita poltrona di presidente della commissione Antimafia, attualmente occupata da Morra. L’insediamento del nuovo governo, infatti, cambia il quadro e lo stallo nati dopo le infelici dichiarazioni del parlamentare cosentino su Jole Santelli (per le quali Morra è indagato per diffamazione della Procura di Cosenza). Il centrodestra reagì a quelle affermazioni decidendo di lasciare i lavori nella Commissione antimafia. Oggi – secondo quanto riporta l’Agi – Lega e Fratelli d’Italia dopo circa sei mesi sono tornati a partecipare alle riunioni. Nel primo pomeriggio si è tenuto, infatti, un ufficio di presidenza della Commissione durante il quale i leghisti e gli esponenti di Fdi hanno chiesto, al pari di Morra, la convocazione dell’ex magistrato Luca Palamara. Si è di fatto così rotto il patto con Forza Italia che non solo non si è presentata ma è dell’idea che Palamara non vada convocato. «Per me sarebbe un errore. Che dovrebbe dire?», dice l’azzurro Caliendo, «altra cosa è la commissione d’inchiesta sulla giustizia e la politica che abbiamo presentato al Senato».
Durante la riunione Morra avrebbe detto che la data indicativa del 23 febbraio non sarà rispettata. E ha addirittura prefigurato un dietrofront, riservandosi di decidere se convocare o meno l’ex magistrato. Perché il Pd, Italia viva e Leu con l’ex presidente del Senato Grasso sono contrari. Hanno innanzitutto chiesto un rinvio ma soprattutto sottolineato l’inopportunità di convocare Palamara. Ma sotto traccia si apre un problema sulla presidenza della Commissione Antimafia. Pd, Iv e anche M5s se Morra dovesse votare no alla fiducia al governo Draghi sarebbero orientati – sottolineano fonti parlamentari – a chiedere la sostituzione di Morra. Non è una questione sul tavolo ma Pd e Leu non avrebbero gradito, tra l’altro, l’allineamento tra Morra da una parte e Fratelli d’Italia e la Lega dall’altra sul tema della convocazione di Palamara.
In questa fasi di passaggio, gli obiettivi sono puntati sui senatori cinquestelle che potrebbero votare contro il governo Draghi. Insieme a Morra (che nell’intervista si erano lasciato un filosofico 1% di possibilità di cambiare idea), i rumors indicavano almeno 15 pentastellati contrari alla fiducia (in neretto gli altri calabresi). Abate, Angrisani, Crucioli, Granato (che ha già ufficializzato il no sui social), La Mura, Lezzi, Mantero, Mininno, Moronese, Nocerino, Dessì e Lannutti i nomi che venivano dati sicuri nella “lista”. Un’altra decina i dubbiosi, tra i quali era segnalata l’altra senatrice calabrese Margherita Corrado, che ha poi effettivamente votato contro. Tutti adesso rischiano l’espulsione, il presidente dell’Antimafia qualcosa in più.
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