«Antonio Catricalà: esempio fulgido di pubblica compostezza»
Se un ricordo mi porto dentro di Antonio Catricalà questo è proprio legato all’idea di compostezza. Antonio era un uomo perbene, riservato, coerente, con uno stile di vita culturale, ossia permeato d…

Se un ricordo mi porto dentro di Antonio Catricalà questo è proprio legato all’idea di compostezza. Antonio era un uomo perbene, riservato, coerente, con uno stile di vita culturale, ossia permeato dai principi che hanno segnato la sua formazione.L’ho “disturbato” varie volte trovandolo sempre amico e disponibile.Da ultimo – e prima che scoppiasse la pandemia – coltivavo il sogno di portare a Catanzaro, per l’inaugurazione dell’Anno Accademico della nostra amata Università della “Magna Graecia”,il Capo dello Stato. Disturbai tante volte Antonio chiedendo la sua alta mediazione.Poi sopravvenne questa nostra tragedia collettiva e non se ne poté fare nulla.Ma Antonio, nei nostri ripetuti colloqui, continuava a ripetermi: appena sarà possibile “tornerò all’attacco”,infondendomi speranza. L’ultima occasione nella quale venne dall’Università di Catanzaro, fu in occasione del bellissimo convegno del giugno 2019, organizzato dalla Cattedra di Diritto Costituzionale e dal Centro di Ricerca diretto dal professore Paolo Falzea e dall’Isssp.
Moderavo il Convegno dal titolo “La tutela dei diritti tra giurisdizioni e autorità indipendenti” del quale è in corso la pubblicazione degli atti.
Accettò il mio invito con entusiasmo e mi promise di tornare nella nostra Università presto.
Ancora di recente, dopo la prestigiosa nomina a presidente dell’IGI, lo sentii molto gratificato e decisamente di buon umore.
Certamente sarà accaduto qualche evento che ha stravolto inaspettatamente la sua vita in modo totale:Raccontare la sofferenza non è facile, preferiamo portarcela dentro, quantunque sia ingombrante talora perfino per la ragione che cerca di sconfiggerla con mille e mille astuzie.
E forse questa sofferenza interiore ha travolto finanche la ragione.
Difficile pensare di non rivederlo più, con quel sorriso aperto e sincero, quell’affabilità tipica dei grandi (nonostante ci dividessero dieci anni ed un’enorme sproporzione professionale) mi chiese, sin dal primo nostro incontro, di dargli del Tu, con una semplicità disarmante.
Ma appena apriva bocca la confidenza che ti concedeva si trasformava subito in soggezione, perché t’avvedevi di avere davanti un uomo di straordinario intelletto. Con lui ci lascia, quindi, una delle menti più lucide fra i giuristi del nostro Paese, un uomo che s’impegnava a fare cose importanti ed al quale non interessava essere una persona importante.
Nonostante la sua morte straziante e la tragedia che ha colpito la sua famiglia, voglio comunque ricordarlo per quello che era: un galantuomo, un uomo sensibile, raffinatissimo giurista, esempio fulgido di competenza e pubblica compostezza. Grazie Antonio, grazie dalla Calabria che tanto amavi e che oggi ti piange intensamente.
*Avvocato