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CONTRIBUTO

«Tranquilli, non manca niente, tranne la libertà»

di Giovanni Mazzei*

Pubblicato il: 27/02/2021 – 13:07
di Giovanni Mazzei
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«Tranquilli, non manca niente, tranne la libertà»

Di questi tempi tutti contestano, tutti sbraitano l’uno contro l’altro, ma nello stesso tempo tutti si adeguano e si omologano.
I politici in prima fila, ma neanche il popolo, o cosiddetto tale, osa mettere in discussione l’establishment, che sembra quasi un dogma, un totem intoccabile ed inscalfibile.
Fa strano che in una società moderna, dove la tecnologia potrebbe dal basso verso l’alto contenere tutti i rapporti immediati idonei al dialogo con il sistema, si limita a subirlo senza alcuna capacità di critica, ancorché costruttiva. Si badi, l’avvento del deus ex machina in persona di Mario Draghi, avrebbe messo a tacere  “i più”  rispetto alla situazione tracollante che lo precedeva; ma poi, da qui a celebrarne i peana ancor prima di capire come si intende affrontare il futuro e del tutto a ‘scatola chiusa’, assomiglia più ad una civiltà del terzo mondo, basata sulla deificazione del sistema, che non una acculturata civiltà Europa.
Tutti sul carro dell’ anticipato vincitore, nessuno che abbia osato, se non pochi additati di lesa maestà, frenare l’ impulso verso la celebrazione prima di sapere i programmi che
Draghi stesso voleva per la patria dissestata.
All’appello non manca nessuno, a parte la “solita Meloni” ed i “4 gatti” del M5S ostracizzato, ma la libertà dov’è?
Intesa naturalmente come quella che, indipendentemente dal merito, privilegia la discussione, il dialogo, in una sola parola la democrazia, senza fraintendimenti né false allusioni.
Acqua, nel deserto, arido e soffocante della omologazione a tutti i costi, del “no sense” rivolto verso l’adulazione al pacchetto preparato solo perché i media lo considerano l’unica soluzione possibile. È vero, mettere in discussione la capacità professionale di COLUI che è sceso dall’Olimpo diventa una battaglia contro i mulini a vento, ove tale battaglia sia conveniente.

Ma una cosa è l’ammirazione professionale, ben altra, invece, l’attenzione verso i contenuti, la sostanza dell’idea che fonda il tipo di società che si vuole per il bene di tutti e non solo dei soliti pochi.

La perenne, ormai incontenibile, e persino, augurabile transizione verso la più’ estesa globalizzazione, l’internazionalizzazione del mercato e delle idee, e l’ascesa di chi tutto ciò rappresenta, non può far dimenticare l’idea romantica della libertà, del sogno che esista sempre qualcosa da poter mettere in discussione. E senza che questo possa dirsi arbitrario, o addirittura “blasfemo”.
Tutto quello che si è imparato nel corso di secoli e secoli, e che gli strumenti delle scuole insegnano, come il senso dell’autonomia, dello spirito critico, della discussione e del confronto, come metodo, ancor prima che come valore tecnico o professionale, non deve essere dissipato dalla moda dell’ovvio e dello scontato.
Ma chiediamoci piuttosto che cosa stiamo insegnando alle future generazioni se tutto questo nei fatti viene meno; se al di là delle baruffe di facciata nessuno si trasforma nell’interprete audace dell’eroe che la storia del mondo ci ha insegnato, quello che brandisce la spada non per osteggiare tutto e tutti, ma per indicare la via verso la libertà di essere, di pensare e proporre, positivamente e costruttivamente. Non devono essere finiti i tempi dell’autenticità, dell’originalità, e della consapevolezza solo perché il mondo va verso una direzione e non si fermerà più, lo sappiamo, ma l’equilibrio deve restare eterno, al di là del tempo e dello spazio.

*avvocato

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