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Arlia: «Occorrono controlli mirati per non danneggiare il settore»

Il direttore del “Tchaikovsky” di Nocera Terinese difende la filiera della formazione in Calabria dopo l’inchiesta della Procura di Vibo : «È un caso isolato»

Pubblicato il: 03/03/2021 – 7:10
di Roberto De Santo
Arlia: «Occorrono controlli mirati per non danneggiare il settore»

NOCERA TERINESE «È una brutta storia che getta discredito sul settore, ma comunque resta solo un caso isolato». Filippo Arlia, classe ’89, dal 2014 direttore dell’Istituto superiore di studi Musicali “P. I. Tchaikovsky” di Nocera Terinese, nel Catanzarese – dove è professore titolare di cattedra di pianoforte principale e di Direzione d’orchestra – non ci sta a parlare di “sistema diplomificio” in Calabria. E dopo l’inchiesta “Diacono” della Procura di Vibo Valentia che ha tirato in ballo l’Accademia Fidia del capoluogo – le cui società del gruppo rilasciavano migliaia di titoli dietro l’elargizione di soldi e regalie varie – Arlia difende a spada tratta l’attività di quanti «con immani sacrifici e con passione si dedicano a formare generazioni intere di professionisti».

Direttore, l’inchiesta di Vibo sui falsi diplomi dimostra quanto possa essere condizionato il settore degli istituti che rilasciano attestazioni. Avete avuto anche voi questo sentore?
«Sinceramente no. I diplomi di laurea di tutti gli Istituti Afam italiani sono da sempre rilasciati dal Miur, perciò è assolutamente incomprensibile come si possa creare un “meccanismo” così assurdo e corrotto. Diciamo piuttosto che il sistema italiano ha consentito o addirittura incentivato nel tempo la nascita di strutture universitarie spesso anche delocalizzate in tutto il Paese e autorizzate a creare dei percorsi di studio “facilitati”, ma tra questo e la “vendita” dei titoli c’è una bella differenza».

Ritiene che il fenomeno delle strutture che elargiscono titoli dietro compensi sia molto esteso in Calabria?
«Assolutamente no. Anzi, ritengo che la vicenda dell’accademia Fidia sia semplicemente un caso isolato. I comunicati stampa parlano di corruzione nel mondo dell’Afam, ma io conosco in maniera molto approfondita il circuito in Calabria e ritengo che sia gestito e diretto da professionisti seri. In particolar modo conosco benissimo i quattro Conservatori di Musica calabresi e so che i miei colleghi sono persone oneste e dedite al lavoro. In Calabria ci sono 5.000 giovani che studiano la classica e tanti insegnanti che dedicano la loro vita alla musica con abnegazione e passione».

Che ripercussioni potrebbe avere una vicenda come questa sul settore?
«Questa brutta storia può essere una spada di Damocle su un settore che negli ultimi anni é stato già danneggiato in modo drammatico dalla recessione economica che ha subito il nostro Paese. L’istruzione Afam non è più “gratuita” come fino a 20 anni fa e la Calabria è tra le Regioni con il Pil medio pro capite più basso in Italia: può sembrare retorica, ma i lettori possono trarre da soli le conclusioni».

Secondo lei cosa è possibile fare, quanto meno, per arginare il fenomeno?
«Anzitutto il Miur dovrebbe intensificare i controlli perché la troppa autonomia degli Istituti può essere un bene, ma può anche essere controproducente se la classe dirigente degli stessi è corrotta. E poi bisognerebbe concentrare i propri sforzi nel pretendere dagli Istituti uno standard di qualità alta. Per esempio, ho sempre sottolineato come i percorsi ideati dal Ministero negli ultimi 20 anni per abilitare all’insegnamento siano stati pensati in maniera sbagliata, senza un percorso musicale o artistico idoneo. Puoi tranquillamente essere un pessimo artista ed eccellere in questi percorsi o viceversa, perché i piani di studio non sono mai stati elaborati da tecnici del mestiere: gli allievi sono sempre costretti a studiare più la psicologia che lo strumento musicale».

Ma dall’inchiesta emerge anche il ruolo centrale di chi era preposto proprio al controllo. Ne deriva uno spaccato difficile da smantellare?
«Personalmente ho lavorato spesso con i dirigenti degli uffici del Ministero e posso dire che negli ultimi anni ho conosciuto solo persone oneste e serie: ritengo che anche il caso del dirigente sia isolato e non da prendere come esempio. Il problema spesso non è l’onestà quanto piuttosto la competenza dei dirigenti stessi: mi sono sempre chiesto come mai gli uffici del Miur non siano dotati di esperti del settore. Giusto per essere chiaro, se un dirigente è laureato in Giurisprudenza come fa ad approvare il piano di studi di un corso di musica? Il risultato è sotto gli occhi di tutti: i piani di studio delle scuole si approvano sulla base del numero dei crediti e dei codici delle materie, ma nessuno si preoccupa dei contenuti».

Il procuratore di Vibo, Falvo, ha parlato di «mercimonio della funzione pubblica». Quanto questo fenomeno svilisce l’attività di chi si impegna viceversa a formare?
«La nostra storia è molto antica e prestigiosa: i più grandi maestri e artisti al mondo sono stati italiani e probabilmente lo saranno ancora per molti anni. Non credo che uno scandalo di provincia possa svilire l’operato di chi dedica una vita intera al proprio lavoro fino a farne una vera e propria missione. Piuttosto, direi che è un grave danno per l’immaginario collettivo».

E poi ci sono i contraccolpi su quello che in tanti invocano per migliorare il sistema di scelta della classe dirigente futura calabrese: la meritocrazia
.«Certo, questa è una problematica che in qualche modo andrebbe affrontata, ma ritengo che non sia un problema specifico del sistema Afam, bensì una situazione generale. Diciamo che è un discorso molto ampio che meriterebbe di essere attenzionato di più: la classe dirigente determina spesso le scelte economiche e anche i contenuti della proposta culturale, perciò condiziona positivamente o negativamente il futuro dei nostri giovani».

Cosa si sente di dire ai ragazzi davanti a questo quadro allarmante per continuare a motivarli?
«Sono sicuro di poterli tranquillizzare sulla serietà e sull’onestà che da sempre contraddistingue il mondo dell’arte italiana. La cronaca quotidiana spesso sembra più interessante se sottolinea fatti negativi, ma non dobbiamo dimenticare tutto quello che c’é di positivo nella nostra terra: 5.000 giovani che studiano la musica classica in Calabria, per esempio, sono senza dubbio un segnale forte che le nuove generazioni stanno dando». (r.desanto@corrierecal.it)

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