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dopo la denuncia

Simy torna sugli insulti shock: «Spetta a noi educare i giovani. Non è la prima volta»

Il calciatore del Crotone aveva denunciato un “hater”. «Chi fa una cosa dietro la tastiera del cellulare deve assumersene la responsabilità»

Pubblicato il: 21/03/2021 – 20:07
Simy torna sugli insulti shock: «Spetta a noi educare i giovani. Non è la prima volta»

CROTONE Nascosti dietro la tastiera, coperti nei meandri della rete per lanciare insulti e auguri di morte. Nwankwo Simy non ci sta: alle frasi choc ricevute via social dopo la partita persa dal suo Crotone col Bologna, l’attaccante nigeriano della squadra calabrese ha voluto rispondere rivelando anche lui sui social gli attacchi violenti ricevuti. «Godo se tuo figlio muore di cancro al pancreas» gli ha scritto un “hater”. E Simy, dopo aver denunciato l’episodio a caldo, ha voluto spiegare all’indomani i fatti e il motivo che lo ha spinto a rendere noti gli insulti.
«Ho voluto fare questo gesto, – racconta a Sky Sport – perché credo tocchi a noi educare i più giovani. Non so cosa ho pensato quando ho visto quel messaggio. Non è la prima volta che accade. Quando si toccano i figli e la famiglia, però, diventa una cosa veramente Brutta» ha spiegato Simy la decisione di non tacere sugli attacchi ricevuti. Simy, classe ’92, capocannoniere nella serie B 2019-2020, nel postare le frasi ricevuto ieri sera aveva scritto: «Facciamolo diventare famoso perché se lo merita», senza oscurare il nome dell’autore degli insulti.
«Non è la prima volta che capita questa cosa, credo sia successo anche ad altri. Io do poca importanza a queste cose – ha sottolineato oggi l’attaccante nigeriano -. Quando però una persona fa una cosa dietro a un telefono deve assumersene la responsabilità. Se si nasconde vuol dire che sta facendo una cosa sbagliata».
«Quando si parla di queste cose è sempre un passo indietro. Ho cercato di mandare un messaggio non solo a colui che ha fatto questo gesto ma anche ad altri giovani perché – ha concluso – abbiamo la responsabilità di preparare un mondo migliore per i nostri figli».

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