Minacce al procuratore Bruni, detenuto intercettato nel carcere di Paola
Qualcuno voleva “fermare” ed “ostacolare” l’operato del procuratore di Paola. La confessione catturata da una cimice

PAOLA Colletti bianchi, presunte logge segrete, appalti e cartelli. Le indagini lungo la costa tirrenica cosentina svolte negli ultimi anni dal procuratore della Repubblica di Paola, Pierpaolo Bruni, raccolgono atti e documenti nei quali si ipotizzano reiterate condotte illecite volte a rafforzare gli interessi di pochi a discapito della collettività. Favori ad amici, elargiti in cambio di voti, ma non solo. Tra indagini ancora in corso e processi in fase di svolgimento quello che emerge è un quadro allarmante. L’azione di Bruni infastidisce e molto chi evidentemente mal digerisce le indagini svolte e preferisce rispondere pensando addirittura a delle ritorsioni nei confronti del procuratore.
Le minacce
Un detenuto coinvolto nel procedimento scaturito dall’inchiesta “Tonno Rosso” è stato recentemente intercettato in carcere mentre confessava al suo interlocutore la volontà di “fermare” ed “ostacolare” l’operato di Bruni. Una cimice nascosta ha catturato la confessione del detenuto, incastrato anche dall’occhio vigile delle telecamere dell’istituto penitenziario di Paola. Parole, ma anche gesti, appartenenti – da quanto si è appreso – ad un linguaggio non verbale estremamente chiaro. L’uomo deve scontare sei anni di carcere perché coinvolto in una precedente indagine della Dda condotta sempre dal procuratore Bruni quando si occupava del territorio crotonese. Proprio quando ricopriva il ruolo di sostituto procuratore della Repubblica di Crotone, Bruni era stato oggetto di ulteriori minacce. Un anonimo commento ad un articolo era comparso su “Il Crotonese”: «Pierpaolo Bruni… ahahah… tu per noi sarai na muschiddra… tutto questione di tempo…a presto tu sarai raccolto con un cucchiaino… di te rimarranno solo le ceneri…». (f.b.)