SOVERATO Un uomo con forti dolori alle articolazioni è stato portato da un’ambulanza in ospedale da dove, essendo risultato positivo al Covid e non trovando posti letto, è stato fatto riaccompagnare a casa dove è rimasto solo per ore, impossibilitato a muoversi e senza niente da mangiare, fino a quando non è riuscito a chiamare i carabinieri e solo dopo altre cinque ore è stato portato in ospedale. A riferire l’incredibile storia è il sindaco di Soverato Ernesto Alecci, intervenuto a casa dell’uomo, sulla sua pagina Facebook parlando di “storia di ordinaria follia”. Alecci è stato contattato dai carabinieri e ha chiamato l’uomo che gli ha raccontato che ieri pomeriggio aveva chiamato il 118 perché era «paralizzato a letto dal dolore. L’ambulanza lo preleva e lo porta a Lamezia dove gli fanno un tampone. Purtroppo risulta positivo e quindi dopo diverse ore in cerca, senza successo, di un posto letto, alle 4 del mattino lo riportano a casa e lo rimettono a letto con un catetere, solo e senza assistenza. Mi dice – racconta Alecci – che non mangia da 2 giorni e che si sente male». Alecci ha chiamato i medici Usca di Soverato e dopo avere fatto la spesa è andato a casa dell’uomo dove entra con le chiavi fornite da un parente. I medici, racconta Alecci, «lo cambiano e sostituiscono il catetere. Non sono però attrezzati alle cure domiciliari. I sanitari Usca possono intervenire solo sui positivi ma non per altre patologie. Allora chiamo il servizio assistenza domiciliare sanitaria ma mi dicono che per i casi positivi al Covid non possono intervenire». «Insomma – scrive tutto in maiuscolo Alecci – l’assistenza domiciliare non interviene per i positivi al Covid e l’Usca interviene per i positivi al Covid ma solo per i sintomi da Covid e non per altre patologie». L’uomo, intanto, può deglutire ed ha dolori forti. «Ci dice – racconta Alecci – di aver avuto una emorragia digestiva dovuta all’abuso di antidolorifici presi nei giorni precedenti. Chiamo il 118 per un ricovero ma mi dicono che siccome la saturazione è buona non possono intervenire perché i posti letto sono pochi ed occupati. I sanitari Usca (molto scrupolosi ed attenti) provano a fare il possibile ma la situazione non migliora. Richiamo il 118. Arriva l’ambulanza, medico ed infermieri molto bravi e scrupolosi, iniziano le cure nel tentativo di poter mettere il paziente in grado di seguire la terapia in casa. Dopo mezz’ora anche loro si accorgono che la situazione è più complicata del previsto ed alle 16.20 finalmente viene portato in ambulanza». «Rimango a guardare l’ambulanza andare via – scrive Alecci – dopo quasi 4 ore e mezza di stress, ansia e nervosismo. Mi rimangono in mano le chiavi di casa del signore e tanto sdegno, amarezza e rabbia. I sanitari dell’Usca salutandomi mi dicono che quelle che hanno usato sono le ultime mascherine e gli dico che in settimana proverò a procurarne per donargliele». «Ancora – conclude Alecci – sento parlare di nomine, commissari, grandi scienziati e supereroi. Sui social chi parla dei grandi sistemi, della politica del rinnovamento, dei partiti e dei movimenti. Intanto la gente muore ed i posti letto dopo un anno ancora mancano. Vergogna! Noi calabresi, tutti, dobbiamo solo vergognarci per come abbiamo ridotto la nostra regione».
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