«Recovery, una sfida per il futuro»
Siamo prossimi a ricevere questa enorme e significativa massa di risorse economiche che serviranno a rimettere in moto il paese. Tale fase rievoca in economia quanto nel passato è stato prodotto dal…

Siamo prossimi a ricevere questa enorme e significativa massa di risorse economiche che serviranno a rimettere in moto il paese. Tale fase rievoca in economia quanto nel passato è stato prodotto dal piano Marshall per quei paesi che venivano fuori dai disastri della guerra e dovevano riprogrammare il loro futuro. Bene, siamo alla stessa condizione di allora. Non abbiamo avuto guerre (grazie a Dio) ma questo virus invisibile, ancora non scomparso ma presente, va combattuto sul piano della prevenzione dei rischi sanitari maggiori che produce, ed ha determinato una riprogrammazione dell’economia mondiale per gli effetti procurati ai sistemi universali che ora vanno rigenerati. Devo dire che l’Europa ed il nostro paese, primo ad essere colpito da questa perniciosa malattia, ha avuto la buona capacità di prendersi una buona fetta di risorse economiche offerte che serviranno alla ripresa socio economica in forte rischio di crisi per come si presenta oggi. Tutte le misure di contenimento attivate al problema virale stanno andando avanti con una certa celerità e questa fa ben sperare anche a favore di tutte le riaperture in atto che portano ad una lenta ma benefica ripresa della economia nazionale. Si stanno gradatamente assaporando i primi vagiti di una rinascita e si comincia a vedere una pallida luce di ritorno alla normalità. La pandemia ha distrutto la nostra economia e ad essa servono misure urgenti di sostegno e di ripresa per un rilancio che faccia ripartire e poi andare successivamente da solo il sistema.
Un anno di stasi ha determinato tanta tristezza e generato tanti rischi sui quali ancora si sta lavorando e si dovrà ancora lavorare con intensità e soprattutto non accantonando (a favore di altre) nessuna categoria di soggetti, soprattutto quelle in difficoltà di sopravvivenza e o in stato di estrema povertà. Ho dato uno sguardo veloce a tutte le missioni contenute nella proposte che il nostro governo ha elaborato e devo dire che in esse sono contenute molte linee di sviluppo socio economico interessanti. E’ la sfida per il futuro, soprattutto dei nostri giovani, nella speranza che gli stessi siano chiamati a rispondere in prima persona e non siano emarginati come recentemente avvenuto sul bando per l’assunzione di giovani al sud dove si è scelta la linea dei giovani si, ma soprattutto quella del possesso dei titoli. Un giovane se è tale non può possedere tanti titoli soprattutto se da poco fuori dal sistema formativo. Piuttosto vanno trovate misure per far loro acquisire titoli in formazione o post- formazione che diventano voucher di ingresso al lavoro se la priorità è questa. Non si può investire su giovani – adulti già parzialmente immessi sul mercato e tralasciare i veri giovani gli over 23 che si aspettano dal sistema ed anche dalle opportunità che il Recovery contiene, risposte serie ed in controtendenza rispetto al passato. Quello che comunque si ritiene debba essere prioritariamente attenzionato e tenuto presente, sono i contenuti ed i programmi che deriveranno della missione n. 5 sui 22 miliardi destinati al lavoro, alla inclusione sociale e coesione territoriale. Al di la di quello che si è detto sui giovani, per il loro inserimento lavorativo per i quali spero in un recupero su altre missioni in particolare sull’ambiente e sulla innovazione tecnologica voglio rimarcare l’attenzione che bisogna porre alle politiche sulla famiglia. Nelle politiche della famiglia si intende tutto ciò che interessa da vicino la cellula fondamentale di ogni e qualsiasi sistema sociale: la famiglia. In essa c’è il giovane, il giovane-adulto, c’è l’anziano, la coppia moglie-marito in crisi o meno, il disoccupato storico, il bambino, il minore. Ebbene per questi soggetti tutti si richiede la massima attenzione in particolare nelle regioni come la nostra dove gli indicatori di povertà ormai superano soglie del 40%. Una programmazione, che veda finalmente realizzato un sistema di welfare e di benessere reale ove gli attori del processo istituzionale e non vadano a costruire per tutti misure di sostegno sia economico (ove occorre) sia di opportunità che si aggiungono ed implementano il sistema di servizi alla persona ed alle comunità già esistente.
Penso in particolare alla programmazione di sostegno verso le coppie in crisi quelle coppie che affrontano procedure di separazione verso le quali ormai bisogna creare cuscinetti di salvaguardia economica che oggi non esistono ancora. Garantire a chi tra questi non ha reddito un sostegno di cittadinanza sarebbe una cosa assolutamente utile e scaricherebbe il sistema giudiziario e le conflittualità di molto. Riuscire a garantire al minore oltre alla scuola ad esempio, i sostegni dell’extrascuola. Un tempo funzionavano bene alcuni centri sociali ove veniva programmata oltre all’attività socializzante anche i compiti ed il recupero scolastico organizzato con il concorso della scuola. Perchè non riprogrammarli in una logica anche di sostegno psico-pedagogico al sistema scolastico. Favorire e sostenere l’autonomia dell’anziano nelle funzioni ordinarie giornaliere. Essere quindi capaci di progettare incubatori di servizi con attività tutoriali svolti dal volontariato o da forme di lavoro a tempo per giovani che siano finalizzati ad un vivere civile e sociale dell’anziano autonomo più inclusivo e partecipato. Sostenere tutte le forme lavorative che vadano nella direzione del recupero del disoccupato con offerte di opportunità del mercato del lavoro ove lo stesso possa trovare lo spirito e la forza della riimmissione nel sistema e nel circuito lavorativo. Ai bambini garantire i servizi di nido , di cura e accoglienza all’infanzia (0-6 anni) favorendo prioritariamente l’integrazione nel sistema corrente con la famiglia attraverso interconnessioni più partecipi nel processo di crescita del piccolo. Un sistema, pertanto, da programmare con chiari obiettivi e che riesca a rendere centrale la famiglia con tutti i bisogni vecchi e nuovi che essa esprime ma soprattutto che colmi i vuoti sui quali l’attuale sistema di welfare risulta deficitario.
*Dirigente generale Regione Calabria