LAMEZIA TERME Un nuovo e clamoroso colpo di scena rischia di rallentare l’inchiesta “Imponimento”, ancora alle fasi iniziali nell’aula bunker di Lamezia Terme. Il procedimento, infatti, rischia di “incartarsi” su uno degli elementi più importanti dell’intero impianto accusatorio ovvero l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche captate dagli inquirenti. Un tema di strettissima attualità ed esploso già con il “caso Palamara”, solo per fare un esempio.
Questa mattina il collegio difensivo, e in particolare gli avvocati Luca Cianferoni e Sergio Rotundo, hanno sollevato durante l’udienza in aula bunker l’eccezione di “inutilizzabilità” del sistema trojan utilizzato e inserito nei telefonini degli indagati. Secondo la tesi delle difese, i dati sarebbero stati trasferiti su dei server che, anziché essere gestiti direttamente dall’ufficio di Procura, sarebbero stati concessi in appalto ad una società esterna, già coinvolta nei procedimenti di Perugia e Firenze per il caso Palamara. «La Procura – spiega l’avvocato Rotundo – si sarebbe rivolta a questa società per la gestione dei dati mentre nel decreto non sarebbe stato autorizzato l’utilizzo di impianti diversi da quelli in uso alla procura». I legali, dunque, hanno posto la questione sulla garanzia che l’accesso ai server sia regolamentato e riservato a personale autorizzato e certificato.
Nessuna “accusa” specifica rivolta alla Procura di Catanzaro, anche perché l’affidamento esterno della gestione dei server è una pratica ampiamente diffusa. Su questo punto, però, i due legali, e l’intero collegio difensivo, vogliono fare chiarezza e hanno così chiesto al gup un’apposita perizia. Eccezione alla quale si è opposto il pm De Bernardo ma che ha spinto il gup Rinaldi a riservarsi sulla decisione, rinviando tutto al prossimo 25 giugno per decidere sull’eventuale inutilizzabilità.
Intanto questa mattina sono state concluse quasi tutte le discussioni degli avvocati per gli indagati che hanno scelto il rito ordinario, nonché sono state avanzate diverse richieste di rito abbreviato per ulteriori posizioni. Il collegio difensivo era composto tra gli altri dagli avvocati Vincenzo Gennaro, Enzo Ioppoli, Salvatore Pronesti, Giovanni Vecchio, Torchia Sergio Rotundo, Diego Brancia e altri legali.
L’inchiesta “imponimento”, lo ricordiamo, vede alla sbarra 147 persone per le quali la Dda di Catanzaro ha chiesto il processo. Sono tutti coinvolti nell’omonima operazione portata a termine quasi un anno fa, contro i vertici della cosca di ‘ndrangheta Anello-Fruci, al vertice di un sodalizio con le ‘ndrine dei territori che vanno da Vibo Valentia a Lamezia Terme. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione mafiosa, associazione dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, riciclaggio, fittizia intestazione di beni, corruzione ed altri reati, tutti aggravati dalle modalità mafiose.
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