«Puntare sulla salvaguardia e la valorizzazione del Centro storico di Cosenza»
«L’abbandono del Centro storico da parte dell’Amministrazione uscente è talmente evidente da non aver bisogno di commenti. I crolli che frequentemente si verificano da qualche tempo, mettono il sigil…

«L’abbandono del Centro storico da parte dell’Amministrazione uscente è talmente evidente da non aver bisogno di commenti. I crolli che frequentemente si verificano da qualche tempo, mettono il sigillo ad una rimozione del problema che nei fatti va avanti, tra l’indifferenza generale, da qualche decennio. Ci si è quasi abituati alle urla di spavento degli abitanti, alla polvere dei calcinacci, alle fiamme nella notte. Tutto questo è inaccettabile. Cosenza è il suo Centro storico. Il luogo in cui più di ogni altro ci si emoziona per la sua bellezza e per il suo elevato valore storico e testimoniale. In cui ritroviamo la nostra identità. Durante il sopralluogo effettuato con il suo vice, il Sindaco rivendica di aver scritto più volte alle alte cariche dello Stato per avvertire dei rischi strutturali e di aver intrapreso azioni anche al di là delle proprie competenze. Di tutto questo impegno, però, la città non si è avveduta. Alcuni interventi sugli immobili di proprietà pubblica sono effettivamente stati realizzati nel corso del primo mandato, ma sono rimasti del tutto isolati, perché non accompagnati da politiche di richiamo e valorizzazione. Per il resto, ci si affida ad un’Agenda Urbana in clamoroso ritardo e ad interventi della fase due del contratto di quartiere di Santa Lucia, quando ancora non si sono consegnati alcuni della fase uno. Il Palazzo Alimena, ad esempio, di cui si rivendica la ristrutturazione, non è stato mai consegnato alla città, perché la mancata sorveglianza dell’immobile, ha fatto sì che lo occupassero abusivamente famiglie bisognose e nel frattempo si è persino omesso di pubblicare il bando per la funzione di social housing che ne giustificava il finanziamento. Esiste un contenzioso con l’impresa che ha eseguito i lavori ed una interrogazione che ho presentato nel febbraio 2020, insieme ai colleghi Mauro e Covelli, alla quale non è mai stata data una risposta. E’ mancata una strategia unitaria e costante di attenzione e rivitalizzazione, una interlocuzione costruttiva con la Regione per l’attivazione di finanziamenti ad hoc sulla proprietà privata (anche in maniera complementare rispetto alle opportunità previste dal Contratto di sviluppo, come noto destinate al solo patrimonio pubblico), un censimento attendibile della popolazione residente (alla quale si è di fatto aggiunta quella straniera, allontanata dalle baracche lungo il fiume e spinta alla nuova, irregolare, sistemazione, con tanto di incentivi a valere sul bilancio comunale!), un programma di sostegni al commercio locale ed un piano di manifestazioni costanti nel tempo, per indurre gli abitanti della città nuova a rifrequentarlo (iniziative come i temporary store, l’annunciata zona franca, e altre puntiformi di carattere artistico – musicale sono miseramente fallite perché rimaste episodiche, sempre incomplete e fuori da un disegno di complessiva valorizzazione). Soprattutto – ed è la responsabilità più marchiana -non si è pervenuti, alla fine di questi dieci anni di Amministrazione, alla redazione di un “Piano del centro Storico”, obbligatorio per legge (art. legge 457 del 78 elegge Urbanistica regionale) con il quale procedere ad un’approfondita analisi storica, cui si deve aggiungere uno studio accurato delle caratteristiche edilizie e costruttive che deve costituire la base per qualsiasi intervento. La mancanza di uno strumento urbanistico così importante, di fatto limita la possibilità di ogni forma di eventuale finanziamento, regionale, statale o europeo, che pure si volesse attivare, sul modello di quanto accaduto a Matera, a Bari, dove la riqualificazione della parte vecchia è avvenuta in soli dieci anni, e in molte altre parti d’Italia. Per le condizioni in cui si è arrivati oggi, dopo decenni di abbandono e malgrado i vuoti proclami degli ultimi anni, la questione del Centro storico è impegnativa e nessuno può pensare di risolverla con la bacchetta magica o con la sola concertazione con le meritorie associazioni che in questi anni hanno compiuto veri e propri miracoli di presenza e di cura, sostituendosi anche ai doveri dell’amministrazione. Serve una interlocuzione seria, a livello innanzitutto parlamentare, per una legge speciale di salvaguardia e di importante finanziamento, ma serve anche un governo locale determinato, che dimostri l’intenzione inequivocabile di puntare sulla sua valorizzazione, attraverso interventi specifici e costanti nel tempo, sulla sicurezza, la riqualificazione sociale, la valorizzazione dei luoghi della cultura, l’incentivazione del commercio e delle produzioni artigiane, il coinvolgimento degli ordini professionali tecnici, la preziosa università, la fondazione Carical e chiunque possa offrire un contributo di conoscenze tecniche e relazionali. Serve dimostrare la serietà di una politica pubblica fermamente orientata al suo recupero, che parta dalla conoscenza delle condizioni strutturali e del pregio storico-artistico degli edifici, delle caratteristiche della popolazione residente e dei suoi bisogni, che riveli un percorso chiaro e integrato di interventi, anche sul piano socio economico e che su questo chieda alle istituzioni competenti, fiducia e compartecipazione. Posso qui e per estrema sintesi soltanto riprendere le proposte che formulai durante il consiglio comunale straordinario che l’opposizione pretese tra i primissimi atti della consiliatura ed ovviamente rimaste inascoltate da una maggioranza che si è mostrata sorda: maggiore sicurezza fisica e ambientale; l’istituzione di una commissione di esperti che effettui un’analisi storica, dei sistemi, della consistenza edilizia, delle destinazioni d’uso, dello stato di conservazione degli edifici e degli spazi aperti, il censimento degli abitanti e delle proprietà, l’attivazione di un presidio dei vigili urbani (presente per pochissimo tempo e senza reali funzioni di sicurezza), la realizzazione di un’isola ecologica, l’attivazione da parte dell’Asp di un presidio sanitario per la popolazione fragile e anziana, un piano operativo di attrazione per l’insediamento di imprese giovanili e creative. Cancellare il centro storico o lasciare che crolli significa cancellare la nostra stessa identità, perdere le radici. Ed un albero senza radici non produce frutti. Puntare sulla salvaguardia e la sua valorizzazione, chiamando tutte le istituzioni competenti a dare una mano per un progetto di rilancio, significa invece garantire una leva di apertura anche internazionale per Cosenza, perché non può costruire in maniera credibile il proprio futuro chi non dimostra di saper difendere il proprio passato».
*Consigliere comunale Cosenza