LAMEZIA TERME «Matteotti è stato immediatamente inserito, dopo la sua morte, in una sorta di olimpo degli eroi ma il rischio è quello di dimenticare qualcosa della sua dimensione umana». A ricordarlo è il senatore Riccardo Nencini, ospite di “20.20”, in onda ieri sera su L’altro Corriere Tv con una puntata speciale, condotta da Danilo Monteleone. Protagonista il presidente della Commissione Cultura del Senato e la sua ultima fatica letteraria “Solo” (edito Mondadori) che è una attenta e preziosa ricostruzione storica di una delle personalità che, indiscutibilmente, per i contenuti e il gesto di martirio civile cui è andato incontro, ha segnato la storia del nostro paese e che forse meriterebbe un’attenzione maggiore. È Giacomo Matteotti, eroe civile, figura intellettuale e politica di riferimento. «Un grande giurista, intellettuale – sostiene proprio Nencini – e con “Solo” si prova a recuperare la dimensione politica, non eroica, quelle dimensione umana di un uomo che ha fatto una scelta di vita straordinaria, che non aveva uguali».
Partendo dai contenuti del suo ultimo libro, Nencini ha anche sviluppato un ragionamento complessivo sulla condizione attuale del Paese, soprattutto politico: «Negli ultimi anni, dalla legislatura 2013-18 e poi quella fino al 2020, non c’è dubbio che le frange populiste abbiano occupato anche settori significativi della Camera e del Senato, e lo si avvertiva anche dal linguaggio usato che non era molto diverso da quello utilizzato dai parlamentari a Montecitorio nel 1920, 21, 22 o 23». «Un linguaggio spesso truce e violento, – ha detto ancora Nencini – moltiplicato non attraverso la stampa o le tv, ma soprattutto attraverso la rete, il web. Poi ci sono i gesti che non sono cose da poco. Allora c’era una forte tenuta autorevole all’interno del Parlamento per difendere dei princìpi fondamentali, come Matteotti ha fatto per la libertà e la democrazia, mentre oggi si utilizzano mezzi non proprio accettabili per difendere il loro contrario». «Il sistema de “l’uno vale uno” è inaccettabile. A ciascuno di noi, sia chiaro, devono essere offerte le condizioni uguali e simili per poter avere una crescita nella vita, ma non c’è dubbio che c’è chi studia di più, chi si impegna di più e di fronte a questi casi, in ogni categoria di lavoro, è bene che chi ne ha di più nella vita abbia più successo».
Il senatore Riccardo Nencini, uno tra gli esponenti politici nazionali più in vista del paese, è soprattutto il “custode” di una delle più grandi tradizioni politiche italiane del nostro paese, il socialismo. Anche se, a partire dal1992, in Italia, abbiamo assistito ad una lunghissima e tragica diaspora di un mondo che all’epoca era rappresentato da un unico partito, ora rappresentato da tante (troppe) sigle. Occorre però trovare il senso contemporaneo del socialismo e di un partito come il Psi quando sulla scena politica imperano i termini del partito democratico, della socialdemocrazia e dei democratici. Una narrazione politica che pare aver fatto già un passo oltre, lasciando indietro proprio il Partito socialista. «Noi soffriamo ancora le ferite che si sono aperte all’inizio degli anni ’90, – ricorda il senatore – ma anche un cambiamento della società italiana ed europea perché i socialismi, ad eccezione di quello portoghese e spagnolo, non vivono una stagione particolarmente felice da nessuna parte. Ma nel grande cambiamento e della globalizzazione mondiale, l’archetipo socialista è quello che ha scontato le difficoltà più grandi». «Non c’è dubbio però – ricorda Nencini – che, sopratutto nella globalizzazione, i temi della giustizia sociale e della inclusione abbiano ancora perfettamente diritto di cittadinanza. Altri ne hanno sposato in parte. È giusto quindi tenere alta una storia, soprattutto in Italia, dove il mondo riformista è sempre stato considerato una eccezione, un mondo un po’ “bastardo” già negli anni ’20 ai tempi di Matteotti, anche quando affrontando battaglie giuste e coraggiose, si trovava in perfetta minoranza rispetto al resto della sinistra». «Non c’è però una grande riforma in Italia che non sia passata dalla tradizione del socialismo riformista, benché oggi viva una situazione travagliata».
Per il paese, grazie al NextGenerationEu, c’è all’orizzonte una straordinaria opportunità di resettare e rilanciare un Sud che ha registrato un allargamento del divario rispetto al Nord, una grande opportunità di sviluppo e riscatto. Su questo punto Nencini non ha dubbi: «Sarò chiaro, non penso che nell’arco dei prossimi 10 anni la forbice tra nord e sud si chiuda e sostenere il contrario sarebbe una menzogna omerica. Ma non c’è dubbio che i fondi previsti nel Recovery, nel Pnrr, il 40% è per il Sud. Ma sono, è bene ricordarlo, fondi legati alla progettazione, altrimenti non potranno essere devoluti. E siccome ci sono le elezioni in Calabria, consiglierei a chiunque di prevedere una cabina di regia, una task force, impegnando giovani laureati da mandare all’estero dove si sa fare programmazione comunitaria, per poi riportati immediatamente in Calabria affinché nell’arco di sei mesi si creino strutture in grado di manipolare la progettazione europea, compreso il Pnrr».
I competitor in corsa in vista delle prossime regionali in Calabria sono già definiti: c’è Roberto Occhiuto per il centrodestra, Maria Antonietta Ventura per il centrosinistra e de Magistris in solitaria. Sulla posizione socialista Nencini è chiaro: «Io inviterei a votare non Papi stranieri, salvo che si chiamino Draghi o ruotino attorno a quell’orbita per la loro abilità e per i loro legami con l’Europa. Papi stranieri precipitati nelle regioni li ho sempre visti con molto sospetto. Io se avessi residenza in Calabria, sceglierei chi conosce bene la mia terra». «E poi – ricorda il senatore – si vota anche a Cosenza che è una città molto importante della Calabria, una città significativa, universitaria, legata all’industria più forte rispetto alle altre province e con una ricca tradizione socialista così come nel Comune confinante che è Rende, una storia nata nel 1920-21, rallentata ma mai spenta. Ecco, io metterei assieme la Calabria e Cosenza, con una scelta che le metta in equilibrio perché non può esserci un centrosinistra in un modo per la Regione Calabria e un centrosinistra in un altro modo nella città capoluogo tra le più importanti della regione e che va a votare lo stesso giorno, sarebbe, per usare il mio dialetto, una straordinaria bischerata. Tra l’altro avremmo una candidatura al femminile alla Regione e un’ottima candidatura maschile a Cosenza. Io non lo nego: sono un tifo e un partigiano di Franz Caruso ma non da socialista e basta. Lo conosco da molti anni, è un ottimo avvocato e l’ho visto operare e so che rappresenterebbe molto bene la società cosentina. E difenderebbe molto bene alla Regione la storia della sua città».
L’impressione è che il Pd sia impegnato ad una forsennata corsa all’accordo con il Movimento 5 Stelle. Una prospettiva che tende a tenere sullo sfondo tutto il resto che è all’origine del centrosinistra. «Un asse – sostiene Nencini – che combatto perché sarebbe perdente in ogni città e in ogni regione italiana. Sarebbe una sconfitta totale. Va concepito un centrosinistra il più largo possibile e compatibile con disegni strategici legati ad un programma condiviso, non basta mettere insieme numericamente delle forze, bisogna avere una visione strategica, soprattutto nelle grandi città e in una regione importante». In vista delle Regionali, il Psi saprà organizzarsi «con una propria lista, socialista e civica, ma il primo punto è mettere in relazione Cosenza con la Calabria e viceversa». Parte conclusiva della puntata dedicata alle ultime uscite dell’attuale presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì, che ha definito Benito Mussolini come fautore di rivoluzione sociale al netto delle leggi razziali. «Spirlì – ha detto Nencini – è ancora convinto di una grande bischerata, che i treni arrivassero puntuali ecc.. lo inviterei a rileggere gli studi degli economisti che parlano dell’esatto contrario. Il fascismo va al potere e mantiene il potere fino 1925 con un numero di morti ammazzati due volte superiore a quello dei morti in Germania all’epoca di Hitler. Spirlì se ne convinca: non è con le bastonature all’olio di ricino che si può benedire un governo di un paese».
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