CORIGLIANO ROSSANO Dieci infermieri in malattia contemporaneamente. È quanto sta accadendo in queste ore al pronto soccorso dell’ospedale “Giannettasio” di Corigliano Rossano. Sarà pura casualità, una combinazione di eventi o un ammutinamento dopo mesi e mesi di superlavoro e turni extra lunghi anche 18 ore: non è dato sapere con certezza.
Sta di fatto, però, che sui venti infermieri in servizio nel reparto di emergenza urgenza, al momento ne rimangono in servizio solo otto e questa mattina dei quattro previsti, ve n’era uno e come spesso accade, con un solo medico.
Una situazione certamente insostenibile – giacché il pronto soccorso di Rossano copre le urgenze di tutta la Sibaritide e dei suoi 220 mila abitanti – peraltro aggravata dalle continue aggressioni ai medici, come accaduto qualche giorno fa (ne abbiamo parlato qui).
Non è da escludere affatto che le assenze contemporanee siano la stratta conseguenza di un diffuso sfinimento dopo aver combattuto per oltre un anno ininterrottamente contro il Covid-19, nel quale le ferie sono sembrate un miraggio.
Anche nel reparto Covid del Giannettasio, dopo la grave emergenza, si sta registrando una sorta di diaspora fra gli infermieri. Dei 27 che gestivano i 38 posti Covid, molti sono stati trasferiti: qualcuno addirittura in altri ospedali come quello di Castrovilliari, altri a fare da valvola di sfogo per le ferie del personale in altri reparti.
Ad oggi i ricoverati nella Pneumologia-Covid vi sono ancora 4 pazienti, trattati da quel personale che sin dall’inizio ha lavorato senza mai fruire di un giorno di ferie. Un reparto che ha fatto registrare da febbraio 200 pazienti – 170 del territorio – e 18 decessi.
Lo “smantellamento” del reparto, insomma, sembra proseguire spedito nonostante l’atto aziendale in approvazione preveda 30 posti fra pneumologia, terapie sub-intensive respiratorie e riabilitazione cardio-polmonare. È una delle eterne contraddizioni ospedaliere: si prevedono posti letto sulla carta già privi del personale assunto appositamente e dirottato in altri reparti. Insomma, l’eterna coperta corta di un servizio sanitario sempre più a pezzi. (l.latella@corrierecal.it)
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