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Decreto Calabria, Granato: «I commissariamenti hanno aggravato la situazione»

Interrogazione della senatrice di Alternativa C’è per sapere le intenzioni del Governo per contribuire al risanamento effettivo della sanità calabrese

Pubblicato il: 02/08/2021 – 11:15
Decreto Calabria, Granato: «I commissariamenti hanno aggravato la situazione»

ROMA «Dopo aver interrogato Speranza e Draghi sul mancato raggiungimento dei Livelli Essenziali di Assistenza in Calabria (125 anziché 160) un mese fa, ho presentato un’altra interrogazione il 29 luglio in cui ho chiesto di sapere quali siano le intenzioni del Governo per contribuire al risanamento effettivo della sanità calabrese». Lo sostiene in una nota la senatrice Bianca Laura Granato.
«L’interrogazione – spiega – ha preso spunto dalle gravi carenze nell’attivazione del potere sostitutivo evidenziate dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 168 del 2021. L’obiettivo del commissariamento doveva essere quello di giungere al più presto all’erogazione di servizi ai cittadini confacenti ai principi costituzionali di uguaglianza e buon andamento nel settore sanitario. Ma, alla luce della decisione della Corte costituzionale che nella sentenza n. 168 del 2021 ha dichiarato l’illegittimità di alcune parti del Decreto Calabria 2 (decreto-legge 10 novembre 2020, n. 150 all’articolo 1, comma 2), recante misure urgenti per il rilancio del servizio sanitario della regione Calabria, bisogna “adeguare ” i contenuti di quel decreto, in particolare nella parte in cui non prevede che al prevalente fabbisogno della struttura commissariale provveda direttamente lo Stato e nella parte in cui, quel contingente di 25 unità di personale che la Regione doveva mettere a disposizione del Commissario costituisca un massimo e non un minimo».
«Finalmente – prosegue la senatrice – la giurisprudenza della Corte stabilisce una modalità efficace di commissariamento che è quella che sia lo Stato a sostituire l’intera struttura del dipartimento della salute, con un massimo di 25 unità messe a disposizione dalla Regione, non che si limiti a imporre un vertice su una struttura che rimanga poi saldamente in mano alla Regione. Secondo i giudici costituzionali si è verificata una situazione paradossale nel commissariamento della sanità calabrese, avendo fatto il Governo, dunque, un uso improprio del potere sostitutivo di cui all’articolo 120 della Costituzione,con l’obiettivo di colmare il grave gap assistenziale evidenziato nella regione Calabria ma senza predisporre i giusti mezzi a superarlo, al punto che nella decisione della Corte si fa riferimento al “carattere della sproporzione” dello strumento attivato attraverso la nomina del commissario ad acta, non assistito da una struttura adeguata. Appare dunque evidente che, sinora, il commissariamento si sia basato su una sostituzione formale e non sostanziale, riservata solamente all’organo di vertice, non avendo affrontato lo Stato, in modo congruo, le inadempienze dell’amministrazione territoriale».
«Infatti i commissariamenti anche ultradecennali – conclude Bianca Laura Granato – con vari commissari governativi in Calabria non hanno mai sortito alcun effetto se non quello di aggravare la situazione del piano di rientro. Perché la Regione non ha mai collaborato con i vari commissari un po’ per incapacità, un po’ per l’intento di consentire al governatore di turno, attraverso il malcontento generato dall’impossibilità di azione efficace del commissario, di rimettere le mani sui soldi della sanità, spesso utilizzati a mo’ di bancomat. Poi chiaramente a questo si aggiunge una certa ignavia da parte di alcuni commissari anche nel mettere in atto i provvedimenti necessari, dato che il decreto Calabria prevede la possibilità di assunzioni fuori dal piano di rientro e una spesa di 60 mln all’anno per questi tre anni (180 mln in tutto), ma ancora non mi risulta che ciò sia avvenuto».

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