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l’omaggio

Il sacrificio di Gennaro Ventura, domani l’inaugurazione di una targa nel centro di Lamezia

Venne ucciso dalla ferocia delle cosca Cannizzaro per vendicare l’arresto di un cugino del boss. Dopo 25 anni la città gli rende omaggio

Pubblicato il: 12/08/2021 – 15:18
di Alessia Truzzolillo
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Il sacrificio di Gennaro Ventura, domani l’inaugurazione di una targa nel centro di Lamezia

LAMEZIA TERME Da domani mattina piazzetta Pietro Ardito a Lamezia Terme avrà due targhe. Alle 10:30, infatti, verrà inaugurata una targa in memoria di Gennaro Ventura, carabiniere in congedo che ha perso la vita per mano della ‘ndrangheta il 16 dicembre 1996, all’età di soli 28 anni. Un omicidio perpetrato semplicemente perché Ventura aveva onorato l’uniforme che indossava contribuendo ad assicurare alla giustizia un rapinatore, Raffaele Rao, cugino dello ‘ndranghetista Domenico Antonio Cannizzaro. I fatti in questione si svolsero a Tivoli, dove Gennaro Ventura prestava servizio e dove si svolse la rapina ai danni di un perito chimico del Tribunale al quale Rao e un suo complice avevano sottratto una ingente quantità di stupefacente. 

Il ritorno e la vendetta

Quando Ventura si congedò dall’arma e tornò a Lamezia riprese l’attività di fotografo insieme al padre. Lo studio si trovava a pochi metri dalla piazzetta che da domani porterà anche la sua targa. Uno studio dal quale si allontanò il 16 dicembre di 25 anni fa per non fare più ritorno tra i propri affetti, attirato in una trappola ordita da Domenico Cannizzaro e portata a compimento da Gennaro Pulice, all’epoca giovanissimo picciotto della cosca. Sarà lo stesso Pulice, divenuto collaboratore di giustizia nel maggio 2015, a svelare ogni retroscena della storia, a raccontare dell’appuntamento-trappola per portare il fotografo in una località di campagna, località Carrà-Volpe, con la scusa di avere trovato dei reperti archeologici, e a confessare l’omicidio con due colpi di pistola calibro 9×19, di cui uno alla testa. Pulice nascose il corpo nel palmeto di un casale abbandonato, dove 12 anni dopo, i poveri resti di Ventura vennero rivenuti, insieme alla sua attrezzatura da fotografo e alla fede nuziale, da un privato che voleva acquistare l’immobile.
Lo scorso otto gennaio la Corte di Cassazione ha confermato al condanna a 30 anni di carcere per il mandante Domenico Cannizzaro mentre Pulice, in qualità di esecutore, è stato condannato a otto anni di reclusione.
Da domani la memoria di Gennaro Ventura, dopo anni di silenzi, se non bugie e vere e proprie illazioni sul suo conto, troverà posto, scolpita nel marmo, nel centro della città. Perché Lamezia non dimentichi il sacrificio di un uomo onesto e di un carabiniere coraggioso. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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