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la conferenza stampa

Autelitano: «Modelli di prevenzione mai accantonati. Arrostito il lavoro di generazioni» – VIDEO

Il presidente dell’Ente Parco Aspromonte replica a Perna: «Ho votato il suo modello nel 2000». Le stime dei danni: «Circa 10mila ettari distrutti»

Pubblicato il: 26/08/2021 – 14:45
di Francesco Donnici
Autelitano: «Modelli di prevenzione mai accantonati. Arrostito il lavoro di generazioni» – VIDEO

REGGIO CALABRIA Quello voluto dal presidente dell’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte, Leo Autelitano è un «momento di chiarezza dopo gli incendi disastrosi avuti a cavallo tra luglio e agosto». La conferenza stampa convocata al Palazzo della Cultura “Pasquino Crupi” di Reggio Calabria questo 26 agosto si poneva l’arduo obiettivo di sedare le polemiche che continuano a infiammare il dibattito anche in queste ore, mentre i roghi risultano ormai spenti e l’aria è intrisa dell’odore della cenere. Rimane da stimare i danni e accertare le responsabilità dei diversi attori in campo. «Il Parco è sotto assedio – scandisce Autelitano – e paradossalmente l’Ente è attaccato dagli amici dell’ambiente, che gli imputano di non aver fatto il possibile. Lo attaccano anche i nemici dell’ambiente, che vorrebbero tutto liberalizzato. Lo attaccano i criminali che appiccano il fuoco».
La parola chiave è prevenzione. Nelle scorse settimane, proprio questo tema aveva scatenato l’affondo degli ex presidenti del Parco, Tonino Perna, oggi vicensindaco di Reggio Calabria, e Alfonso Bombino, che denunciavano l’accantonamento dei così detti “modelli” funzionali appunto alla prevenzione degli incendi boschivi (qui l’approfondimento). “Modelli”, dice oggi Autelitano, non sconfessati o dimenticati negli anni dall’Ente, anzi da lui stesso votati già quando vennero lanciati (con specifica attenzione al modello Perna) quando era ricopriva la carica di consigliere dell’Ente Parco nazionale d’Aspromonte, componente del consiglio direttivo.
«Il giudizio mio è che è un modello come quello disegnato da Perna, che io ho votato, è utile perché il coinvolgimento del territorio porta sempre risultati positivi anche fosse di poco. Proprio per questo tutti dopo di lui lo abbiamo adottato mantenendo lo spirito con cui lo abbiamo sposato. Ma dobbiamo essere seri nel dire che in tempi normali questo produce risultati ma in tempi come quelli dell’emergenza di quest’anno è acqua fresca».

«Non si può parlare di accantonamento dei modelli di prevenzione»

La conferenza stampa non vuol essere «un contraddittorio a distanza col vicesindaco di Reggio Calabria», ribadisce anche a incontro finito. «Quando lui (Tonino Perna, ndr) ha lanciato il “modello” io l’ho votato e con questo spirito è stato mantenuto. Questo significa che non c’è la pregiudiziale verso un modello, ma diversamente bisogna riconoscere che il mutamento delle condizioni e dei tempi oggi porta a fenomeni che non possono essere circoscritti solo con quello». L’attuale presidente dell’Ente rivendica anzi di aver «potenziato il modello rispetto ai tempi di Perna» aumentando le associazioni e «inserendolo via via sempre di più nel piano antincendio regionale di Calabria Verde, al quale il nostro è solo un’appendice».
«Quando vengono messi a paragone due periodi – aggiunge – vanno specificati i dettagli. Se questo periodo lo paragoniamo al triennio dal 1997 al 1999 abbiamo mille e duecento ettari bruciati in tre anni con una media di 400 ettari l’anno mentre la media del professore Perna è di 357 quindi se vogliamo essere precisi esiste una riduzione di 40 ettari l’anno ma non esiste l’abbattimento dell’85%. Questo modello non evita gli incendi, magari lo facesse».

Ancora impossibile una stima puntuale dei danni

«Parliamo di decine di migliaia di ettari bruciati. Sui danni non si può essere leggeri». Non è ancora possibile stabilire una stima puntuale dei danni provocati dal fuoco dentro e fuori dal Parco dell’Aspromonte. «Da una prima ricognizione sommaria – si legge nella relazione – Calabria Verde stima in circa 10mila ettari la superficie bruciata solo in tre comuni. In alcuni, come quello di Roccaforte, quasi il 90% del territorio montano risulta distrutto dagli incendi». Danni di dimensioni indeterminate ma certamente rilevanti come quello che ha coinvolto la grande pineta di località “Acatti”, nel comune di San Luca. «Sono stati rasi al suolo i boschi di pino laricio. – dice Autelitano – Abbiamo arrostito il lavoro di intere generazioni. Siamo riusciti a salvare solo tre gioielli». Tra questi ci sono la faggeta vetusta, di recente riconosciuta patrimonio Unesco, solo lambita dalle fiamme; la quercia millenaria “Demetra”; i boschi di farnetto di Africo antico e i querceti millenari.  
Ma i danni non vanno considerati solo in base al territorio divorato dalle fiamme bensì anche in forma collaterale influendo anche su molteplici attività agricole, di pastorizia e commerciali della zona. «Le comunità dell’area grecanica – continua la relazione – hanno come unica fonte di reddito le attività agricole e la pastorizia». A questo quadro vanno aggiunte le dolorose perdite di vite uname. Veri e propri “omicidi” talvolta provocati dagli autori dei roghi dolosi. «Le vittime stanno nei pianti e nei dolori, ma io ricordo un Aspromonte che piange perché gli esseri viventi non erano solo quelle vittime. Dai miei occhi – afferma il presidente dell’Ente Parco – non svanirà mai il ricordo degli alberi che scoppiavano per il poco calore. Ricordo i morti prima di tutto, persone che conoscevo, ma ricordo anche quell’Inferno».

Responsabilità e competenze dell’Ente Parco

«In questa corsa pazza verso le dimissioni, che superano l’accertamento di eventuali responsabilità, si arriva a un dimissionamento di massa. Qui bisogna ricostruire un quadro di chiarezza per capire come ci si muove su un territorio». Autelitano inizia rispondendo a chi punta il dito o quantomeno chiede conto delle responsabilità commisurate alle competenze dell’Ente Parco rispetto al disastro patito in Aspromonte.
Tra le questioni principali il piano antincendi del Parco, «appendice di quello di Calabria Verde» e la forestazione. «L’applicazione di quanto contenuto nel piano Anticendi boschivi (Aib) del Parco – si legge ancora nelle premesse – ha preso il via con la pubblicazione dell’avviso del 13 maggio 2021 finalizzato all’individuazione delle associazioni cui affidare le 15 zone in cui è stato ripartito l’intero territorio del parco». L’Ente ha in seguito assegnato le aree di intervento alle 12 associazioni che hanno presentato domanda sulla base dell’Avviso pubblico del successivo mese di giugno (contestuale all’avvio del piano Aib regionale). Anche a fronte delle determine successive non vi sarebbe stato «nessun ritardo d’operatività». Più che altro, Autelitano intende sottolineare i compiti delle associazioni coinvolte nel piano Aib del Parco, esclusivamente di «avvistamento, segnalazione, primo intervento e anche spegnimento, con l’obbligo di coordinarsi con gli organi competenti per legge in materia di incendi boschivi». E proprio la legge individua “Calabria Verde” come «unica deputata ad andare sul fronte degli incendi».
Premesso questo, chiede Autelitano, «quali responsabilità ha l’Ente Parco e cosa poteva fare?» Altra questione attiene la forestazione. «Anche in questo caso sono state mosse accuse verso l’Ente Parco di non aver provveduto alla pulizia dei boschi, di non aver attuato opere di forestazione e di strisce tagliafuoco. Purtroppo – rimarca – tutto questo non è di competenza dell’Ente» che al momento può limitarsi «ad una forma passiva, cioè alla concessione di nullaosta e alla prescrizione del rispetto dei vincoli, sui terreni boschivi, che nella quasi totalità sono o di proprietà privata o comunale».
Presente all’incontro anche lo scrittore e profondo conoscitore del territorio aspomontano Gioacchino Criaco, che nei giorni scorsi aveva analizzato la situazione parlando della necessità di ridefinire i poteri dei Parchi. Disamina molto apprezzata da Autelitano: «Ha trattato la questione come se fosse all’interno dell’Ente. Questo non può che rendere onore a una delle intelligenze più vive dell’Aspromonte». (redazione@corrierecal.it)

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