COSENZA Al Tribunale di Cosenza, si è svolta una nuova udienza del processo con rito ordinario scaturito dall’inchiesta “Testa di Serpente”. Il collegio giudicante, presieduto dal presidente Carmen Ciarcia, ha ascoltato le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia: Adolfo Foggetti e Luciano Impieri in merito ai business illeciti della famiglia Abbruzzese, meglio conosciuta come “Banana”. A finire sotto indagine, le consorterie criminali che l’antimafia di Catanzaro ritiene abbiano il controllo dell’area di Cosenza. Nello specifico nelle maglie di Polizia, Guardia di Finanza e Carabinieri, sono finiti il gruppo degli “Zingari” retto proprio dalla famiglia Abbruzzese e gli “Italiani” il cui elemento di spicco è ritenuto Roberto Porcaro. I due gruppi, secondo l’accusa, si ritiene abbiano fatto un patto per spartirsi gli interessi economici presenti nella città attraverso la cessione di sostanze stupefacenti e l’attività delle estorsioni.
Come già aveva avuto modo di asserire nel corso di una precedente deposizione nel processo sulla morte di Luca Bruni, il collaboratore di giustizia Adolfo Foggetti definisce i “Banana” «i numeri uno nello spaccio di eroina». «Per il mercato della droga – ha sostenuto invece il pentito Celestino Abbruzzese – il gruppo aveva un accordo con il gruppo degli “Italiani”. La vendita dell’eroina era esclusiva dei “Banana”, mentre gli altri tipi di droga potevano essere smerciati dagli “Italiani” che rifornivano di cocaina me ed i miei fratelli». Nella prossima udienza è previsto l’ascolto del collaboratore di giustizia Francesco Noblea e Vincenzo De Rose. (f.b.)
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