COSENZA Il voto dei calabresi alle elezioni Regionali e Amministrative è oggetto della tradizionale analisi “a caldo” da parte dell’Osservatorio Politico-Istituzionale del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università della Calabria. Nell’Aula Caldora dell’Università della Calabria, docenti e ricercatori: Domenico Cersosimo, Marino De Luca, Roberto De Luca, Francesco Raniolo e Giovanna Vingelli sciorinano dati e considerazioni sul trend dell’ultima competizione elettorale. A coordinare i lavori il professor Piero Fantozzi. Al seminario hanno partecipato anche la candidata alla Presidenza della Giunta Regionale, Amalia Bruni e la candidata al Consiglio regionale, Anna Falcone.
Il dato (basso) relativo all’affluenza alle urne non sorprende i prof che si mostrano decisamente più interessati ad analizzare il trend relativo alla scarsa alternanza tra le forze in campo. «Negli ultimi 20 anni le elezioni regionali avevano determinato un passaggio dal centrosinistra allargato al centrodestra, questa volta c’è la conferma dell’amministrazione uscente, un dato legato in parte alla scomparsa di Jole Santelli», a dirlo è il professore Francesco Raniolo, docente di Scienza Politica. Si conferma, dunque, lo squilibrio tra chi vince e chi perde dove «il primo stacca di molto il secondo». «In Calabria, aggiunge, per avere un risultato competitivo occorre compiere un salto indietro fino alle Regionali del 2000, quando a contendersi il ruolo da governatore furono Nuccio Fava e Giuseppe Chiaravalloti». Lo scarto oggi si è consolidato.
Raniolo poi si sofferma su due dati particolarmente interessanti dal punto di vista politico. «Il successo di Forza Italia in Calabria – sostiene il docente – è dovuto sicuramente al ruolo di rilievo assunto nel partito degli azzurri dal neo governatore Roberto Occhiuto. Forza Italia dal 2011 è in crisi sia a livello nazionale che nelle Regioni storiche come la Lombardia ma il suo consolidamento nel Mezzogiorno è forte del consenso ottenuto nelle regioni come Sicilia e Calabria». Per Raniolo si deve parlare di «meridionalizzazione di Forza Italia». Un altro dato da considerare è quello dell’affermazione della coalizione di sinistra più o meno radicale che si rivede nei programmi e nella figura di Luigi De Magistris, «non è affatto scontato che in Calabria la sinistra abbia raggiunto il 16%, è un dato quasi anomalo, sicuramente non in linea con i trend medi del resto del Mezzogiorno».
Dalle Regionali, l’analisi si sposta sulle Amministrative. Il dato più evidente è «la sconfitta dei partiti meno moderati, nel 2018 le competizioni elettorali furono segnate dalla protesta del M5s, della Lega o Fdi, la lotta tra populismo identitario e populismo rivendicativo», continua Raniolo che aggiunge: «Oggi l’offerta populista è debole, e nella competizione amministrativa vengono penalizzati i partiti come i Cinquestelle che hanno mostrato difficoltà a governare». La chiosa, il docente la dedica al Covid che ha colpe anche nel dato relativo all’astensionismo» ma che evidentemente ha contribuito «alla fuga dalle urne nelle grandi città come Milano e Bologna. Il virus ha determinato un effetto di “disciplinizzazione” dell’elettorato che ha preferito votare partiti moderati o starsene a casa».
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