CATANZARO Riflessione interna e (probabile) redde rationem rinviati a dopo i ballottaggi. Le elezioni regionali di domenica e lunedì sono state per il Pd un’altra Via Crucis. Prevedibile e anche ampiamente prevista, ma sempre Via Crucis, anche perché il passo indietro rispetto alla tornata del gennaio 2020 è stato evidente, sia come partito sia come coalizione. Al tirar delle somme, il Pd “ufficiale” ha confermato il numero – 5 – di consiglieri regionali che aveva eletto oltre un anno e mezzo fa, ma ha perso due punti percentuali nel voto di lista (oggi il 13,2%, nel 2020 il 15,19, quota che valse ai dem la palma di partito più votato). In più, nel 2020 la lista “satellite” di Dp, nella quale pesò oggettivamente anche il sostegno dell’area di Oliverio, prese il 6,1% e due consiglieri, un “tesoretto” che – come appare lampante – si è disperso nelle urne di domenica e lunedì scorsi. In queste Regionali è evidente che i dem hanno concesso qualcosa alla frammentazione del campo del centrosinistra, cedendo pezzi di consenso sia alla coalizione di de Magistris sia allo stesso Oliverio, a loro volta peraltro sotto le aspettative. In una parola: il saldo per il Pd oggi è abbastanza negativo, anche perché per la seconda volta la strada del civismo non è stata apprezzata dai calabresi, anzi lo è stata forse ancor meno del gennaio 2020: e non a caso già lunedì, “a caldo”, più di un big del Pd si è posto – e ha posto – l’interrogativo se con la candidatura interna a governatore di Nicola Irto la sconfitta sarebbe stata meno netta. Interrogativo destinato a ripresentarsi da qui a una decina di giorni, quando – si fa intendere da ambienti dem – si proverà a fare il punto della situazione.
Per il momento, bocce ferme, nessuna analisi del voto e nessuna riunione ufficiale, perché il Pd vuole attendere l’esito dei ballottaggi a Cosenza e a Siderno, due piazze comunque “contendibili” che potrebbero influire sulla valutazione complessiva della tornata elettorale. Le tossine delle Regionali si faranno comunque sentire, anche se l’unità “elettorale” raggiunta dai dem calabresi prima del voto potrebbe paradossalmente reggere alla prova delle urne, visto che i 5 eletti – i due uscenti Nicola Irto e Mimmo Bevacqua, e le “new entry” Franco Iacucci, Ernesto Alecci e Raffaele Mammoliti – rappresentano praticamente le principali correnti del Nazareno (Irto e Alecci Base Riformista di Lotti e Guerini, Bevacqua l’area di Franceschini e Iacucci e Mammoliti l’area di Orlando). Il problema è sui territori, con alcune realtà – come Catanzaro, ora priva della dirigenza provinciale dopo le dimissioni di Gianluca Cuda, e privo di una rappresentanza istituzionale legata alla città capoluogo, e Crotone – “focolai” di tensioni e malumori.
Un dato però in queste ore sembra “resistere”: come fanno intendere fonti vicine al commissario regionale del Pd Stefano Graziano, il tesseramento online prosegue e la stagione congressuale – dal livello cittadino al provinciale per finire a quello regionale – resta confermata entro la fine dell’anno, del resto lo stesso segretario Enrico Letta ha tracciato questa road map nelle sue due visite calabresi a sostegno della candidatura di Amalia Bruni. Certo bisognerà capire su quali basi e con quali equilibri, perché comunque il campo dem resta caotico, teso e frammentato, e sempre esposto alle critiche e soprattutto al “fuoco amico”, come quello che Oliverio continua a lanciare, anche se i dem “ufficiali” ormai lo considerano fuori dai giochi (e dal partito) a termini di Statuto. (a. cant.)
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