VIBO VALENTIA Francesco Barbieri resta in carcere. A convalidare il fermo di indiziato di delitto – richiesto dal Pm – nei confronti del 20enne di Cessaniti – difeso dall’avvocato Giuseppe Bagnato – è stato il gip del Tribunale di Vibo Valentia, Marina Russo. Per il responsabile del tentato omicidio di Domenico Catania, 32 anni, avvenuto nella notte tra sabato e domenica in pieno centro a Vibo Valentia, la cella del carcere vibonese resterà ancora chiusa.
Nella convalida il gip ha confermato l’impianto accusatorio costruito dalla Procura di Vibo Valentia. Si tratta senza dubbio di «una lite sfociata in una concitata colluttazione tra Catania e Barbieri, con quest’ultimo che prima minaccia il 32enne, poi esplode un colpo di pistola cal. 7.65 che raggiunge la vittima alla spalla destra». A rivelarlo sono state le indagini avviate già dalla notte del 17 ottobre 2021, quando alle 3, è stata segnalata al 112 l’esplosione di un colpo di pistola nei pressi di un noto locale della movida vibonese. Dettagli confermati poi dal personale del 118 dello “Jazzolino”, dalla stessa vittima e da alcune persone presenti durante l’accaduto.
La condotta di Barbieri – scrive ancora il gip – è «inconfutabile alla luce dei filmati estrapolati dal sistema di videosorveglianza». Per il gip non ci sarebbe alcun dubbio sul fatto che l’indagato, nel corso della colluttazione e dopo aver minacciato più volte con la pistola Catania, ha poi realmente esploso un colpo d’arma da fuoco a pochissima distanza, mirando – ravvisa il gip – a punti vitali provocando ferite al torace. Non ha convinto, dunque, la tesi di Barbieri che ha escluso la volontà omicidiaria: a cominciare dall’arma utilizzata, la zona del corpo della vittima raggiunta, la distanza (quasi inesistente). Il 20enne non ha «sparato accidentalmente e solo per difendersi dall’aggressione perché – scrive il gip – ad animare la concitazione sarebbe stato proprio Barbieri, scagliandosi più volte contro Catania, spintonando anche le altre persone presenti, divincolarsi, per aggredire fisicamente la vittima. Il 20enne poi si è dato alla fuga, abbandonando anche la propria auto con la chiave inserita, i documenti e anche il cellulare». L’indagato non è stato poi rintracciato nella propria abitazione, rendendosi irreperibile per quasi 48 ore. C’è poi la «disponibilità illecita» dell’arma anche alla presenza di più persone e un’indole «scarsamente raziocinante» sottolinea il gip, motivando le esigenze cautelari. Intanto la pistola calibro 7.65 non è stata ritrovata. (redazione@corrierecal.it)
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