CATANZARO Una fiorente attività di spaccio di sostanze stupefacenti portata avanti da un gruppo familiare organizzato in modo professionale, in grado di gestire notevoli quantitativi di droga, con base logistica ad Aranceto, quartiere della zona sud di Catanzaro. A capo del gruppo, secondo gli inquirenti, Marco Passalacqua insieme alla compagna, Angela Tropea, entrambi finiti in carcere nell’ambito dell’inchiesta “Drug Family” condotta dalla Procura di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, e che ha portato all’esecuzione di 31 misure cautelari (compreso un minore).
A fornire importanti spunti investigativi, così come è stato riportato nell’ordinanza firmata dal gip Gaia Sorrentino, sono state, ad esempio, le dichiarazioni di un assuntore di droga, in grado di descrivere agli inquirenti le modalità di acquisto della droga e i nomi degli spacciatori. È emerso così un quadro delinquenziale molto preoccupante, ancora più allarmante dopo una serie di episodi e, in particolare, in seguito alla morte per overdose di un giovane tossicodipendente di Reggio Calabria, morto a marzo 2020 al “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro. Il giovane, prima di entrare in coma irreversibile, era però riuscito a rivelare alla sorella di aver acquistato la droga nel quartiere Aranceto. E poi il caso legato ad un altro giovane che, dopo aver corso il pericolo di overdose, ha poi parlato con gli inquirenti, fornendo anche lui dettagli rilevanti. Le intercettazioni, telefoniche e ambientali, hanno fatto il resto insieme alle perquisizioni e ai sequestri che, di volta in volta, hanno interessato i singoli assuntori già osservati mentre si recavano nella palazzine popolari. Dettagli di grande rilevanza investigativa, utili nell’inchiesta scaturita dall’arresto in flagranza di Angela Tropea, trovata in possesso di 17,15 grammi di cocaina.
Le attività investigative hanno trovato riscontro poi anche nelle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia come i già noti Santo Mirarchi e Vincenzo Sestito, rese rispettivamente a luglio 2016 e luglio 2019. Già a luglio 2016, ad esempio, Santo Mirarchi, nel corso dell’interrogatorio, aveva parlato di un gruppo criminale, operante nel capoluogo, coinvolto in affari di droga e composto, tra gli altri, da alcuni appartenenti alla famiglia soprannominata “Coccio d’Olivo”. Sestito, invece, ha fornito un quadro completo sulle dinamiche illegali che caratterizzano la piazza di spaccio del quartiere Aranceto di Catanzaro.
Sestito ha poi ricostruito un episodio risalente al giugno del 2019, mentre scontava i domiciliari. Quel giorno, infatti, ha notato due donne nei pressi del cancello dell’abitazione della sorella, e poi un involucro che, come scoprirà il fratello di Sestito, conteneva 700 grammi di marijuana, 250 grammi di droga conosciuta come “l’eroina di Napoli”, di cui poi si sono impossessati con l’intenzione di rivenderla. Un furto però che non è passato inosservato: qualche giorno dopo Natascia Paparazzo insieme al cognato Damiano Veneziano, si sono introdotti nell’abitazione di Sestito per poi aggredirlo fisicamente davanti al fratello e alla madre. Avendo già ceduto 40 pezzi di eroina, Sestito aveva restituito ai suoi aggressori la rimanente sostanza stupefacente, divenendo poi, di fatto, loro vittima di minacce ed estorsioni.
Nell’elenco dei collaboratori, poi, figura anche Natascia Paparazzo, compagna di Domenico Salvatore Passalacqua che, da marzo 2021, aveva dichiarato agli inquirenti l’intenzione di «cambiare vita, per il bene proprio e dei propri figli, considerando lo stile di vita intrapreso eccessivamente rischioso». La Paparazzo, che poi ha deciso di interrompere la sua collaborazione, ha comunque confermato la radicata attività di spaccio organizzata e promossa dal cognato, Marco Passalacqua, insieme alla compagna, Angela Tropea. «Lo spaccio in via Teano avveniva presso i nostri appartamenti. Abbiamo attraversato fasi alterne, periodi in cui facevamo affari tutti insieme come una “società”, periodi in cui c’erano maggiori rivalità, come nell’ultimo periodo (fine 2020 – inizio 2021) che addirittura mi sono trovata delle palline di droga abbandonate sull’uscio, messe lì apposta per mettermi in pericolo in caso di perquisizioni delle forze dell’ordine, che da noi avvengono quasi ogni giorno». «L’attività di spaccio avveniva senza sosta, tatto il giorno, ventiquattro ore su ventiquattro. Ci dividevamo i turni, di notte e di giorno, e la sostanza da spacciare, al terzo piano si vendeva cocaina, al quarto kobret, o viceversa. I clienti ormai lo sapevano; diversamente, quanto citofonavano, li si indirizzava al piano a seconda della richiesta. E la cessione avveniva sempre dentro casa, si pesava davanti al cliente la sostanza richiesta e poi la si consegnava».
Le dichiarazioni dichiarazioni hanno fornito un quadro chiaro sulle attività di spaccio nel quartiere Aranceto e permesso di ricostruire l’intero organigramma familiare che gestiva lo spaccio, con ai vertici proprio la coppia Passalacqua-Tropea. Ma c’erano anche la sorella Rosella (Ro rò) e il suo compagno, Franco Passalacqua detto “Bis”. E poi il nipote, “Checco” Passalacqua, il fratello Domenico, minore fino al 28 marzo 2020 come Ninetta e Alessia. Oltre alle due coppie, poi, le attività quotidiane di spaccio erano gestite anche da altri due fratelli di Marco Passalacqua, Daniele detto “Lupin” e “Geppetto” ovvero Domenico Salvatore Passalacqua, supportato proprio dalla compagna Natascia Paparazzo. Senza tralasciare le zie paterne, Silvana e Fiorina “Fiora” Passalacqua. (redazione@corrierecal.it)
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