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IL RACCONTO

Riace riabbraccia Lucano. «Un essere umano diventato suo malgrado eroe e martire» – FOTO

Gad Lerner, Alex Zanotelli e circa mille persone tra le luci e i silenzi del borgo. «Quando Viminale e Prefettura chiamavano ho sempre risposto»

Pubblicato il: 07/11/2021 – 10:09
di Francesco Donnici
Riace riabbraccia Lucano. «Un essere umano diventato suo malgrado eroe e martire» – FOTO

RIACE Due sono le cartoline dal borgo di questo 6 novembre e coincidono grossomodo con l’inizio e la fine. Poco prima della partenza del corteo che dal campo sportivo ha condotto le diverse centinaia di partecipanti all’anfiteatro, Mimmo Lucano apriva la fila delle prime persone arrivate. A tenerlo per mano c’era padre Alex Zanotelli, anima dell’iniziativa odierna. Al loro fianco un gruppo di bambini intonava “Bella Ciao”. Sono questi i figli dei «migranti che hanno deciso di rimanere», come dice spesso l’ex sindaco. Giovani sopravvissuti al viaggio via mare o “seconde generazioni” nate e cresciute per le vie del borgo.
Il secondo momento lo si coglie verso la fine della giornata. Sulla gradinata arcobaleno dell’anfiteatro sono rimaste alcune decine di persone. Ad illuminarle c’è solo la luce di un faro puntato sul palco, mentre passano in rassegna gli ultimi interventi di quanti hanno risposto alla “Chiamata alle arti” lanciata nei giorni scorsi. La loro sembra la veglia di chi è consapevole di quello che arriverà. Di quanto dovrà affrontare prima di tutto l’uomo divenuto «suo malgrado – per riprendere le parole di Dario Brunori – un eroe, ma anche un martire».

RIACE NON SI ARRESTA | Il corteo. Riace, 06 novembre 2021

«Questa sentenza ha profondamente colpito Mimmo. – dice padre Zanotelli – sta vivendo un momento molto difficile e la nostra presenza è importante».
Passo dopo passo il corteo diventa sempre più folto. Spuntano i volti dell’ex governatore Mario Oliverio e dell’ex sindaco di Napoli Luigi de Magistris col quale Lucano ha condiviso il percorso delle recenti regionali. Presenti anche alcuni primi cittadini della Piana come Michele Conia, sindaco di Cinquefrondi e Michele Tripodi, fresco di rielezione a Polistena, in rappresentanza del partito. Alla fine saranno circa mille le persone arrivate da diverse parti d’Italia, ma anche da altri paesi europei ed extraeuropei.

Solidarietà e difesa di un’idea

IL CORTEO | Gad Lerner e Luigi de Magistris. Riace, 06 novembre 2021

La solidarietà potrebbe sembrare il senso di questa giornata. Ma c’è qualcosa di più e sta in una domanda retorica rivolta ai presenti da Gad Lerner: «Si può, in Italia, fare accoglienza – essere civili lavorando per l’integrazione – rispettando alla lettera le leggi vigenti?» Dalla platea si leva un coro di “no”. Anche per questo il giornalista la definisce una giornata «di solidarietà con noi stessi: chiunque creda nelle politiche dell’accoglienza non può accettare questa demolizione personale dell’esperienza di Riace».
Prima ancora che contro una sentenza, questo 6 novembre doveva quindi essere presidio dell’idea divenuta “modello”. L’inciso si coglie tra le righe delle impressioni offerte dallo stesso Lucano, condannato dal tribunale di Locri, lo scorso 30 luglio, a 13 anni e 2 mesi di reclusione. Dopo la lettura del dispositivo di primo grado della sentenza “Xenia”, l’ex sindaco si riscopre «preoccupato, perché avevo capito che uno degli obiettivi era quello di delegittimare e criminalizzare la nostra storia, alternativa a quello che stava accadendo in Italia, in Europa, nel mondo».

«Da un lato vedo l’umanità, dall’altro un’onda nera che avanza»

IL DIALOGO CON GAD LERNER | Mimmo Lucano. Riace, 06 novembre 2021

L’accoglienza e lo spopolamento. L’integrazione e la repressione. Le luci e i suoni dall’anfiteatro e il silenzio per le vie del borgo, dove in maniera timida sono semiaperte le porte di due laboratori. Le risposte dal lontano e l’assenza dei giovani.
La Riace di oggi si riscopre raccontata da distonie ed opposti. «Qui io vedo il nucleo centrale di tutta la storia, che poi ha mille sfaccettature» dice Lucano durante il suo dialogo con Gad Lerner.
«Come se si fossero incontrati due pensieri. – aggiunge – Uno è quello dell’umanità e della fraternità; di una comunità che senza pregiudizi si chiede se esista una soluzione al problema delle migrazioni; della democrazia e del rispetto dei diritti umani. L’altra è un’onda nera che avanza in tutto il mondo e umilia chi rivendica diritti umani, libertà e il vero e proprio diritto di esistere».
L’ex sindaco di Riace passa in rassegna, una dopo l’altra, le fattispecie che compongono la sua condanna. E ancora una volta si mette a nudo: «Non provo rancore o odio verso le persone che hanno deciso per la mia vita. Quello che mi fa amarezza è questo tentativo di delegittimazione morale».

«Viminale e prefettura mi chiedevano aiuto. Ho sempre detto di sì»

IL CARTELLO | Dedica a Becky Moses, morta nell’ex baraccopoli di San Ferdinando

«Non voglio privilegi rispetto a tantissime persone che subiscono ingiustizie e non hanno magari la notorietà che ho io. Parlo anche a nome delle persone che hanno subito condanne da questa sentenza». Sedici in tutto. Tra la folla c’è Cosimina Ierinò, ex responsabile del progetto Sprar e Tefahun Lemlem, compagna di Lucano. Anche loro condannate. «L’“associazione a delinquere” non è stata altro che il modello Riace. – dice ancora – Il nostro impegno in un contesto difficilissimo, dove l’accoglienza, nata per una casualità, era diventa l’elemento centrale di tutta la comunità».
«Anche Ministero dell’Interno e Prefettura hanno fatto parte di questa “associazione a delinquere”». Lucano argomenta a fondo l’affermazione già fatta nel corso della precedente manifestazione: «Quando i flussi migratori diventavano consistenti, mi chiedevano aiuto per risolvere il problema. Il 29 agosto del 2008 arrivarono cinque pullman. Fui avvisato tre giorni prima perché c’era emergenza a Lampedusa. Com’era possibile avviare una procedura ad evidenza pubblica in tre giorni?» si chiede Lucano, che poi aggiunge: «Ho sempre detto sì. Finché c’erano case vuote le avrei messe a disposizione. Quello che loro chiamano disordine è stato generato dall’intensità con la quale ci siamo dedicati a questo impegno. Qui c’era il deserto. Lo Stato aveva dato come unica possibilità quella di emigrare e noi abbiamo dato l’indicazione che era fondamentale costruire una fase del “dopo progetto”, con gli stessi soldi adibiti all’accoglienza ordinaria».

Lerner: «La sentenza lancia un messaggio a chi si occupa di immigrazione»

LA PIAZZA | L’anfiteatro arcobaleno durante la conversazione tra Mimmo Lucano e Gad Lerner. Riace, 6 novembre 2021

Sul tavolo anche il tema delle carte d’identità rinnovate in mancanza dei requisiti legali.  Così torna alla mente la storia di Becky Moses. Questo 7 novembre, giorno in cui è prevista un’assemblea per mettere a frutto idee e forze raccolte durante la giornata, inizierà con un tributo alla giovane nigeriana morta carbonizzata nell’ex baraccopoli di San Ferdinando. «Quando ho ripensato a questa storia e al tuo processo – dice Lerner – mi è tornato in mente il processo contro Danilo Dolci», sociologo e attivista siciliano che organizzò lo “sciopero alla rovescia”. «A Danilo Dolci – aggiunge il giornalista – concedettero le attenuanti per alte finalità sociali e morali. Qui a Locri non sono state riconosciute neanche le attenuanti generiche».
Uno spunto che apre ad una serie di valutazioni sul dispositivo del tribunale e sull’operato della procura. «La sentenza – aggiunge Lerner – lancia un messaggio preciso a tutti coloro che si occupano di immigrazione, costretti ad aggirare delle normative fatte apposta per non accogliere». Non solo. «La sentenza ha qualche cosa di calabrese. Come se una parte dei calabresi avesse voluto mandarti a dire: quest’uomo che ha fatto sì che venissero qui intellettuali, registi, personalità dello spettacolo e dell’arte chi si crede di essere in questa nostra terra disgraziata? Torni al posto suo. Facciamo vedere ai calabresi che era soltanto uno che faceva il furbo».

La “Chiamata alle arti”

brunori
LA CHIAMATA ALLE ARTI | Dario Brunori si esibisce con L’uomo nero; Al di là dell’amore; Don Abbondio. Riace, 06 novembre 2021

«Quando quella sentenza è stata letta sono scoppiato a piangere pensando fosse tutto assurdo. Ed è un mondo assurdo». Fin dall’uscita dall’aula del tribunale di Locri padre Zanotelli aveva pensato a questa iniziativa. Così l’aveva ribadita e resa ufficiale dal palco della “marcia della pace” Perugia-Assisi e da lì era diventata “Chiamata alle arti”. «Non è solo Mimmo. Qui c’è una comunità profondamente ferita, che sognava una rinascita. Noi questo non possiamo accettarlo».
«È mai possibile – aggiunge riferendosi alla procura di Locri – che una procura abbia speso due o tre anni per portare in giudizio Mimmo e non per seguire invece il vero obiettivo che è la ‘ndrangheta?»
Dopo il canto di rivolta del missionario comboniano, si susseguono diversi artisti tra struggenti rappresentazioni teatrali e sonate popolari del tempo che fu. A chiudere la serata il contributo video di Roberto Saviano seguito da un monologo di Ascanio Celestini e prima ancora dall’esibizione di Dario Brunori, in arte Brunori Sas. «La solidarietà a Mimmo Lucano – ha detto il cantautore – sembrerebbe scontata, ma di fronte a una sentenza così inverosimile bisognava assolutamente esserci. Anche perché non vogliamo che questo semino che stava dando i primi germogli venga estirpato in maniera così brutale. Dobbiamo combattere con le nostre armi. Ma c’è bisogno di una dose di sano realismo perché, a parte la vicinanza, bisogna fare massa comune per portare avanti un progetto. Altrimenti si rischia di isolare una persona, un essere umano diventato suo malgrado un eroe ma anche un martire». (redazione@corrierecal.it)

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