CROTONE L’Eni dovrà pagare al Comune di Crotone oltre 13 milioni di euro di Imu per le piattaforme a mare che estraggono il metano. Lo ha deciso una sentenza della Commissione tributaria provinciale di Crotone, che ha rigettato il ricorso presentato dall’Eni lo scorso 18 marzo. Le motivazioni della sentenza sono state illustrate, nella tarda mattinata di oggi, in una conferenza stampa che ha visto la partecipazione del sindaco Vincenzo Voce, dell’assessore comunale al Bilancio, Antonio Scandale, e dall’ex assessore Sandro Cretella.
Il Comune aveva chiesto il pagamento dell’Imu, per l’anno 2016, «accertata come dovuta» e l’Eni si era rifiutata di pagare ed ha presentato ricorso alla Commissione tributaria. Secondo l’Eni la richiesta di pagamento dell’Imu per le piattaforme a mare, antistanti la città di Crotone, non era dovuta in quanto «il Comune non aveva legittimazione a chiedere il tributo» in quanto le stesse piattaforme «non rientravano nel suo ambito territoriale» e inoltre «deduceva la non tassabilità delle stesse e rilevava che tra le parti era intervenuto un accordo transattivo che, oltre agli anni già oggetto di controversia, riguardava anche l’anno in esame».
Secondo l’Eni, quindi, l’Imu del 2016 era stata già pagata e rientrava tra le somme versate al Comune.
L’accordo a cui fa riferimento l’Eni è quello sottoscritto dall’amministrazione guidata dal sindaco Ugo Pugliese nel 2018. Come è stato spiegato nel corso della conferenza stampa di questa mattina, invece, la transazione tra l’Eni e l’amministrazione Pugliese riguardava l’Imu dovuta per le annualità comprese tra il 2010 e il 2015. In questo accordo non rientrava, quindi, l’annualità oggetto di ricorso e nemmeno quelle comprese dal 2016 al 2019, che sicuramente saranno oggetto di altre attività giudiziarie. Le annualità successive al 2019 saranno, invece, valutate con una nuova normativa. Il contenzioso, quindi, per il momento riguarda esclusivamente il 2016. Davanti al ricorso dell’Eni «il Comune di Crotone contrastava le eccezioni della ricorrente, confermando la sua potestà impositiva».
Nella sentenza di primo grado la Commissione tributaria ha sottolineato che «l’anno in esame» è successivo a quelli della transazione e non può essere compreso nell’accodo sottoscritto con l’amministrazione Pugliese. In quanto al fatto che le piattaforme per l’estrazione del metano sono a mare non c’è dubbio che le stesse «sono nelle acque territoriali antistanti il comune di Crotone, il quale, quindi, esercita i poteri impositivi».
In sostanza oltre allo Stato anche il Comune ha i poteri sul tratto di mare antistante Crotone. Almeno questo viene evidenziato nel dispositivo della sentenza. Dal 2020 in poi, però, lo Stato sarò l’unico titolare a fare pagare questo genere di tributi. Sarà lo stesso Stato eventualmente a trasmettere ai comuni una parte delle quote incassate.
La sentenza di Crotone impone all’Eni di pagare per l’annualità 2016, ma è quasi certo che il colosso petrolifero presenterà ricorso. Secondo l’amministrazione comunale di Crotone la decisione più saggia da prendere sarebbe quella di avviare una nuova transazione. Converrebbe ad entrambi: all’Eni perché si eviterebbe di pagare tutte le spese accessorie, nel caso la sentenza di secondo grado dovesse confermare il giudizio espresso dalla Commissione tributaria e al Comune in quanto eviterebbe spesi legali e tempi lunghi per incassare le somme. Con la sentenza di primo grado, comunque, il Comune di Crotone potrà subito incassare 2.225.000 euro circa. Nella controversia legale con l’Eni il Comune è stato rappresentato dall’avvocato Salvatore Muleo, docente di diritto tributario, che ha eccetto il compenso minimo previsto decurtato per un terzo. (redazione@corrierecal.it)
x
x