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Il Lamezia Film Fest apre con “La Scuola Cattolica”, il film (censurato) di Mordini

Il regista: «Il mio non è un film sui reati ma sui sentimenti». Franzì: «Il festival quest’anno ha una missione ‘glocal’, dà spazio a culture come l’arbëreshë»

Pubblicato il: 24/11/2021 – 10:50
di Anna Colistra
Il Lamezia Film Fest apre con “La Scuola Cattolica”, il film (censurato) di Mordini

LAMEZIA TERME Comincia con uno dei film più discussi delle ultime settimane il Lamezia International Film Fest, che, giunto alla sua ottava edizione, fino a sabato 27 novembre ospiterà registi, attori, addetti ai lavori e svariate proiezioni dal primo pomeriggio fino a tarda sera al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme. Stefano Mordini, regista de “La Scuola cattolica” uscito di recente nelle sale, è stato ospite della prima giornata del festival. «Se il film si fosse chiamato strage del Circeo al posto di scuola cattolica non sarebbe stato censurato – ha detto Mordini – penso che il titolo abbia infastidito parecchio, ma il mio racconto non mira a colpevolizzare nessuno, neanche i carnefici, tanto meno una forma di educazione o cultura. Il tema centrale – spiega – è l’impunità del maschio che compie una violenza, non c’è nel mio lavoro una pretesa esplicativa, volevo solo documentare una storia vera». Il fatto di cronaca su cui si basa il film – a sua volta tratto dal libro omonimo di Edoardo Albinati – riprende la tragica storia di Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, due studentesse delle superiori, che nel ’75 furono rapite e ripetutamente stuprate e aggredite da loro coetanei di buona famiglia, iscritti, appunto, alla scuola cattolica. Solo Donatella sopravvisse al massacro e poté raccontare quanto accaduto contribuendo all’arresto dei responsabili. Un film che ha come protagonisti degli adolescenti e che è stato girato da adolescenti, ma che la commissione per la classificazione delle opere cinematografiche ha scelto di vietare ai minori di 18 anni. Secondo il regista che ha fatto ricorso al Tar per la rimozione della censura, la scelta potrebbe essere dovuta al forte richiamo (sicuramente provocatorio) del titolo all’educazione cattolica, più che per la crudezza delle scene. Per questa ragione all’incontro col regista sono stati invitati anche studenti e rappresentanti di alcune scuole del Lametino, per aprire il confronto con le generazioni più giovani. Ragazzi che da un lato trovano la censura al cinema su una vicenda di cronaca che ha fatto la storia (anche giuridica) del Paese e dall’altro nel mondo dello streaming hanno a disposizione una serie di prodotti senza alcun filtro, o meglio con «filtri facilmente eludibili» come hanno specificato loro stessi durante il dibattito.
«Il mio non è un film sui reati – ha continuato Mordini spiegando l’idea che l’ha portato a occuparsi del massacro del Circeo – ma sui sentimenti, ho voluto tracciare gli stati d’animo e i comportamenti di quei personaggi e ricostruire la dimensione intima ed emotiva alla base delle azioni dei protagonisti». Una dimensione che per il regista era importante riportare nel mondo attuale dove quel tipo di violenza sulle donne e di comportamenti di sopraffazione continuano a esistere e forse sono addirittura in aumento. «La nostra società nel post pandemia è spaventata proprio come quella di allora – ha commentato – e proprio in questi momenti di crisi che il maschio medio torna ad avere paura e reagisce punendo la madre». Per Mordini gli assassini, prima che figli, o studenti o neofascisti (questa caratteristica degli autori del delitto non viene ripresa nel film) erano maschi che subivano su di sé la cultura machista e agivano in quanto tali: «essere maschio è una malattia incurabile» dice la voce narrante di Albinati in una scena del film, citando il libro, «dovevi essere disposto a tutto per non perdere punti di virilità, se rifiutavi qualsiasi invito venivi segnato per sempre».

Franzì: «E’ una grande emozione riportare il festival del cinema al Grandinetti»

Per il direttore artistico Gian Lorenzo Franzì è una bellissima conquista essere tornati al Grandinetti: «Quando al festival abbiamo ospiti importanti come Stefano Mordini un teatro come questo è uno splendido biglietto da visita per la città». Dopo un lungo periodo di chiusura degli spazi della cultura, che per la città di Lamezia precede i tempi del Covid, lo storico teatro del centro ha riaperto al pubblico e per Franzì questo è stato possibile soprattutto grazie al contributo dell’amministrazione che ha facilitato l’accesso a questi luoghi. «Con una gestione commissariale – ha dichiarato Franzì – immagino che sarebbe stato quasi impossibile organizzare qui il festival, la continuità della location è dovuta a chi nell’amministrazione si è impegnata per mantenere fruibili gli spazi pubblici della città». Quello di Franzì è un festival che fa rete, ad ogni edizione coinvolge associazioni e scuole sia per promuovere la cultura cinematografica che per creare un network tra gli attori della cultura lametina.
Oggi nel cartellone del Lamezia International Film Fest il film premio Oscar Parasite di Bong-Joon-ho che verrà proiettato in lingua originale e Arberia opera prima di Francesca Olivieri sulle minoranze arbereshe ancora presenti in Calabria, Basilicata e Puglia. «Il festival quest’anno – ha concluso Franzì – cerca anche di essere ‘glocal’ ovvero di portare il globale nel locale e allo stesso tempo il locale nel globale come nel caso di Arberia, film su una cultura profondamente radicata e una lingua ancora parlata da circa 100mila persone in Italia, ma che rischia di scomparire».




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