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Catanzaropoli-Multopoli: assolto Abramo, Tallini condannato a un anno e sei mesi

Confermate le richieste dei pm per i due politici. Prosciolti gli ex assessori Lomonaco e Lo Giudice. Comminate pene per i vertici della Municipale

Pubblicato il: 28/01/2022 – 13:33
di Alessia Truzzolillo
Catanzaropoli-Multopoli: assolto Abramo, Tallini condannato a un anno e sei mesi

CATANZARO Cinque condanne, 42 assoluzioni e 3 prescrizioni.
A distanza di cinque anni dall’inizio del processo, e di quasi sette anni dalla chiusura indagini, è stata emessa questa mattina la sentenza riguardo ai procedimenti riuniti denominati Catanzaropoli-Multopoli che vedono coinvolti politici ed ex amministratori della città capoluogo accusati di illeciti nella gestione amministrativa del Comune di Catanzaro.
Condannato il comandante della polizia municipale, Giuseppe Antonio Salerno, 8 mesi (chiesti 3 anni e 6 mesi); il tenente colonnello dei Vigili urbani, Salvatore Tarantino, 3 anni (chiesti 8 anni); Luigi Veraldi, 8 mesi (chiesta l’assoluzione); l’ex consigliere comunale Domenico Tallini, un anno e 6 mesi (così come chiesto dall’accusa); Antimo Paternuosto, un anno (chiesti due anni).
Assolti, perché il fatto non sussiste, il sindaco Sergio Abramo (come chiesto anche dall’accusa), l’ex assessore al Personale Massimo Lomonaco (erano stati chiesti sei anni e 11 mesi di reclusione) e l’ex assessore alla pubblica istruzione Stefania Lo Giudice (chiesti 4 anni).
Peculato, abuso d’ufficio e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale sono alcune delle accuse che, a vario titolo, vengono contestate agli imputati.
Il collegio – Alessandro Bravin presidente, Maria Cristina Flesca e Francesco Illiano a latere – ha concesso a Salerno, Veraldi e Paternuosto la sospensione condizionale della pena e la non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale.

Assoluzioni e prescrizioni

Assolti, perché il fatto non sussiste Vincenzo Lacroce; Massimo Lomonaco; Rocco Cristallo; Luigi Sacco; Luigi Talarico; Stefania Lo Giudice; Paola Rosaria Barbuto; Orlando Nisticò; Adelina Angotti; Ivan L’Arocca; Ubaldo Errigo; Maria Teresa De Masi; Franco Basile; Domenico Amico; Maurizio Valente; Carlo Nisticò; Sergio Abramo; Leonardo Rubino; Alessandro Rubino; Giovanni Rotundo; Ivan Tucci; Roberto Polito; Giuseppe Cardamone; Carolina Ritrovato; Luciano Paparazzo; Pietro Folino; Gianmarco Plastino; Maurizio Rafele; Rita Cavallaro; Francesco Eugenio Giovanni Lorenzo; Raffaele Luigi Riso; Anna Scutieri; Patrizia Verdeoliva; Salvatore Mauro; Giuseppe Curcio; Emilia Laureana; Salvatore Megna.
Assolti per non aver commesso il fatto, Umberto Raimondo e Antonio Celi.
Per tre imputati è intervenuta la prescrizione: Francesco Pellegrino; Rosario Lostumbo e Pasqualina Usai.
Nel collegio difensivo, tra gli altri, gli avvocati Nicola Cantafora, Massimo Scuteri, Antonio Lomonaco, Francesco Iacopino, Gianni Russano, Carlo Petitto, Saverio Loiero, Vittoria Aversa, Sabrina Rondinelli, Aldo Casalinuovo.

«Certificata l’assoluta estraneità di Lo Giudice»

«Dopo anni di sofferenze ed un’attenzione mediatica senza precedenti,Stefania Lo Giudice esce a testa alta dalla vicenda giudiziaria – Multopoli e Catanzaropoli – che l’ha riguardata». A sostenerlo il suo difensore, l’avvocato Nunzio Raimondi, che in questi lunghi anni ha sempre creduto nella sua innocenza e ne ha sostenuto le ragioni dinanzi al Tribunale di Catanzaro. «L’assoluzione con la formula perché il fatto non sussiste – ha proseguito Raimondi – non dimostra soltanto l’assoluta estraneità di Lo Giudice a tutti gli addebiti formulati nei Suoi confronti dalla Procura di Catanzaro, ma ancora una volta ne certifica l’operato di Amministratore competente,onesto e corretto»
«Soltanto dispiace dover prendere atto, a distanza di così tanto tempo,che l’uscita dal circuito politico di una persona perbene che nulla aveva compiuto di illecito, è stata provocata da un’iniziativa giudiziaria azzardata alla quale non è seguita una reazione adeguata della politica. Infine – ha concluso il difensore – occorre mettere in evidenza la dignità con la quale Lo Giudice si è difesa da accuse ritenute oggi completamente infondate da giudici terzi e quanto la stessa,pur nella sofferenza provocata dalle gravi accuse mossele,abbia saputo attendere l’esito del processo con la sicurezza di chi ha la coscienza a posto».

Lomonaco: «Accuse contro di me totalmente infondate»

«In questi 10 anni di calvario, di grande sofferenza personale e familiare, amplificata da una mortificante sovraesposizione mediatica, che ha inciso anche sul mio percorso politico, non ho mai smesso di credere nella giustizia. Sono sempre stato convinto che, alla fine del processo, nel quale ho potuto esercitare i miei diritti di difesa, la verità sarebbe stata accertata, nonostante sia stato sottoposto a intercettazioni illegittime – per come attestato dai Giudici – e nonostante sia stato destinatario di una richiesta di condanna severissima. Oggi, finalmente, il Tribunale ha affermato che i gravi fatti dei quali sono stato accusato non sussistono e, dunque, le pesanti accuse che mi sono state mosse si sono rivelate totalmente infondate. Questo esito tranciante, che non lascia spazio ad ambiguità (sono stato riconosciuto innocente senza se e senza ma), mi ripaga di tutta la fatica maturata in questo lungo calvario giudiziario. Desidero ringraziare la mia famiglia, per la vicinanza che mi ha sempre assicurato, e i miei avvocati, Salvatore Staiano, Francesco Iacopino e Antonio Lomonaco, che si sono spesi senza riserva perché potessi conseguire l’odierno risultato pienamente liberatorio».

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