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Dal nazionale

Giustizia, passa all’unanimità la riforma del Csm

Il Consiglio dei ministri ha approvato il pacchetto di modifiche all’organo di autotutela dei magistrati. Draghi: «Dibattito ricco»

Pubblicato il: 11/02/2022 – 16:50

ROMA Il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario con le norme sullo stop alle porte girevoli.
Via libera all’unanimità al pacchetto di ritocchi messo a punto dalla ministra Marta Cartabia alla riforma del Csm. Assente la ministra di Italia Viva Elena Bonetti, impegnata a Expo Dubai. 

Draghi: «C’è stata una discussione ricca»

«È stata una discussione ricchissima e anche molto condivisa grazie anche alle numerose interazioni con i partiti e il ministro Cartabia e il sottosegretario Garofoli», ha detto il premier Mario Draghi in conferenza stampa. «C’è stata condivisione della riforma e delimitazione delle aree con differenze di vedute e impegno ad adoperarsi con i capigruppo per avere priorità assoluta in parlamento entro l’elezione del nuovo Csm». «Ci sono delle differenze di opinioni che sono rimaste. È stato possibile modificare molto marginalmente il testo, ma c’è l’impegno corale a superarle e a raggiungere questo risultato in tempi utili per l’elezione del prossimo consiglio».
Nel corso del Consiglio dei ministri, ha detto Draghi, «c’è stata questa consapevolezza della necessità di un pieno coinvolgimento delle forze politiche. Quindi niente tentativi di imporre la fiducia. E’ un provvedimento di portata tale che necessita di questa apertura». Il premier ha aggiunto che c’è stato l’impegno «di tutti ministri a sostenere con i propri partiti questa riforma».

Cartabia: «Riforma ineludibile»

«La riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm era ineludibile per la scadenza a luglio del Consiglio ora in carica, ma anche per accompagnare la magistratura in un percorso di recupero della piena fiducia e credibilità». Lo ha detto il ministro della Giustizia Marta Cartabia in conferenza stampa a palazzo Chigi.

Le reazioni

«Quanto approvato dal Consiglio dei Ministri di oggi in materia di riforma della Giustizia è solo un punto di partenza – ha detto la senatrice Giulia Bongiorno, responsabile del Dipartimento Giustizia della Lega -. Il testo dovrà essere migliorato in Parlamento, così come assicurato dal premier Mario Draghi, ma un cambiamento radicale sarà possibile solo grazie ai referendum».
«La riforma del Csm portata in Cdm ritorna al testo dell’ex ministro Bonafede e contiene quel fondamentale principio che abbiamo sempre sostenuto: lo ‘stop’ alle porte girevoli fra politica e magistratura senza eccezioni. Esamineremo il testo in Parlamento, con l’auspicio di approvarlo definitivamente prima del rinnovo delle cariche al Csm, ma intanto possiamo dirci soddisfatti». Così fonti del MoVimento 5 stelle al termine del Cdm che ha varato la riforma sull’organo di autogoverno della magistratura.

Stop al rientro in magistratura dopo cariche politiche elettive

Secondo quanto prevede la riforma del Csm varata dal Consiglio dei ministri, i magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari che hanno ricoperto cariche politiche elettive (da parlamentare nazionale ed europeo, consigliere e presidente di giunta regionale, a consigliere comunale e sindaco) al termine del mandato «sono collocati in posizione di fuori ruolo presso il ministero di appartenenza oppure, per i magistrati amministrativi e contabili, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, ovvero sono destinati allo svolgimento di attività non direttamente giurisdizionali, né giudicanti né requirenti».

E sospensione per tre anni per chi ha rivestito incarichi

I magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari che hanno solto incarichi apicali nei ministeri o incarichi di governo non elettivi (capi di gabinetto, segretari generali presso i ministeri o ai capi dipartimento), al termine di queste esperienze per tre anni non potranno svolgere funzioni giurisdizionali, prevede sempre la bozza. La loro destinazione sarà individuata dai rispettivi organi di autogoverno. La stessa disciplina si applicherà ai magistrati che si sono candidati in politica ma non sono stati eletti.

Cambia il sistema elettorale

Un sistema elettorale misto, basato su collegi binominali, che eleggono cioè ciascuno due componenti del CSM, ma che prevede anche una distribuzione proporzionale di 5 seggi a livello nazionale, è quello indicato nella bozza della riforma del Csm. Non sono previste liste, ma candidature individuali. I componenti del Csm tornano come in passato a 30: 20 togati e 10 laici.
Poi ancora: nel sistema elettorale misto previsto per il Csm trova spazio anche il sorteggio. Servirà ad assicurare che in ogni collegio binominale sia raggiunto il minimo previsto di 6 candidati e per riequilibrare le candidature del genere meno rappresentato.
La riforma introduce anche il voto degli avvocati nei consigli giudiziari sulle valutazioni di professionalità dei magistrati ma solo in un caso: quando cioè il Consiglio dell’Ordine abbia fatto una segnalazione formale di comportamenti scorretti da parte del magistrato che si deve valutare. In questi casi il voto degli avvocati presenti nei Consigli giudiziari sarà unitario.

I magistrati non potranno più avere doppia funzione

Mai più magistrati che svolgono in contemporanea funzioni giurisdizionali e incarichi politici, anche se in un territorio diverso. La riforma del Csm introduce il divieto di esercitare funzioni di giudice o pm mentre si ricoprono incarichi elettivi e governativi. Divieto che vale sia per cariche elettive nazionali e locali, sia per incarichi di governo a tutti i livelli. La norma era stata annunciata dalla ministra Cartabia nei mesi scorsi quando si era aperto un dibattito sul caso di Catello Maresca, consigliere comunale a Napoli e contemporaneamente giudice a Campobasso

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