LAMEZIA TERME È stato rinviato a giudizio dal gip di Lamezia Terme, Emma Sonni, Stefano Casale, imprenditore cosentino accusato di due casi di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Secondo l’accusa, retta in aula dal pm Santo Melidona, Casale da giugno 2019 ad agosto 2020 avrebbe impiegato manodopera per lo svolgimento dell’attività della sua azienda, sottoponendo due dipendenti a condizioni di sfruttamento, corrispondendo loro retribuzioni in modo palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali, violando la normativa relativa all’orario di lavoro e approfittando del loro stato di bisogno.
L’azienda era una ditta di autonoleggio nella quale le due parti offese, due donne oggi costituite parte civile, sarebbero state impiegate in nero con una retribuzione di 600 euro per sei ore di lavoro giornaliere per sei giorni a settimana. Un impiego scoperto, secondo l’accusa, da ogni forma di previdenza. Le due donne sarebbero state costrette a rinunciare alle ferie e al tfr. Le dipendenti hanno sporto denuncia alla Guardia di finanza di Lamezia Terme che ha svolto le indagini preliminari nel corso delle quali Casale era stato raggiunto da un provvedimento di sequestro della somma di 50mila euro, adottato dal Tribunale su richiesta della Procura guidata da Salvatore Curcio. Per l’imputato l’udienza davanti al Tribunale collegiale avrà inizio il prossimo 12 maggio. Le due parti civili sono rappresentate dall’avvocato Antonio Muscimarro e dall’avvocato Alessandro Ferrise. Caserta è difeso dall’avvocato Chiara Penna. (ale. tru.)
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