ROMA Merci e armi: la mafia fiuta nuovi affari sul sangue delle vittime della guerra. Crisi dei mercati e conflitto bellico mettono in allarme le sentinelle dell’Antimafia, che mettono in guardia dal rischio che i clan sfruttino «la speculazione dei prezzi attraverso prodotti che possono essere più facilmente trovati e sottratti al mercato oppure acquisiscano armi attraverso canali bellici».
L’avvertimento sugli ulteriori rischi derivanti dal dramma che si sta consumando a pochi migliaia di chilometri nel nostro Paese arriva innanzitutto dal Procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho: «La guerra in Ucraina determinerà profili di operatività della criminalità organizzata, che di certo non dovrà rispettare i canali bancari per le proprie liquidità». Una situazione ideale che per le cosche, che con i loro mercati paralleli superano qualsiasi sanzione, blocco e controllo delle autorità internazionali. «Ogni volta che c’è un’emergenza le mafie tentano di sfruttare i canali in cui potersi infiltrare e trarne profitti, un meccanismo di vantaggio per le mafie che si è replicato e che nella storia giudiziaria è stato ripetutamente rilevato», aggiunge de Raho, che ricorda un episodio di oltre trent’anni fa, quando dopo un evento come la caduta del muro di Berlino, fece riflettere quell’intercettazione tra mafiosi in cui uno diceva all’altro: «Vai a comprare tutto quello che puoi». “Kaufen” (comprare, ndr) fu il mantra della ‘ndrangheta affarista in terra tedesca subito dopo la caduta del muro e oggi le coordinate degli investimenti si spostano soltanto di qualche migliaio di chilometri ad est.
Secondo una stima elaborata dall’agenzia di comunicazione di Klaus Davi per uno studio sui fatturati di guerra nei territori ucraini, nei prossimi cinque anni la ‘ndrangheta sarà tra le mafie quella che guadagnerà di più con un +15% del fatturato ricavato complessivo, soprattutto grazie al traffico di armi valutato da Europol attualmente attorno al miliardo. Il traffico di droga complessivo, valutato attualmente dall'”Osservatorio Emccda” solo in Europa attorno ai 30 miliardi, frutterà soltanto alle organizzazioni criminali calabresi due miliardi di euro in più, pari a un +12% del fatturato specifico. Quanto all’edilizia, dove non esistono stime ufficiali per la mancata cooperazione degli stati interessati, si stima un +7% pari a poco meno di un miliardo.
La ‘ndrangheta guadagnerà anche grazie agli investimenti finanziari “legali” con un +5% di introiti stimabili attorno ai 2 miliardi di euro. Il business dell’energia (gas, oleodotti) frutterà la stessa cifra e un netto incremento nel settore specifico del 12%. E dopo il business del caos, le cosche saranno pronte anche al dopoguerra, con la ricostruzione e tutti i tentativi di infiltrazione. (ansa)
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