«Santa Chiara, ropp’arrubbata, facetter ‘e porte ‘e fierro». Il detto è napoletano, ma per lungo tempo è stato adottato dai catanzaresi perché il locale municipio si chiamava Palazzo Santa Chiara. Poi ha cambiato nome in Palazzo De Nobili e, quindi, s’è perso l’uso dell’adagio. Il significato è semplice: intervenire quando è troppo tardi.
L’apologo si adatta alle vicende terrene del Partito democratico che, essendo l’unico partito che possiede un briciolo di regole e, quindi di democrazia, si muove, suo malgrado, come un pachiderma, anche ora che è prosciugato.
Per le cose correnti qualche volpe ha commentato, «tanto valeva tenersi Graziano». In realtà le cose sono più complicate. Di chi è la colpa se, per l’elezione del futuro sindaco di Catanzaro, il centrosinistra aveva, sulla carta, tre candidati? Il destino, che è sempre cinico e baro, come diceva qualcuno, ha voluto così. Il cosiddetto “civismo”, che non deve rendere conto a nessuno del suo operato, è stato più svelto e ha creato una situazione asimmetrica, mischiando le carte.
Per dipanare la matassa è sceso Francesco Boccia, nella parte, a sua insaputa, di postulatore di Santa Chiara, ma anche di incontri fuori spartito. Però, invece di spiegare la sconfitta alla provincia di Cosenza, ha cercato di lenire il pateracchio di Catanzaro.
Dall’altro versante Tallini fa una selezionata chiamata di correo. Insomma, si prospettano giorni caldi. Caldissimi. Vampate di calore a 3mila gradi Fahrenheit, per dirla alla Fantozzi.
*giornalista
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