PAOLA Le telecamere di Mediaset arrivano a Paola, in provincia di Cosenza, non in un giorno qualunque. Il 2 aprile è infatti il giorno della celebrazione di San Francesco, patrono della Calabria. Roberto Giacobbo e gli operatori di “Freedom” ne riscoprono le origini leggendarie e i miracoli che nel tempo hanno distinto questa figura, «uno dei sette guaritori più importanti della Chiesa».
Il viaggio parte proprio dal secolare castagno piantato dallo stesso San Francesco, «vissuto 90 anni in un periodo non facile» ed arriva al santuario di Paola.
Francesco nasce a Paola nel 1416 da genitori «avanti con l’età, che avevano chiesto una grazia a San Francesco d’Assisi» da cui prenderà il nome. Dopo pochi anni rischia di perdere la vista e i genitori chiedono un’altra “grazia”. Il bambino indossa per un anno il saio dei frati francescani e la storia inizia da lì. «Straordinari sono i miracoli che gli vengono attribuiti», ricorda Giacobbo, che si sofferma in primis sulla “pietra della guarigione” e la “fonte della cucchiarella” «nata con un tocco del bastone di San Francesco». «I francesi decisero di svuotarla chiudendo tutti i muri e quando si ritirarono la fonte tornò a sgorgare». Così è anche per la bomba inesplosa, che viene considerata un «miracolo postumo» del Santo. L’ordigno piovuto sul santuario non esplose e gli artificieri lo ritennero comunque perfettamente funzionante. O per l’agnellino “Martinello”, tornato alla vita dalle fiamme della fornace dopo il richiamo del Santo.
Herbert Benson, professore di Harvard sostiene che fede e scienza possono unirsi, come evidenzia anche Luciano Bernardi, professore di Medicina all’Università di Helsinki, in Finlandia: «Se mettiamo insieme un gruppo di persone e facciamo fare loro un compito comune (come può essere la preghiera, ndr) abbiamo anche un sincronismo dell’atteggiamento mentale, quello che oggi chiamiamo empatia, e può aiutare il ciclo cardio-respiratorio». Giacobbo decide così di addentrarsi nel “romitorio”, luogo dove San Francesco visse da eremita. «In questo luogo preghiamo ognuno personalmente per ritrovare lo spirito delle origini in un momento di solitudine e comunione profonda coi fratelli», dice uno dei frati del santuario.
Il luogo sotterraneo venne dapprima scavato come grotta dallo stesso Francesco e poi, man mano che si infoltiva il numero dei seguaci, venne ingrandito. Francesco lasciò la Calabria per andare in Francia a 66 anni, ma vivrà ancora a lungo. Giacobbo indaga il nesso tra la longevità e lo stile di vita degli eremiti, «che pregavano tantissimo ed avevano un particolarissimo regime alimentare». Ma «per alcuni anche il silenzio, il mantenere intorno a sé un’aura di pace può aiutare». Poco prima, Francesco era partito alla volta di Roma dove incontrerà il Papa. «E proprio un Papa lo farà diventare Santo appena 12 anni dopo la sua morte». In quell’occasione, Francesco incontra anche Lorenzo il Magnifico e i suoi figli tra cui Giovanni, che sarebbe diventato Papa Leone X, il Papa che lo farà Santo. «Il bambino di appena 7 anni bacerà la mano a Francesco», che gli predirà il comune destino.
San Francesco muore in Francia, dove viene sepolto. Era il 13 aprile 1562 quando gli “ugonotti” decisero di profanare la sua tomba trovando all’interno il corpo incorrotto. «Provarono a dargli fuoco, ma il fuoco non attecchì finché sulla catasta non venne buttata anche una croce», dice il mito. Non esiste oggi un corpo di Francesco, ma solo delle reliquie. Alla sua terra, la Calabria, vennero restituiti solo un dente e alcuni frammenti di ossa custoditi oggi nel santuario di Paola così come gli zoccoli, un libro, lo scapolare col cappuccio e il suo mantello. (redazione@corrierecal.it)
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