COSENZA L’Associazione per i diritti umani Yairaiha ha reso noto che a un detenuto della casa circondariale di Cosenza, è stato negato il permesso premio per assistere la madre, gravissima malata oncologica, nelle sue ultime ore di vita e che in seguito, non sarebbe stata data nemmeno risposta all’ istanza presentata per partecipare al funerale. Francesco M., scrive due lettere all’associazione cui sottopone il suo caso. Le missive sono state pubblicate dal quotidiano il Dubbio. «Sono recluso nel carcere di Cosenza e il mio fine pena è ottobre 2022. Purtroppo, giorno 8 maggio, mia madre è morta; era affetta da un tumore maligno al fegato e malgrado avessi mandato la richiesta per un permesso premio per starle vicino nell’ultimo periodo della sua vita, mi è stato rigettato e giorno 8 maggio, intorno alle 19.00, mi viene data la notizia da un ispettore di sorveglianza che mia madre è morta. L’unica cosa che mi è stata data è stata il giorno dopo poterla vedere dentro una cassa da morto con una videochiamata! Ho presentato la richiesta di permesso di necessità, allegando il certificato di morte di mia madre per poterle dare l’ultimo saluto al suo funerale ma neanche questo mi è stato concesso dal magistrato di sorveglianza che non si è degnato nemmeno di rispondere. Non esiste tortura peggiore che vedere tua madre morta in videochiamata mentre sei chiuso tra quattro mura e non puoi darle l’ultimo saluto. .
«Non abbiamo sufficienti elementi per entrare nel merito delle valutazioni del magistrato, ma dobbiamo rilevare che siamo davanti ad un fatto eccezionale e particolarmente grave, con un impatto severo sulla vicenda umana del detenuto e sul grado di umanità della detenzione. L’eventuale richiamo alle esigenze di sicurezza pubblica non può impedire la possibilità di fruire di un permesso in circostanze drammatiche della vita familiare, potendo, peraltro ai sensi di legge essere fruito con ogni cautela», scrive in una nota la Federazione provinciale del Partito Democratico di Cosenza. Che annuncia la volontà di rivolgersi al Magistrato Dirigente dell’Ufficio di Sorveglianza di Cosenza, Marrazzo, «per chiedere l’apertura di un’indagine interna in merito ai fatti denunciati dall’Associazione Yairaiha. Ci riserviamo inoltre di valutare insieme ai rappresentanti istituzionali del Partito democratico eventuali atti di sindacato ispettivo».
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