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Relazioni “pericolose” degli amministratori e illegittimità gestionali: la ‘ndrangheta si era presa il Comune di Portigliola

Le motivazioni dello scioglimento del Municipio nel Reggino per infiltrazioni mafiose: sotto la lente del Viminale il ruolo del sindaco

Pubblicato il: 25/06/2022 – 15:07
Relazioni “pericolose” degli amministratori e illegittimità gestionali: la ‘ndrangheta si era presa il Comune di Portigliola

PORTIGLIOLA Le relazioni “pericolose” del sindaco, descritto come un vero e proprio “monarca”, e del vicesindaco, e poi un complessivo «quadro di illegittimità e irregolarità amministrative», il tutto a connotare «forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che compromettono la libera determinazione e l’imparzialità degli organi elettivi, il buon andamento dell’amministrazione e il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per l’ordine e la sicurezza pubblica». Sono queste alcune delle motivazioni sulla base delle quali il ministro dell’Interno Lamorgese ha chiesto e ottenuto lo scioglimento del Comune di Portigliola, in provincia di Reggio Calabria, per presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta: il decreto di scioglimento è stato adottato dal presidente della Repubblica. Il provvedimento presidenziale si fonda sulla relazione del Viminale, a sua volta ispirata dalle risultanze della commissione d’accesso insediata dalla prefettura reggina nel Comune di Portigliola, risultanze che inoltre citano anche gli esiti dell’operazione “Mandamento Ionico”, che – si legge nella relazione del ministero dell’Interno – ha «disvelato la “geografia” criminale reggina nella quale è pienamente inserita la “locale di Portigliola”».

«Frequentazioni con soggetti controindicati»

La relazione del Viminale anzitutto spiega: «Il prefetto di Reggio Calabria evidenzia una sostanziale continuità amministrativa tra la compagine attualmente in carica, eletta all’esito della tornata del giugno 2017 e le precedenti, atteso che il sindaco attuale (Rocco Luglio, ndr) è al suo secondo mandato, avendo precedentemente ricoperto la carica di consigliere comunale nelle consiliature del 1995 e del 2007, mentre la quasi totalità dei componenti l’attuale civico consesso era già presente nel precedente consiglio comunale. Oltre alla preponderante e perdurante presenza degli stessi amministratori il prefetto di Reggio Calabria sottolinea che nei confronti di alcuni di essi si annoverano precedenti di polizia oltreché frequentazioni e rapporti parentali con la delinquenza locale o con affiliati a clan mafiosi, tra i quali viene evidenziata la posizione di un assessore e di un vicesindaco, entrambi surrogati nell’anno 2019». In particolare – si legge sempre nella relazione ministeriale – «nei confronti dello stesso primo cittadino di Portigliola e di altri dipendenti comunali è attualmente pendente un procedimento penale per i reati di abuso d’ufficio e rifiuto di atti d’ufficio. La relativa indagine giudiziaria che ha preso avvio da una vicenda amministrativa relativa alla gestione di uno stabilimento balneare ha fatto emergere che il primo cittadino e i suoi collaboratori avrebbero posto in essere reiterati comportamenti illeciti volti a far decadere, illegittimamente, l’intestatario della concessione demaniale impedendo la gestione delle attività dello stabilimento balneare e procurando allo stesso un danno ingiusto. Vengono inoltre segnalate, nei riguardi del primo cittadino, frequentazioni con soggetti controindicati, uno dei quali è anagraficamente residente presso una abitazione di proprietà del coniuge del predetto amministratore, di fatto domiciliato presso l’abitazione principale del vicesindaco, e che risulta aver ricoperto fino a qualche giorno prima dell’insediamento della commissione di accesso la carica di presidente del consiglio di amministrazione di una cooperativa destinataria di numerosi affidamenti comunali. Peraltro, il predetto soggetto controindicato dichiara di essere stato sempre ospite a casa del vicesindaco. Controindicazioni di analogo tenore vengono inoltre segnalate anche per l’attuale vicesindaco che risulta avere stretti legami familiari con appartenenti a consorterie mafiose… Riguardo a questo ultimo amministratore, nella relazione prefettizia viene riferito che l’attuale vicesindaco, durante le consultazioni amministrative del 2017, nel corso di un diverbio, avrebbe aggredito e ferito un rivale elettorale e ciò – sottolinea il prefetto – testimonia il clima “di violenza e di intimidazione” nel quale si sarebbero svolte le elezioni comunali. Analoghi pregiudizi e frequentazioni con malavitosi, che connotano la peculiarità del locale contesto ambientale, vengono rilevati anche nei riguardi di altri due amministratori, nonché di numerosi dipendenti comunali, taluni dei quali con gravi precedenti penali ed uno attualmente sottoposto alla misura della sorveglianza, speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno».

«Procedure approssimative all’ufficio tecnico»

Ma la relazione del Viminale non si ferma qui. «Gli esiti dell’attività ispettiva hanno disvelato un vero e proprio modus operandi dell’amministrazione comunale caratterizzato da procedure irregolari nell’espletamento dei pubblici affidamenti, avendo riscontrato dalla verifica delle deliberazioni consiliari e di giunta, nonché dal contenuto delle determine dirigenziali emesse dall’ente locale dal giugno 2017, molteplici anomalie e prassi illegittime tra le quali si segnalano, solo a titolo esemplificativo, l’assenza di ricerche di mercato per la selezione delle imprese affidatarie, l’acquisizione di un unico preventivo, la mancanza di adeguata motivazione a supporto del ricorso all’affidamento pubblico diretto, la liquidazione del corrispettivo sulla scorta delle sole fatture presentate dalle ditte affidatarie, l’assenza di un atto attestante la regolare esecuzione dei lavori. Inoltre, è stato rilevato che le ditte beneficiarie di affidamenti diretti vengono individuate da un elenco informale in uso all’ufficio tecnico e scelte in maniera estemporanea in base alla loro disponibilità a lavorare per conto del Comune di Portigliola. I controlli della commissione di accesso hanno accertato un utilizzo piuttosto disinvolto e reiterato nel tempo dell’istituto della proroga per estendere la durata di contratti già scaduti, scelte non certamente conformi alla normativa di settore. Tali criticità – osserva il ministro dell’Interno – sono emerse in particolare all’esito delle verifiche disposte presso l’ufficio tecnico, ove sono state riscontrate procedure rivelatesi piuttosto approssimative…».

«Gestione personalistica del Comune»

Nel mirino degli accertamenti comunque c’è soprattutto il primo cittadino di Portigliola: «In tale quadro di illegittimità o di irregolarità amministrative – prosegue la relazione ministeriale – viene a delinearsi la figura del sindaco di Portigliola, le cui funzioni, come riportato nella relazione prefettizia, hanno travalicato la competenze politico amministrative proprie della carica rivestita, riassumendo di fatto nella sua persona la gestione complessiva e personalistica dell’ente locale; a tal fine risultano particolarmente significative le dichiarazioni rese dal vicesindaco e dall’assessore comunale in occasione dell’insediamento dell’organo ispettivo, i quali hanno addirittura riferito di non conoscere le deleghe loro assegnate e di svolgere solo funzioni di rappresentanza». La commissione di accesso prefettizia – spiega poi il Viminale – «si è soffermata in particolare sui numerosi lavori e servizi assegnati dal Comune ad una società cooperativa che è stata amministrata fino a cinque giorni prima dell’insediamento dell’organo ispettivo da un soggetto controindicato ospitato presso abitazioni nella disponibilità del sindaco e del vicesindaco… Ennesima circostanza che conferma la sussistenza di cointeressenze tra il primo cittadino e soggetti controindicati è attestata dal fatto che la sede legale della società cooperativa, costituita nel febbraio 2011, corrisponde all’indirizzo di residenza anagrafica del sindaco di Portigliola (posta in un Comune di altra regione) e che il suo primo amministratore unico, restato in carica fino al giugno 2012, sia stato un collaboratore di studio dello stesso primo cittadino. Al riguardo, il prefetto di Reggio Calabria, nel rimarcare la particolare “vicinanza” tra il sindaco e la cooperativa… ha riferito che la stessa società è stata individuata dal Comune di Portigliola come assegnataria di numerosi affidamenti, consistenti in generale in lavori di spazzamento, di pulizia e decespugliamento nel centro abitato, assegnati peraltro in violazione di quanto stabilito dall’art. 36 del decreto legislativo n. 50/2016, sulla base del quale l’affidamento e l’esecuzione di lavori, servizi e forniture aventi un importo inferiore alla soglia comunitaria devono comunque avvenire nel rispetto del principio della rotazione degli inviti in modo da assicurare l’accesso al lavoro a più imprese del territorio». Altre illegittimità registrate dagli ispettori prefettizi al Comune di Portigliola – si legge ancora dalla relazione del Viminale – riguardano «numerosi altri affidamenti ad imprese che sono state poi destinatarie di interdittive antimafia», inoltre vengono riscontrate «criticità circa le capacità dell’ente locale di accertare e riscuotere i tributi locali». Il tutto rivela – conclude il ministro dell’Interno – «una serie di condizionamenti nell’amministrazione comunale di Portigliola, volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilità dell’istituzione locale, nonché il pregiudizio degli interessi della collettività, rendendo necessario l’intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell’ente alla legalità» attraverso lo scioglimento del consiglio comunale di Portigliola. (redazione@corrierecal.it)

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