Mara Venier: «Quando in Calabria mi dimenticarono in albergo durante il Cantagiro»
L’aneddoto della conduttrice nell’intervista-confessione al Corsera. «Un ex compagno mi picchiava, tentò di uccidermi»

ROMA Il lato professionale che cede alla confessione più intima. Mara Venier si racconta ad Alzo Cazzullo sul Corriere della Sera e, nell’intervista in cui racconta per la prima volta le violenze di un suo ex compagno «che ora non c’è più e che ho perdonato», riserva un passaggio leggero a un’esperienza in Calabria.
«Un mio ex compagno mi picchiava. Tentò di uccidermi»
Il colloquio precede l’inizio della 14ª stagione di “Domenica In”. Con il progetto della conduttrice di dare «spazio all’impegno, alle storie importanti, agli argomenti seri». Come la violenza contro le donne. «Nella prima puntata avrò ospite la sorella di Alessandra, la signora di Bologna massacrata a martellate dal compagno più giovane. Una storia terribile di ossessione, di possesso, di libertà negata, di violenza. Io ne so qualcosa». Spiega così di aver «avuto un compagno violento. Molto violento. Mi picchiava. È arrivato a cercare di uccidermi. Mi ha aspettato sotto casa con un coltello. Questa è una cosa che non ho mai raccontato».
«Sono uomini – racconta – che si sentono proprietari del tuo corpo e della tua anima. E ti distruggono. Non soltanto con le botte o con le coltellate. Ti fanno sentire una nullità. Una cosa nelle loro mani. Io ho provato la paura. La paura della violenza fisica, e la paura di sporgere denuncia. Ma ero innamorata, e quando ami non vuoi vedere: l’amore ti porta a giustificare quasi tutto. Fu un grave errore. Alla fine sono stata costretta a denunciare, andavo sul set con due carabinieri di scorta. Ma avrei dovuto interrompere la spirale prima. A lungo è rimasto dentro di me qualcosa di irrisolto: la debolezza, la rabbia, l’incapacità di reagire… Purtroppo noi donne siamo fatte così».
«Quando mi dimenticarono in Calabria ingessata»
C’è anche un passaggio sull’amicizia con Fiorello e un aneddoto che lega la conduttrice alla Calabria. «Siamo rimasti molto vicini. Facemmo il Cantagiro insieme. Io ero caduta — ogni tanto cado rovinosamente — ed ero ingessata. Una sera in Calabria mi dimenticarono in albergo. Mi svegliai da sola: erano andati via tutti». Pure Fiorello. «Gli telefonai in lacrime. Era già all’aeroporto, e tornò indietro a prendermi. Fece duecento chilometri per non lasciarmi. Un gesto che non ho mai dimenticato».