CATANZARO «La leggenda delle ingiuste detenzioni di Catanzaro, per quello che mi riguarda, per il periodo storico in cui ho lavorato, è totalmente falsa». A dirlo il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, che questa mattina ha svelato gli interni degli uffici della nuova Procura del capoluogo calabrese, allestiti a tempi di record – su input dello stesso Gratteri – all’interno dell’ex Convento dell’Osservanza, risalente al ‘400, uno dei siti più belli e suggestivi della città. La nuova struttura si estenderà su tre livelli (piano terra, primo piano e secondo piano) su una superficie di 6000 metri quadri e permetterà di risparmiare circa 1,7 milioni di fitti. Nei giorni scorsi la sede della nuova Procura ha avuto il “battesimo del fuoco” con la conferenza stampa dedicata ai risultati dell’imponente inchiesta anti-‘ndrangheta “Reset”.
Per Gratteri oggi anche l’occasione per soffermarsi su alcuni temi di attualità: «Appena ho confermato che ho fatto domanda per la Procura di Napoli i soliti giornali che si erano un pochettino calmati ultimamente., si sono scatenati con notizie false, hanno iniziato a diffamarmi, a dirmi di tutto, pazienza, sono abituato. Intanto – ha specificato il procuratore di Catanzaro – non lascio niente, sono qua. Penso che la Procura di Napoli si deciderà a dicembre-gennaio, non prima, poi se dovessi andare via lascio un ufficio con dei ragazzi molto motivati, con delle cose belle che stiamo facendo. Non sono più la Cenerentola, è un ufficio molto efficiente, pensate che abbiamo un record: durante il lockdown è stata l’unica Procura d’Italia con il segno positivo, in assoluto, l’unica che ha prodotto di più rispetto a quando non c’era il Covid. Siamo stati – ha quindi aggiunto Gratteri – l’unico ufficio a far lavorare i magistrati e gli impiegati come se il Covid non ci fosse stato: ho seguito le linee guida Inail, – areazione, misurazione della temperatura, croce rossa, sanificazioni fatte – e abbiamo lavorato. Ho detto ai dipendenti che era più facile infettarsi andando al supermercato a fare la spesa che non stando in ufficio. Ho messo quattro Pec – il pubblico non entrava più – e con le Pec comunicavamo con il resto del mondo e la procura ha funzionato. Sono cose di buon senso».
Gratteri ha poi rivendicato i passi avanti datti negli ultimi anni dalla Procura di Catanzaro sul piano del contrasto all’illegalità: pur specificando che «c’è ancora tantissimo da fare qui in Calabria, c’è sempre e tanto da fare, c’è sempre da fare in tutt’Italia, non solo in Calabria», il procuratore ha rimarcato come «di sicuro abbiamo recuperato un po’ di credibilità e di fiducia, in termini percentuali, da parte della gente, c’e molta gente che prima era sconfortata e sfiduciata e ora incomincia a credere».
Ma Gratteri si è anche scagliato contro quanti contestano l’azione sua e della Procura di Catanzaro accusando il magistrato di aver fatto proliferare le ingiuste detenzioni. «È Falso», ha replicato il procuratore. «Racconto un aneddoto, che è anche un fatto importante. Il giorno in cui sono stato sentito dalla Quinta commissione del Csm per la nomina a procuratore nazionale antimafia – ha spiegato Gratteri – preliminarmente ho depositaTo una certificazione, che ho chiesto alla Corte d’appello, dalla quale risulta che dal 16 maggio 2016, cioè da quando io sono a Catanzaro, a oggi, non c’è stata nessuna ingiusta detenzione. quindi tutta questa leggenda delle ingiuste detenzioni di Catanzaro, per quello che mi riguarda, per il periodo storico in cui ho lavorato, è totalmente falsa, e lo dimostrerò, vi darò una copia in cui dimostro che è un falso storico, una leggenda metropolitana. Non esiste una ingiusta detenzione da quando io sono a Catanzaro: 16 maggio 2016 ad oggi. Il resto – ha concluso Gratteri – sono chiacchiere». (redazione@corrierecal.it)
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