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La Provincia di Catanzaro e l’unità del centrodestra nel nome di Mormile “blindato” da Occhiuto

Dietro il trionfo del neo presidente l’asse tra il governatore e Mancuso, rafforzato dalla sinergia con gli altri big. Fiorita penalizzato dal rapporto ondivago con il Pd

Pubblicato il: 30/09/2022 – 7:00
La Provincia di Catanzaro e l’unità del centrodestra nel nome di Mormile “blindato” da Occhiuto

CATANZARO Nella notte elettorale nella Sala Giunta della Provincia di Catanzaro a un certo punto l’immagine si era plasticamente configurata: da un lato un blocco compatto, dall’altro sedie che si svuotavano e spazi che si aprivano. L’immagine era quella di un centrodestra granitico, “muscolare” e sostanzialmente unito, a fronte di un centrosinistra invece pieno di smagliature. E così le elezioni per il nuovo presidente di Palazzo di Vetro non solo hanno decretato la vittoria del sindaco di Soveria Simeri Amedeo Mormile sul sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita ma hanno consolidato il trend inaugurato un anno fa con le Regionali, cristallizzato domenica scorsa con le Politiche e ora concluso con le Provinciali.

Il centrodestra unito e il “sigillo” di Occhiuto

Il dato di estrema e brutale sintesi è che quando il centrodestra non si smarrisce nelle faide interne non c’è francamente partita: sotto questo aspetto le Comunali di giugno a Catanzaro sono state la classica eccezione che conferma la regola. E la regola si è materializzata con la netta affermazione di Mormile, che non è affatto da rubricare come la vittoria di Davide (Mormile in quanto sindaco di un piccolo Comune) su Golia (Fiorita in quanto sindaco della grande città) o come la naturale appendice del vento nazionale (che pure ha inciso per la sua parte, sicuramente, ma non in modo decisivo). Perché – come opportunamente rilevato dallo stesso Fiorita nel commento a caldo del voto di mercoledì sera – Mormile, che peraltro di suo vanta una lunga e conosciuta militanza nel centrodestra catanzarese, in realtà era la punta avanzata di una coalizione che è stata cementata dall’unità dei suoi “colonnelli” sul territorio, unità suggellata e sigillata poi dal governatore Roberto Occhiuto. Non a caso la candidatura di Mormile è stata lanciata – e quasi “benedetta”, praticamente “blindata” – in un tavolo presieduto da Occhiuto, che ha rifinito un asse strettissimo anzitutto con il grande sponsor di Mormile, il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso, così come non è apparsa un caso la nota di plauso di Occhiuto al successo di Mormile, se solo si pensa alla “distanza” che il governatore ha tenuto in occasione della competizione per le Comunali del capoluogo. Su questo asse Occhiuto-Mancuso si è poi ulteriormente saldato il resto del centrodestra con i plenipotenziari dei vari partiti, da Wanda Ferro, Antonio Montuoro e Filippo Pietropaolo per Fratelli d’Italia alla la nuova filiera territoriale di Forza Italia che fa capo al coordinatore regionale Giuseppe Mangialavori e rappresentata da Valeria Fedele e Marco Polimeni, ai quali poi va aggiunto un altro big della politica catanzarese come Sergio Costanzo. A celebrare l’exploit di Mormile anche lo stato maggiore della Lega rappresentato da rieletto deputato Domenico Furgiuele e dal consigliere regionale Pietro Raso, e però nei commenti dei protagonisti – sia di Mormile sia dello stesso Mancuso, in primis – in realtà la vittoria alla Provincia non è stata rivendicata al Carroccio quanto al centrodestra genericamente inteso. Non è un mistero, del resto, che lo stesso Mancuso da tempo sia molto critico con la gestione del partito leghista dal Pollino allo Stretto, un atteggiamento che alcuni analisti politici hanno valutato come una marcia di progressivo allontanamento di Mancuso dai salviniani. Sono sicuramente ricostruzioni tutte da dimostrare, ma in tanti hanno però notato l’attivismo di Mancuso nella campagna elettorale anche, se non soprattutto, per i candidati non leghisti.

Le smagliature del centrosinistra

In ogni caso, le Provinciali di Catanzaro hanno sicuramente imbullonato e rafforzato ancora di più la coalizione di centrodestra, e non era scontato. Il combinato disposto con il trionfo dello schieramento alle Politiche ha fatto il resto e ha finito con lo schiacciare le velleità del centrosinistra e di Nicola Fiorita, che in effetti non si è mai sentito – e anche gli osservatori non lo hanno mai definito tale – come favorito per la guida di Palazzo di Vetro e che ha finito probabilmente con il pagare il rapporto sempre ondivago con il Pd (e – sussurrano i maligni – qualche “braccino corto” di amministratori dem nel segreto dell’urna). E l’aver perso in tutte e quattro le fasce del voto ponderato, anche quelle più basse, sulla carta più favorevoli al centrosinistra e soprattutto al Pd, è un dato estremamente indicativo delle difficoltà di una coalizione che alla Provincia, nella notte triste dello spoglio, alla fine era presente solo con il volto orgoglioso del consigliere regionale Ernesto Alecci e di nessun altro… (a. c.)

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