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«Mia moglie è di Rosarno». Le minacce del consigliere lucano Piro e i legami vantati con la ‘ndrangheta

Ricostruita la figura del consigliere regionale della Basilicata e alcuni episodi violenti. «Lo abbiamo fatto mettere in ginocchio, con la pistola in testa»

Pubblicato il: 07/10/2022 – 17:21
di Giorgio Curcio
«Mia moglie è di Rosarno». Le minacce del consigliere lucano Piro e i legami vantati con la ‘ndrangheta

POTENZA Una personalità forte e prevaricatrice. Una figura politica che, nonostante il ruolo pubblico ricoperto, non disdegnava il ricorso alla violenza, e alla possibilità di ottenere appoggio da parte di organizzazioni criminali per raggiungere i propri scopi. Lo mette nero su bianco il gip del Tribunale di Potenza, Antonello Amodeo, accogliendo la tesi degli inquirenti della Dda di Potenza, guidata dal procuratore Francesco Curcio.

La figura del consigliere Piro

Francesco Piro, consigliere regionale della Basilicata e capogruppo di Forza Italia in Consiglio, finito oggi in manette nel blitz condotto da Carabinieri e agenti della Squadra Mobile, è una delle figure chiave nell’ambito dell’inchiesta che ha fatto luce su diversi aspetti: dalla gestione della sanità pubblica al procacciamento di voti in occasione delle elezioni comunali di Lagonegro. Secondo gli inquirenti Francesco Piro poteva contare anche sull’appoggio di due assessori, Rocco Luigi Leone, Assessore alla Salute e alle Politiche Sociali della Regione Basilicata e Francesco Cupparo, Assessore alle Attività Produttive, Lavoro, Formazione e Sport della Regione Basilicata, ai quali è stato notificato il divieto di dimora, ed entrambi pronti ad assicurargli pieno sostegno politico, anche con modalità illecite. Per gli inquirenti, dunque, sarebbe emersa la volontà, da parte di una compagine di politici lucani, di accrescere in maniera illecita la propria «supremazia sul territorio lucano», così come emerso dal monitoraggio delle utenze e degli uffici utilizzato dal consigliere regionale Francesco Piro e del suo più stretto entourage, oltre che dall’attuale sindaco del Comune di Lagonegro, Maria Di Lascio, finita agli arresti domiciliari.

Francesco Piro – Capogruppo FI Basilicata

L’indole violenta

I primi segnali gli inquirenti li colgono in alcune intercettazioni telefoniche e ambientali. Tra le più significative e riportate nell’ordinanza del gip c’è quella del 10 agosto 2022, quando cioè gli inquirenti intercettano una conversazione avvenuta all’interno della Mercedes di Piro tra lo stesso consigliere, Gianfranco Cascelli (non coinvolto in questa indagine) e la moglie di quest’ultimo. Durante la conversazione Francesco Piro descrive un episodio deplorevole ovvero quando, insieme al suocero, avrebbero minacciato il fratello di un soggetto non coinvolto nell’inchiesta, puntandogli una pistola. «(…) lo abbiamo fatto mettere in ginocchio, con la pistola in testa (…) questi questo fanno, non si fanno nessun (…)».

L’aggressione con il Motorola

In un’altra intercettazione ambientale captata all’interno dell’ufficio di Piro a Lagonegro, il consigliere regionale racconta al suo interlocutore di un altro episodio violento. «(…) sei procedimenti penali mi hanno aperto (…) mi fece incazzare sopra un cantiere un ingegnere del genio civile e questo qua del genio civile no lo incontrai al cimitero mi aveva rotto i coglioni su un palazzo, era venuto aveva fatto storie dopo una settimana otto giorni insomma era al cimitero che rompeva i coglioni (…) io tenevo i cazzi girati era il nove giugno, ero proprio incazzato, avevo i cazzi girati pesante eh… arrivai là, dissi scusa che stai facendo qua… quello è venuto vicino vicino a me, col naso e naso “chi cazzo sei tu”». E poi racconta il prosieguo: «(…) hai presente il Motorola? Quello grande lo tenevo in tasca…pigliai il Motorola e boom si tagliò l’occhio, teneva l’occhiale tutto qua, schizzato di sangue» accentuando – scrive il gip – il proprio «irrefrenabile moto improvviso e violento». E ancora: «(…) pigliai una pala, una pala che era lì e feci boom… 125 giorni di prognosi, stava morendo!».  

Consiglio-Regionale-Basilicata

I rapporti vantati con la ‘ndrangheta

Da quanto emerso dall’inchiesta della Dda di Potenza, e così come riportato dal gip nell’ordinanza, il consigliere regionale Francesco Piro non faceva mistero, ancora nelle sue conversazioni, di poter anche contare su “rapporti” più o meno diretti con la criminalità organizzata e, in particolare, con la ‘ndrangheta calabrese. Dettagli emersi ancora nel corso di un dialogo intercettato nel suo ufficio e nel corso del quale descrive alcuni passaggi legati alle elezioni comunali svolte a Lagonegro. In quella circostanza, racconta Piro, fu necessario creare una “lista civetta” con alcuni parenti perché «(…) dovevamo raccogliere 60 firme e io le autenticai… poi l’hanno ricusata, una di quelle là, che poi mi ci sono litigato (…) ha fatto denuncia, tutti in Procura». E spiega ancora: «Nove persone su sessanta hanno detto che la firma non era loro. Mi chiamano in Procura l’altra mattina: indagato per aver autenticato firme false, devo fare l’interrogatorio domani pomeriggio con l’avvocato». È da questo episodio che esplode la rabbia incontrollata e violenta di Piro, esaltando con una certa spavalderia anche i rapporti e i legami della moglie. «Io li faccio piangere! Mo devi stare, devi stare! Poi posso adottare tutti i sistemi che voglio, che sanno soprattutto chi è, da dove arriva mia moglie, lo sanno bene di dov’è!». «Io – spiega all’interlocutore – basta che faccio un messaggio». La consorte di Francesco Piro, infatti, è Mariangela Notarianni (non indagata nell’inchiesta) originaria di Rosarno, città della Piana di Gioia Tauro. Circostanza che permetteva a Piro di esaltare la “nomea” di città considerata cardine e crocevia di alcune delle famiglie di ‘ndrangheta più potenti e influenti della Calabria. «(…) che poi capi’, fesso fino ad un certo punto, che poi ad uno quando girano i coglioni girano i coglioni! Io tengo un compare…».

Il tentativo di influenzare la stampa

Le conoscenze e le capacità di poter “influenzare” alcuni eventi a proprio vantaggio, grazie ai collegamenti con la Calabria, sono emersi, poi, da un’altra intercettazione captata dagli inquirenti nella Mercedes di Piro il 3 settembre 2020. Piro è in compagnia di Nicola Pagliuca e Vincenzo Taddei (entrambi non coinvolti nell’inchiesta), e viaggiano alla volta di Francavilla in Sinni, in provincia di Potenza, per incontrare l’ex parlamentare lucano Guido Walter Cesare Viceconte, nonché l’assessore regionale alla Sanità e alle Politiche Sociali, Rocco Luigi Leone, e l’assessore alle Attività Produttive, Lavoro e Formazione e Sport, Francesco Cupparo. Tutti riuniti per discutere di «un progetto editoriale» invocato da Taddei «che dovremmo sostenere tutti quanti e diventa una voce nostra da utilizzare sul territorio…». Nel corso della riunione a casa di Piro è Nicola Pagliuca a soppesare – scrive il gip nell’ordinanza «l’influenza di alcuni mezzi di informazione» soffermandosi «sull’attività di certuni indirizzata a stimolare attacchi al loro gruppo politico». I presenti parlano di alcune testate locali, altre le escludono a priori e fanno poi riferimento ad un quotidiano. «(…) so’ io… no, ci posso arrivare bene, però non l’ho mai fatta ‘sta cosa, però mi sa che la devo fare», convinto di possedere una spinta tanto potente da poter manipolare (almeno nelle sue intenzioni) una testata giornalistica e l’elaborazione delle notizie dirette al pubblico e poter orientare a loro favore l’opinione pubblica su un’immagine pubblica e su argomenti che avrebbero facilitato i loro interessi. (redazione@corrierecal.it)

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