CATANZARO Una delegazione dell’Unione Inquilini ha trasmesso una lettera appello ai prefetti e ai sindaci della Calabria per sollevare il problema della sofferenza abitativa. Il responsabile dell’Unione Inquilini di Calabria – Antonio Fragiacomo – esprime, in una nota, «estrema preoccupazione» sulla questione. «In Italia – scrive –, 150 mila famiglie sotto sfratto esecutivo, 650 mila in attesa di una casa popolare, senza una risposta. Nelle nostre città chiaramente quelle con più densità abitativa denotano una carenza di case popolari – negli anni i comuni e la regione sono stati latitanti nel programmare e varare una nuova politica abitativa, anzi in alcuni casi come quello di Lamezia Terme ci sono edifici non completati da anni che, una volta finiti, potrebbero in parte soddisfare le esigenze dei cittadini richiedenti».
«Secondo il primo rapporto disagio abitativo Regione Calabria, si evidenzia – continua la nota – non solo come in tutte le provincie vi sia una percentuale consistente di disagio abitativo (Cosenza al 36,70%, a seguire le province di Catanzaro 23,62% e Reggio Calabria 25,67% e quelle di Crotone 7,21% e Vibo Valentia 6,80%) ma anche una elevata richiesta di alloggi di edilizia sociale a raffronto del basso numero di assegnazioni effettuate rispetto al totale richiedente (su un totale di richiedenti pari a 2.961 le assegnazioni effettuate corrispondono a 288. Nello specifico nella provincia di Catanzaro su 680 richiedenti, solo 102 hanno ottenuto l’assegnazione)».
«In questa situazione già insostenibile – segnala ancora Fragiacomo –, si aggiunge l’aumento per le spese alimentari che viaggiano con percentuali in doppia cifra e che si abbattono in maniera proporzionalmente più elevata sui redditi bassi e medi e l’incremento esponenziale delle bollette energetiche, insostenibili per milioni di famiglie». È anche per questo che l’Unione Inquilini si rivolge alle amministrazioni locali come «garanti della salute pubblica. Abbiamo chiesto impegni concreti per impedire sfratti che violano i diritti umani e per i quali non è praticabile il passaggio da casa a casa. Abbiamo chiesto di intervenire direttamente presso il governo nazionale e quello regionale per due stanziamenti straordinari diretti ai comuni e agli Iacp Ater: il primo per poter acquisire o prendere direttamente in locazione gli alloggi liberi degli Enti Previdenziali e degli altri enti pubblici per garantire il passaggio da casa a casa e il secondo per poter assegnare i 50 mila alloggi Erp, oggi vuoti».
L’Unione Inquini ha chiesto inoltre «misure immediate di sostegno per le bollette e per interventi strutturali che ne impediscano o limitino gli aumenti (per esempio, l’azzeramento dell’Iva), nonché la tassazione al 100% degli extraprofitti delle imprese. Abbiamo chiesto che, in ogni caso, non siano consentiti distacchi di luce e gas, dovuti agli aumenti, in quanto si tratta di servizi necessari per la sopravvivenza e perché siamo di fronte a forme di morosità incolpevole. Abbiamo chiesto una rinegoziazione dei canoni attuali, con ulteriori agevolazioni fiscali a chi aderisce alla riduzione degli affitti, l’abolizione della cedolare secca sul libero mercato e la penalizzazione fiscale delle case tenute sfitte. Abbiamo chiesto, infine, misure strutturali per un piano casa di aumento di alloggi a canone sociale con il recupero e il riuso del patrimonio pubblico e privato vuoto e abbandonato, nonché un grande investimento pubblico per le “comunità energetiche”, in cui cittadini e attività economiche di prossimità possano unirsi per produrre, consumare e gestire in proprio energia da fonti rinnovabili in impianti locali».
«Servono – continua la lettera-appello – finanziamenti adeguati, a partire da tutte quelle risorse non spese e ancora disponibili, serve un nuovo Recovery Fund per la transizione ecologica, a partire dal garantire il diritto alla casa e all’autonomia energetica da fonti rinnovabili. Il 5 novembre, saremo tutti a Roma per la manifestazione nazionale contro le disuguaglianze e per la giustizia sociale e ambientale».
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