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«Bene Ferro ma la Calabria ha un credito verso il Governo (e verso Berlusconi)»

La prestigiosa nomina di Wanda Ferro è un premio alla coerenza, l’impegno, l’onestà dì una donna che ha sempre dimostrato, anche alla guida della Provincia, capacità amministrative e senso delle isti…

Pubblicato il: 31/10/2022 – 16:31
di Mario Campanella*
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«Bene Ferro ma la Calabria ha un credito verso il Governo (e verso Berlusconi)»

La prestigiosa nomina di Wanda Ferro è un premio alla coerenza, l’impegno, l’onestà dì una donna che ha sempre dimostrato, anche alla guida della Provincia, capacità amministrative e senso delle istituzioni. Wanda è un totem di buongoverno e di linearità che tutti, compreso avversari, ammirano. Tutto questo, però, non basta alla Calabria che meritava di più, soprattutto per Forza Italia che nella nostra regione ha espresso il doppio dei voti nazionali. Giuseppe Mangiavori esce sconfitto da una macchina del fango goebbelsiana, che inorridisce e fa paura. Se basta una chiacchiera, senza essere mai indagato, per essere penalizzati significa che il centrodestra sta abbandonando la strada del garantismo. In questo caso garantismo dì nulla, proprio per l’estraneità di Mangiavori a qualsiasi addebito. Auguri a Maria Tripodi ma rimane il vulnus per il partito. Un partito che stava per fare saltare il governo per Licia Ronzulli e che si rimangia 28 anni di garantismo. Giorgia Meloni è donna di spessore autentico ma conosce anche i meccanismi poco chiari che hanno contraddistinto il rapporto tra politica e magistratura da Tangentopoli in poi. Molte volte, quando si profilavano riforme sulla giustizia, partivano “causali” avvisi di garanzia rilanciati da una stampa partito, oggi identificata in Repubblica e La Stampa, che interrompevano il dibattito. Una buona fetta dell’elettorato di centrodestra, al netto di quella reazionaria, non vuole che un avviso di garanzia sia una condanna, né è disposta più a tollerare che il partito dei pm detti l’agenda. Da Craxi a Berlusconi, tutti i nemici del massimalismo sono stati bersaglio di campagne giudiziarie e mediatiche mirate. Il PD, purtroppo, non ha ereditato in alcun modo la tradizione socialista. Anche a livello periferico allorquando Mario Oliverio costrinse assessori e presidente del Consiglio regionale a dimettersi per un’informazione di garanzia, prima di finire anche lui nel tritacarne. La Calabria avrebbe meritato maggiore attenzione anche da Forza Italia, che doveva difendere con vigore le sue scelte e capire che quanto realizzato da Roberto Occhiuto, visibile dai numeri, dimostra una vitalità che in altri posti non c’è più. Vedremo dalle presidenze dì commissione se ci sarà una parziale compensazione e lo vedremo dagli atti concreti. Il decreto Calabria va prorogato, così come vanno finanziati i progetti e le idee innovative della giunta.Ma bisogna capire con serietà se il futuro di Forza Italia è legato alla volontà di Licia Ronzulli o se, invece, ci potrà essere una rinascita da cui la Calabria non può essere estranea. Senza i voti di Occhiuto, l’exploit dì Cannizzaro, la guida di Mangiavori, Il partito avrebbe preso un punto in meno a livello nazionale. Se i calabresi promuovessero una scissione, guardando ad altre realtà dì centro, il processo di decomposizione sarebbe accelerato. E certo la Tripodi, che anche da deputato nella scorsa legislatura non è stata parte attiva in Calabria, non può essere considerata nemmeno un contentino. Un’annotazione di fondo va fatta ancora sulla giustizia. Se ci sarà timidezza nelle azioni sì perderà l’ultima occasione per restituire dignità alla politica, che è stata invasa costituzionalmente dall’altro potere in questi decenni. Tante vite politiche sono state distrutte dalla violenza dì iniziative senza fondamento. E con loro, tante vite comuni. I cittadini hanno la percezione della necessità di una giustizia basata sui fatti e non sui teoremi. Dispiace che la cancellazione della Severino non faccia parte dei programmi della maggioranza, dopo che Salvini aveva promosso un referendum Nessuno ha risarcito tante carriere politiche espulse dal giustizialismo. E oggi, il 2022, basta ancora l’imprudenza dì un qualsiasi pm per cambiare la volontà popolare. Un vero fascismo questo per cui non sì trovano gli anti.

Giornalista*

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