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inchiesta “Blu Notte”

Palaia e l’incrocio con Franco Muto. «Doveva essere padrino di Umberto Bellocco ma è stato arrestato»

L’aneddoto sul “Re del Pesce” svelato dal cognato del reggente del clan. I viaggi a Cosenza grazie «ai certificati medici»

Pubblicato il: 14/12/2022 – 9:47
di Fabio Benincasa
Palaia e l’incrocio con Franco Muto. «Doveva essere padrino di Umberto Bellocco ma è stato arrestato»

ROSARNO E’ rovente l’asse Rosarno-Cosenza. Il collegamento tra esponenti dei clan non riguarda solo il traffico di droga (ne abbiamo parlato qui), ma anche l’opportunità di stringere sinergie. Tra gli episodi contestati a Francesco Benito Palaia, coinvolto nell’operazione denominata “Blu Notte” , vi è la minaccia perpetrata nei confronti di un medico odontoiatra cosentino per «rilasciare certificati medici finalizzati ad ottenere l’autorizzazione ad allontanarsi dal regime di detenzione domiciliare per recarsi e trattenersi» nella città dei bruzi.
Chi indaga, parla di una «minaccia implicita» derivante dalla appartenenza di Palaia alla cosca Bellocco di Rosarno e di una «esplicita» perpetrata mediante messaggi e inviati al professionista a cui viene paventata anche la possibilità «di mandare qualche soggetto a lui fidato presso il suo studio». Palaia – secondo l’accusa – sarebbe il punto di riferimento del cognato Umberto Bellocco dal quale avrebbe ricevuto comunicazioni da trasmettere ai sodali curando i rapporti con gli imprenditori, gli organici, e i soggetti vicini o avvcinabili dalla cosca.

I viaggi a Cosenza e l’incrocio con i Muto

Ma cosa spinge i rosarnesi a raggiungere la città dei bruzi? Francesco Benito Palaia, come sottolineato in precedenza, ha goduto di autorizzazioni per recarsi a Cosenza per sottoporsi a cure mediche. Secondo gli investigatori, tutto è finalizzato a «rafforzare il compendio relazionale con esponenti della criminalità del luogo». E’ il 15 novembre del 2019 quando Palaia, grazie ad una nuova autorizzazione, si reca a Cosenza per incontrare un imprenditore di Paola originario di Cetraro. L’episodio viene cristallizzato in una telefonata intercorsa con Francesco Antonio Bellocco «nella quale programmava un incontro al ritorno da Cosenza».
Palaia – da quanto emerge – incontra in un ristorante di Rende l’imprenditore cetrarese e chi indaga segnala la presenza sul posto anche di uno dei figli di Franco Muto, il “Re del Pesce” ed esponente di vertice della omonima cosca operante a Cetraro, «il quale doveva essere padrino di battesimo di Umberto Bellocco ma è stato arrestato proprio quel giorno».

«Visto che vantano amicizia pagano le bollette»

Al telefono, Palaia prosegue il racconto e confessa di aver ricevuto dal figlio di Muto una confidenza circa un suo viaggio a Milano «in occasione della scarcerazione del padre Francesco» e che un imprenditore gli aveva fatto il nome di Umberto Bellocco (classe ’83), indagato nell’inchiesta “Blu Notte”. Quest’ultimo, dopo la confidenza, avrebbe incaricato suo cognato di identificare l’imprenditore che aveva riferito di un rapporto di amicizia per fargli delle richieste di denaro. «Cerca di capire come si chiama, perché le bollette non meli paga nessuno a me. Visto che vantano amicizia le pagano le bollette». Dopo avere fatto riferimento a un tale Carlo (non identificato), Palaia conclude la narrazione snocciolando altri dettagli sull’esponente della cosca Muto «inserito nel settore immobiliare». (f.benincasa@corrierecal.it)

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