ROMA Il Papa incontra dirigenti e delegati della Cgil e sottolinea che «non c’è sindacato senza lavoratori e non ci sono lavoratori liberi senza sindacato». «Ci sono ancora troppi morti, mutilati e feriti nei luoghi di lavoro! Ogni morte sul lavoro è una sconfitta per l’intera società. Più che contarli al termine di ogni anno, dovremmo ricordare i loro nomi, perché sono persone e non numeri», dice Francesco, che sollecita a non permettere «che si mettano sullo stesso piano il profitto e la persona! L’idolatria del denaro tende a calpestare tutto e tutti e non custodisce le differenze. Si tratta di formarsi ad avere a cuore la vita dei dipendenti e di educarsi a prendere sul serio le normative di sicurezza: solo una saggia alleanza può prevenire gli “incidenti”, tragedie per le famiglie e le comunità».
Il Papa ha spiegato che «la cultura dello scarto s’è insinuata nelle pieghe dei rapporti economici e ha invaso anche il mondo del lavoro. Lo si riscontra ad esempio là dove la dignità umana viene calpestata dalle discriminazioni di genere – perché una donna deve guadagnare meno di un uomo? -; lo si vede nel precariato giovanile – perché si devono ritardare le scelte di vita a causa d’una precarietà cronica? -; o ancora nella cultura dell’esubero; e perché i lavori più usuranti sono ancora così poco tutelati? Troppe persone soffrono per la mancanza di lavoro o per un lavoro non dignitoso: i loro volti meritano l’ascolto e l’impegno sindacale».
«Non c’è sindacato senza lavoratori e non ci sono lavoratori liberi senza sindacato», dice papa Francesco durante l’udienza nell’Aula Paolo VI ai dirigenti e delegati della Cgil, guidati dal segretario generale Maurizio Landini («bravo quel ragazzo!», lo ha definito Bergoglio dopo l’indirizzo di saluto del segretario). «Il lavoro costruisce la società – ha sottolineato il Pontefice -. Esso è un’esperienza primaria di cittadinanza, in cui trova forma una comunità di destino, frutto dell’impegno e dei talenti di ciascuno».
Una preoccupazione del Papa è “lo sfruttamento delle persone, come se fossero macchine da prestazione. Ci sono forme violente, come il caporalato e la schiavitù dei braccianti in agricoltura o nei cantieri edili e in altri luoghi di lavoro, la costrizione a turni massacranti, il gioco al ribasso nei contratti, il disprezzo della maternità, il conflitto tra lavoro e famiglia. Quante contraddizioni e quante guerre tra poveri si consumano intorno al lavoro! Negli ultimi anni sono aumentati i cosiddetti ‘lavoratori poveri’: persone che, pur avendo un lavoro, non riescono a mantenere le loro famiglie e a dare speranza per il futuro”.
Il sindacato, ha detto Francesco all’udienza in Sala Nervi ai dirigenti e delegato della Cgil, «è chiamato ad essere voce di chi non ha voce. Voi dovete fare rumore per dare voce a chi non ha voce!».
In particolare, «vi raccomando l’attenzione per i giovani, spesso costretti a contratti precari, inadeguati e schiavizzanti. Vi ringrazio per ogni iniziativa che favorisce politiche attive del lavoro e tutela la dignità delle persone».
Inoltre, «in questi anni di pandemia è cresciuto il numero di coloro che presentano le dimissioni dal lavoro. Giovani e meno giovani sono insoddisfatti della loro professione, del clima che si respira negli ambienti lavorativi, delle forme contrattuali, e preferiscono rassegnare le dimissioni. Si mettono in cerca di altre opportunità”. “Questo fenomeno non dice disimpegno – ha aggiunto il Pontefice -, ma la necessità di umanizzare il lavoro. Anche in questo caso, il sindacato può fare opera di prevenzione, puntando alla qualità del lavoro e accompagnando le persone verso una ricollocazione più confacente al talento di ciascuno».
«Il lavoro, inteso come realizzazione e dignità della persona – ha detto da parte sua il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini -, è stato svalorizzato dall’attuale modello economico e sociale tanto che si è poveri anche lavorando. C’è ancora troppo lavoro precario, caporalato, lavoro nero, sfruttamento ed una disoccupazione che cresce per giovani e donne, in particolare nel Mezzogiorno». Il leader sindacale ha sottolineato che «si continua a morire sul lavoro. Sono più di mille le persone morte quest’anno». Dunque, bisogna «rimettere al centro il lavoro per costruire un nuovo modello sociale ed economico».
«Il lavoro, inteso come realizzazione e dignità della persona, è stato svalorizzato dall’attuale modello economico e sociale tanto che si è poveri anche lavorando. C’è ancora troppo lavoro precario, caporalato, lavoro nero, sfruttamento ed una disoccupazione che cresce per giovani e donne, in particolare nel Mezzogiorno» ha aggiunto Landini sottolineando anche che «si continua a morire sul lavoro. Sono più di mille le persone morte quest’anno. Dunque, bisogna «rimettere al centro il lavoro per costruire un nuovo modello sociale ed economico».
«Noi vogliamo essere un sindacato di strada per affermare i diritti della persona nei luoghi di lavoro e nel territorio», ha detto il segretario generale della Cgil. Circa cinquemila i delegati e i dirigenti della Cgil ricevuti dal Santo Padre nella sala Nervi. «Le rivolgo il saluto della Cgil, una organizzazione sindacale di donne e uomini, laica, programmatica, democratica, plurietnica, nata alla fine dell’800 e che oggi conta 5 milioni di iscritti», afferma Landini ringraziando “di cuore” il Papa «di aver accettato di incontrarci».
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